Per Roberto Zappalà, direttore di Scenario Pubblico: “C’è voglia di dare spazio alle donne in un mondo in cui nella danza e nella cucina ci sono più coreografi e chef uomini”
Si è appena conclusa la stagione W del centro coreografico Scenario Pubblico che, nei giorni scorsi, ha ospitato fuori stagione lo spettacolo 2x10 della compagnia associata Ocram Dance Movement insieme con una mostra fotografica curata da Eros Brancaleon.
W, nella doppia accezione di “women” e di “evviva”, è stata dedicata alle opere di sole coreografe donne.
Nel ventunesimo anno di attività di Scenario Pubblico la scelta di Roberto Zappalà, direttore artistico del centro, è stata sancita – come ha dichiarato a Valeria Crippa per il Corriere della Sera – dalla voglia di dare spazio alle donne per capire cosa hanno da dire in questo momento e in un mondo in cui «nella danza così come nella cucina, ci sono molti più coreografi e chef uomini».
Da ottobre a marzo sono state portate in scena le opere di alcune delle coreografe più rilevanti del panorama nazionale e internazionale, tra cui Antonella Bertoni, Simona Bertozzi, Toula Limnaios, Michela Lucenti, Silvia Gribaudi, Maguy Marin, Giovanna Velardi e molte altre che, ognuna con il proprio linguaggio tra corpo, parola e scena, hanno nutrito la black box del centro catanese.
I broke the ice della Compagnia Giovanna Velardi. ph. Antonio Ficai
«L’accoglienza è stata straordinaria» ci racconta Zappalà, che continua, «stiamo raggiungendo quello che io desideravo da sempre fare, cioè offrire al pubblico una varietà di linguaggi tale da farlo diventare più conoscitore possibile del mondo della danza contemporanea».
Scenario Pubblico, sito nel cuore di Catania in via Teatro Massimo, è stato nominato nel 2016 Centro Nazionale di Produzione della Danza e, proprio l’anno scorso, ha ottenuto l’upgrade a Centro di Rilevante Interesse Nazionale, unica struttura insignita di tale nomina in Italia insieme a quella fiorentina CANGO-Cantieri Goldonetta di Virgilio Sieni. La vision del coreografo catanese è quella di abbracciare, o meglio di ‘contaminare’ i cittadini attraverso la danza contemporanea.
«L’anno prossimo rafforzeremo ancora di più il concetto di diversità con gli spettacoli che proporremo. A Catania come in altre città di provincia c’è la necessità di conoscere, di creare un panorama più esteso».
Luogo pulsante dell’attività tersicorea nazionale e internazionale, la struttura è impegnata ogni anno oltre che con la rassegna stagionale anche con residenze artistiche, progetti sociali e culturali e un festival, il “Fic Fest”, che quest’anno è in programma dall’8 al 14 maggio con un’offerta ricchissima estesa sul territorio.
Scenario Pubblico, inoltre, supporta gli artisti associati, che per il triennio 2022/2024 sono il Collettivo SicilyMade di Simona Miraglia, la Compagnia Petranuradanza di Salvatore Romania, Laura Odierna, Alessio Distefano e Samir Calixto e Ocram Dance Movement di Marco Laudani e Claudio Scalia.
Marco Laudani e Claudio Scalia. ph. Eros Brancaleon
Questi ultimi, entrambi trentenni catanesi, hanno festeggiato il decimo anniversario di attività proprio al centro di Zappalà, proponendo uno spettacolo fuori stagione.
2x10 - dei giovani coreografi siciliani Marco Laudani e Claudio Scalia -, il nome scelto per la performance, rimanda per il secondo numero al loro anniversario e per il primo alla proposta di un trittico composto da soli duetti.
Ocram nasce nel 2013 con l’intento di creare un ensemble di giovani danzatori siciliani, o che vivono in Sicilia, e di operare all’interno dell’isola. Un legame, quello con la Sicilia, reso ancora più stretto da Scenario Pubblico, che ha selezionato i coreografi con un progetto residenziale triennale.
«Questa opportunità è per noi eccezionale, ogni giorno qui entriamo in contatto con tanti artisti, abbiamo alle spalle la storia di diverse persone e di un luogo molto importante» ci racconta Laudani. Il desiderio dei due coreografi è quello di costruire un repertorio diversificato accogliendo le creazioni di altri artisti, com’è già avvenuto con le collaborazioni di Roberta Ferrara, Gennaro Maione, Glenda Gheller e Damiano Scavo.
Il trittico proposto da Ocram è composto da lavori di repertorio.
I primi due, Amuninni (2018) di Marco Laudani con Claudio Scalia e Rachele Pascale e Africa (2019) di Claudio Scalia, quartetto riadattato per Rebecca Bendinelli e Nunzio Saporito, sono i lavori individuati come più rappresentativi dei dieci anni di attività del gruppo, portati in scena infatti in diversi festival nazionali e internazionali.
Tra le ultime creazioni, invece, Artificio di Laudani, realizzato con i danzatori Paola Tosto e Ismaele Buonvenga e la collaborazione drammaturgica di Noemi Privitera.
In Amuninni, Africa e Artificio emergono i tratti peculiari di Ocram. Contraddistinti da una struttura analoga, ricorrente, in tutti e tre ritorna un’alternanza di quadri performativi in cui la danza e la teatralità si succedono per poi fondersi in una gestualità permeata di leggerezza e drammaticità.
In Amuninni è centrale il tema delle relazioni in senso ampio dove, tra possesso e fedeltà, si nasconde l’umano timore della solitudine.
Africa, invece, scandaglia in modo più astratto i flussi vitali che riguardano la bellezza e la spiritualità, utilizzando i quattro elementi naturali come metafore inspiratrici del principio dell’esistenza. Strizzando l’occhio al pubblico, i temi – non palesemente narrati – sono trattati con un’ironia spinta che a tratti ricorda la slapstick comedy del cinema muto.
Le scelte musicali si intrecciano inestricabilmente ai gesti dei danzatori, restituendo una consapevole leggerezza. Quest’ultima è ravvisabile anche in Artificio, lavoro selezionato da Scenica Festival per il supporto alla produzione.
Artificio, ph. Eros Brancaleon
Il progetto sonoro di Michele Piccolo e Massimo Lievore coopera con la coreografia costruita da Laudani. Ispirata a un’opera pittorica di Andrea Chisesi, la performance vuole esprimere un gioco pirotecnico tra esplosione clamorosa e durata istantanea, in analogia con un’idea della vita che, segnata dallo stupore, si articola in un tempo che spesso dura troppo poco.
Ancora una volta l’amore è presente, concretizzato sul palco dalla recita in lingua originale di alcuni versi di Romeo e Giulietta, scanditi dal giovanissimo Buonvenga (supportato durante le prove dall’acting coach Sergio Campisi).
«Credo che il punto fondamentale per noi sia un forte rispetto nei confronti del pubblico» spiega Laudani, e continua: «intendo la possibilità che esso ha di entrare in empatia con il nostro lavoro. Lavoriamo liberamente con le nostre scelte coreografiche, non cerchiamo di coinvolgere gli spettatori direttamente ma sicuramente emotivamente».
2x10 ha proposto una danza che molto si avvicina alla sensibilità del pubblico, in linea con l’anima di Ocram che, come hanno spiegato i suoi fondatori, è quella di puntare sempre a far vivere allo spettatore un’esperienza, senza la pretesa di rivolgere un messaggio diretto ma con l’intento di esprimersi affinché lo spettacolo, per tutti, possa significare qualcosa.
L’anniversario di Ocram, celebrato con il trittico 2x10, è stato accompagnato anche da una mostra fotografica allestita nella white box di Scenario Pubblico e curata da Eros Brancaleon, giovane fotografo e videomaker della danza, studente all’Accademia di Belle Arti di Catania.
Le fotografie scelte per l’occasione, tutte di scena, sono state scattate nel corso dei dieci anni di attività da Klaus Weghele, Andrea Annaloro e Brancaleon. Oltre a una gigantografia e a fotografie-poster, la mostra presenta cartoline appese e altre disposte su dei tavoli, liberamente offerte ai visitatori che possono sceglierle e portarle con sé.
mostra fotografica curata da Eros Brancaleon