Vulcani estinti e barriere coralline fossili degli Iblei

Alla Notte dei Ricercatori anche escursioni per approfondire la geologia e i cambiamenti climatici

Alfio Russo
Un momento della visita alla Valle del Loddiero, Scordia
Un momento della visita alla Grotta del Drago, Scordia
Un momento della visita alla Grotta del Drago, Scordia
Un momento della visita alla Grotta del Drago, Scordia
Un momento del convegno su Déodat De Dolomieu
Un momento del convegno su Déodat De Dolomieu

Le relazioni tra i cambiamenti climatici e la geologia sono state al centro della Notte dei Ricercatori – Sharper grazie alle escursioni nella Valle del Loddiero e alla Grotta del Drago, entrambe nel territorio di Scordia.

Due escursioni che hanno offerto numerosi spunti di riflessioni tra i partecipanti tra la scoperta di vulcani estinti e barriere coralline fossili degli Iblei e, inoltre, i diversi cambiamenti climatici registrati nel recente passato geologico.

Attività che sono state organizzate nell’ambito del convegno internazionale Déodat De Dolomieu: il suo tempo, la sua scienza e la Sicilia a cura del Club per l'Unesco di Militello e dell'Ecomuseo Valle del Loddiero, con la partnership ufficiale del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell'Università di Catania, che si è svolto nell'area del Complesso monumentale, archeologico e paesaggistico di Santa Maria La Vetere a Militello.

«Dèodat de Dolomieu, geologo e naturalista francese da cui presero il nome le Dolomiti, rappresenta una pietra miliare della geologia, la cui vera passione era lo studio dei vulcani», spiega la prof.ssa Rosalda Punturo, che ha condotto le escursioni insieme con Rosanna Maniscalco, Rosolino Cirrincione, Carmelo Monaco e Roberto Visalli, docenti e ricercatori del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali.

Un partecipante alla visita alla Grotta del Drago, Scordia

Un partecipante alla visita alla Grotta del Drago, Scordia

«In visita in Sicilia, Dolomieu non solo ha scoperto un minerale nuovo, l’analcime, fortemente presente alle Isole Ciclopi di Aci Trezza e lungo le coste castellesi, ma ha dedicato le sue ricerche ai vulcani estinti degli Iblei, alle rocce carbonatiche che costituiscono l’altopiano, studiandoli in dettaglio», ha aggiunto la docente dell’ateneo catanese.

«Ne ha intuito l’unicità geologica e ha viaggiato addentrandosi fino ai posti meno accessibili degli Iblei, ponendo le basi per la comprensione della geologia in Sicilia – ha spiegato la prof.ssa Rosalda Punturo -. Le due escursioni, una lungo la Valle del fiume Loddiero, che collega Militello Val di Catania fino a Scordia, e l’altra alla Grotta del Drago ed il torrente Cava, hanno permesso di viaggiare nel tempo e nello spazio, ripercorrendo alcuni tra i luoghi visitati nella seconda metà del settecento da Dolomieu, rivedendone il significato geologico e paleoclimatico alla luce delle conoscenze attuali».

Un momento della visita alla Valle del Loddiero, Scordia

Un momento della visita alla Valle del Loddiero, Scordia

Déodat De Dolomieu: il suo tempo, la sua scienza e la Sicilia

Il convegno Déodat De Dolomieu: il suo tempo, la sua scienza e la Sicilia ha registrato due diversi momenti in cui è stata approfondita la figura del geologo francese. 

Nelle due giornate – venerdì 29 e sabato 30 settembre – gli studiosi hanno approfondito le ricerche di Déodat De Dolomieu che studiò la formazione del salnitro nelle miniere della Bretagna e successivamente viaggiò in Europa arrivando in Portogallo, Malta, in Egitto e anche in Italia dove ha approfondito l'Etna e gli effetti del terremoto calabro-siculo del 1783, le isole Eolie, Ustica e Pantelleria.

Il suo studio sugli effetti del terremoto – dal titolo Voyage aux iles de Lipari fait en 1781, ou Notices sur les iles Eoliennes, pour servir a l'Histoire des Volcans - è stato pubblicato simultaneamente nel 1783 in francese, italiano, tedesco e inglese e sottolineava la maggiore distruttività del sisma su edifici costruiti su terreni alluvionali. Un precursore di quei fenomeni di grande importanza evidenziati nel tempo ripetutamente da geologi e ingegneri.

Dolomieu, nel corso dei suoi viaggi e studi, ha descritto numerosi minerali, nuovi o poco conosciuti in quegli anni, come l'analcime, lo psilomelano, il berillo, lo smeraldo, la celestite e anche l'antracite. 

Ovviamente la sua scoperta più importante è legata alla dolomia, non a caso in suo onore le Dolomiti portano il nome del geologo francese. Nel 1864 Josiah Gilbert e George Churchill, un pittore e un naturalista, infatti, pubblicarono a Londra il resoconto dei loro viaggi col titolo The Dolomite mountains. Un nome, quello delle Dolomiti, che si è diffuso in Italia solo dopo la prima guerra mondiale, quando quel territorio delle Alpi entrò a far parte del Regno d'Italia.

Ai lavori hanno preso parte anche i Cavalieri dell’Ordine di Malta, di cui Dolomieu faceva parte, docenti dell’Università del Quebec e studiosi di Déodat De Dolomieu.

I relatori del convegno di Scordia

I relatori del convegno di Scordia

Venerdì 29 settembre, nell'area del Complesso monumentale, archeologico e paesaggistico di Santa Maria La Vetere a Militello, in occasione del convegno dal titolo Storia e scienza al tempo di Déodat de Dolomieu, sono intervenuti Rosolino Cirrincione, Salvo Cannizzaro  e Rosalba Punturo (Unict), Giuseppe D'Urso (corrispondente per la Sicilia dell'associazione Le souvenir Napoléonien), Louis Joseph Saint Cassia (Cavaliere di Malta), Francesco Barletta (CMEC, Canada),  Paolo Giansiracusa (storico dell'arte) e Francesco Ventimiglia (giurista). I lavori sono stati introdotti da Rita Di Trio (presidente Club per l'Unesco, responsabile Ecomuseo Valle del Loddiero) e moderati dal giornalista Daniele Lo Porto.

Sabato 30 settembre, a Scordia, al Centro di aggregazione giovanile "Nelson Mandela", si è tenuta la seconda parte del convegno, dal titolo Da Dolomieu al XXI secolo: progressi realizzati in Geologia e la conoscenza degli Iblei.

Sono intervenuti Carmelo Monaco, Aldo Musumarra, Daniele Musumeci,Rosanna Maniscalco, Giovanni Sturiale e Andrea Cannata (Unict), Stefano Branca (direttore Osservatorio Etneo, Ingv), Carmela Vaccaro Elena Marocchino (Università di Ferrara) e Maurizio Erbicella (urbanista e territorialista).

I lavori sono stati introdotti da Salvo Liggieri (segretario Club per l'Unesco, Ecomuseo Valle del Loddiero) e moderati dal giornalista Daniele Lo Porto.

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