L’intervista all’insegnante, scrittore e creator siciliano tra insegnamento, divulgazione e passione per il sapere
Sin dalla sua nascita – avvenuta nel 2005 – la piattaforma di YouTube accoglie e rende disponibili in tutto il mondo miliardi di contenuti audiovisivi appartenenti ai generi più svariati. Negli ultimi quindici anni, poi, il numero di caricamenti è cresciuto esponenzialmente, sia grazie all’ampia diffusione della connessione Internet domestica, sia in seguito all’evoluzione tecnologica degli smartphone, i quali non solo consentono il rapido accesso al web e ai suoi contenuti, ma anche all’uso di uno strumento di registrazione integrato.
La pandemia del 2020 che ci ha costretti a restare in casa è invece stata il motivo propulsore non solo di nuove condivisioni, ma anche di una scoperta più ampia dell’offerta già presente. Tutti ci siamo improvvisati cuochi, musicisti, pittori, facendo ricorso ai vari tutorial o lezioni disponibili proprio su YouTube.
Esattamente in questo ambito rientrano i video creati dall’insegnante e scrittore Adriano Di Gregorio e condivisi sul canale YouTube Le lezioni di Adriano Di Gregorio. Del suo canale, degli argomenti dei suoi video e delle motivazioni che lo hanno portato a farlo, ne ha parlato nell’intervista che ci ha rilasciato.
Come è nata l’idea di creare delle video lezioni e di caricarle online?
«Come si dice spesso, l’idea è nata per caso… questa volta però è vero. Durante l’anno scolastico 2017/2018, una mia studentessa di quinto anno non ha potuto frequentare la scuola per qualche settimana. A quel punto le sue compagne di classe mi hanno proposto di registrare alcune lezioni per non farla rimanere indietro. Ovviamente acconsentii subito. Quando la studentessa tornò a scuola, mi disse che le lezioni le erano piaciute molto e che le aveva addirittura inviate ad alcuni suoi amici. A questo punto, un’altra studentessa ebbe un’idea: “Prof, ma perché non le inserisce in un canale YouTube?”.
In quel periodo, non sapevo nulla sui canali YouTube e soprattutto non sapevo come fare. La stessa studentessa continuò “Può parlare col prof. Musmeci?”. Il mio collega Massimo Musmeci, laureato all’Accademia delle Belle arti, è un bravissimo fotografo, cameramen e regista. Parlai con lui e poco tempo dopo, l’8 febbraio del 2018, inserii la prima lezione. Da quel momento in poi ne ho fatte più di 340».
Come hai scelto i temi da trattare?
«Per quanto riguarda la letteratura ho deciso di seguire la periodizzazione tradizionale, quella utilizzata dai manuali di Storia della letteratura e ho cominciato dalle origini della letteratura italiana. Per quanto riguarda la storia, invece, sono partito dalle necessità dei miei studenti – sempre quelli di poco fa – e ho iniziato dall’età Giolittiana, in quel momento utile per prepararsi agli esami di maturità. Dopo aver concluso il programma di quinto anno, sono tornato indietro: prima la storia moderna, poi quella medioevale, romana e infine la preistoria, in una specie di libro capovolto. Se quell’anno avessi avuto alcune classi del biennio, forse avrei modificato le mie scelte.
Oltre la letteratura italiana e la storia, ho inserito anche lezioni di grammatica, di letteratura latina, di storia dell’arte, di mitologia e per ultimo di filosofia. E non è tutto! Ospito anche le lezioni di matematica… fatte da mia moglie però».
Il docente Adriano Di Gregorio
Qual è la differenza d'impostazione per un docente tra le lezioni frontali in aula e quelle registrate come le tue?
«La differenza la fanno gli studenti che rappresentano la parte migliore della scuola. Nelle mie lezioni online seguo una scaletta; a scuola seguire una scaletta sarebbe impossibile perché le domande, le curiosità, i volti e l’affettuosa goliardia dei ragazzi mi conduce sempre da tutt’altra parte.
A proposito delle nuove generazioni, molto spesso si usano dei luoghi comuni che affondano le radici in un’errata concezione del passato. Pensare che tutto ciò che facevano quarant’anni fa fosse migliore di quello che si fa oggi è un clamoroso errore. Come accadeva alla fine degli anni Settanta, anche i ragazzi di oggi si sentono dire le stesse cose sul mondo che va a rotoli, sulla mancanza di educazione e su tutta una lunga serie di risibili luoghi comuni. Il passato è reso bello dal ricordo, come ci ha magnificamente insegnato Giacomo Leopardi nel sonetto Alla Luna. I ragazzi di oggi sono deboli, perché la nostra generazione è impaurita, delusa e stressata e li tiene stretti, troppo stretti. Invece di essere criticati, hanno un grandissimo bisogno di parlare, di essere ascoltati e soprattutto di affetto».
Qual è l’intento che muove la tua scelta e a chi si rivolge?
«Nei primi anni Novanta, mentre frequentavo la Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, ho letto un libro meraviglioso, scritto da un grandissimo intellettuale… uno di quei libri che ti cambia la vita: la Storia della filosofia di Luciano De Crescenzo.
Questo testo ha lasciato un segno dentro di me, non tanto per la filosofia in sé – sono sempre rimasto uno storico nello spirito – ma nel metodo. Mentre io studiavo difficilissimi testi universitari, a volte scritti proprio per non far capire nulla, quel libro mi ha insegnato che si può utilizzare il linguaggio in maniera differente, non come mezzo di sottomissione culturale – come una sorta di latinorum di don Abbondio – ma come un meraviglioso ed efficace strumento culturale.
De Crescenzo nella Prefazione al primo volume della sua magnifica opera, a proposito della filosofia, scrive che gli specialisti del settore volutamente e di comune accordo hanno deciso di non farla conoscere in giro. Per questo motivo, nella mia ormai trentennale carriera di insegnamento – prima universitario e poi scolastico – ho cercato in tutti i modi di far tesoro della lezione metodologica e soprattutto linguistica di Luciano De Crescenzo.
Qualche decennio dopo, questo impiego della parola come mezzo di potere sugli altri è stato messo profondamente in crisi da una grandissima rivoluzione sociale e culturale: l’invenzione di Internet. Il web, invece di essere demonizzato solo per il gusto di dire “prima si stava meglio” o “ai miei tempi queste cose non esistevano”, è un eccezionale strumento che, se utilizzato nel migliore dei modi, ha la straordinaria capacità di abbattere i muri del sapere e di avvicinare il grande pubblico ad argomenti intricati e difficili.
Il docente Adriano Di Gregorio
Gli specialisti della parola, che temono che la semplicità possa essere scambiata per ignoranza, a questo punto hanno attaccato il web e i suoi aderenti che sono stati subito bollati con l’etichetta di divulgatori. Il web è stato capace di creare dei grandissimi divulgatori, come il meraviglioso prof. Barbero… il mio mito! Di conseguenza, anche io, nel mio piccolo, attraverso il web ho potuto mettere in pratica il mio sogno di rivoluzione linguistica.
Da quest’esperienza, poco tempo dopo, sono nati La Storia raccontata ai ragazzi… e non solo e L’Impero Romano raccontato ai ragazzi… e non solo, pubblicati dalla casa editrice Algra che ha assecondato la mia voglia di “abbassare” il linguaggio specifico per rendere efficace il messaggio. Visti i risultati, sono stato promosso a direttore di collana e il primo atto ufficiale di questo mio nuovo ruolo è stato “commissionare” una Storia della filosofia che possa avere tutte le caratteristiche “divulgative” e linguistiche».
Hai dati complessivi sui video e sulle visualizzazioni? Come li esamini?
«Ormai c’è l’app per tutto! Anche in questo caso YouTube ha messo a disposizione una fantastica app con la quale si può sapere tutto su chi visualizza le mie lezioni: età, sesso e persino la nazione dalla quale ci si collega.
All’inizio il mio sito ha avuto un incredibile successo, con più di un milione di visualizzazioni l’anno che mi hanno permesso di diventare il primo siciliano tra i divulgatori culturali. Dopo il Covid però le visualizzazioni sono diminuite perché, durante l’annus horribilis, tantissimi miei colleghi hanno creato dei canali YouTube per cercare di stare il più possibile vicini ai ragazzi. Da qualche tempo a questa parte le visualizzazioni sono cresciute di nuovo, perché – almeno lo credo – una buona parte di quei canali YouTube, creati nella contingenza del Covid, sono stati abbandonati… “postare” un video a settimana per anni non è affatto semplice. E adesso sono arrivato a sfiorare i 42.000 followers».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«L’anno prossimo dovrebbe uscire La Letteratura italiana raccontata ai ragazzi… e non solo, sempre edito dalla casa editrice Algra che asseconda con grande piacere – almeno spero – la mia voglia “divulgativa”. Nel frattempo, qualche mese fa, a dicembre del 2023, ho pubblicato Storia della Sicilia islamica che sta per essere tradotta in arabo da un professore algerino. Questo per me è un grande onore».
Con le sue video lezioni, il creator e divulgatore culturale Di Gregorio porta dunque avanti una missione che ha lo scopo di rilevare e testimoniare che «gli studenti rappresentano la parte migliore della scuola», una istituzione che nonostante rimanga la fonte principale e più ‘alta’ di formazione, può avvalersi dell’utilità della trasmissione e comunicazione digitale del sapere, attività integrativa e necessaria, che – per quanto non sia sostitutiva – svolge ormai un ruolo cruciale nella formazione e nel progresso delle nuove generazioni, offrendo nuovi orizzonti di disseminazione e divulgazione culturale.