Vivere altrimenti: l’ambiente oltre le tecnologie climatiche

All’incontro del ciclo di seminari del dottorato di ricerca in Scienze politiche sono intervenuti i docenti Samadhi Lipari e Erik Swyngedouw

Valentina Ribellino e Oscar Perspicace

Analizzare le soluzioni tecnologiche climatiche da una prospettiva transdisciplinare, collegando sociale e ambientale dall’antropologia alla geografia economico-politica. È il tema principale del ciclo di seminari Vivere altrimenti: l’ambiente oltre le tecnologie climatiche organizzato dal corso di dottorato di ricerca in Scienze politiche nell’ambito del Marie Curie Doctoral Network C-Urge sull’Antropologia dell’urgenza climatica globale.

E nei giorni scorsi - nella sala conferenze del Palazzo Pedagaggi, sede del Dipartimento di Scienze politiche e sociali – si è tenuto, l'evento dal titolo Living Otherwise: Environment Beyond the Climate Techno-fix organizzato dai docenti Luca Ruggiero e Mara Benadusi dell’Università di Catania.

I lavori delle due giornate – rivolte principalmente agli studenti di dottorato di Scienze politiche e del programma di dottorato internazionale C-Urge Anthropology of Global Climate Change – sono stati introdotti dal prof. Luca Ruggiero, ordinario di Geografia economico-politica al Dipartimento di Scienze politiche e sociali.

Un momento dei lavori

Un momento dell'intervento del prof. Luca Ruggiero

«Con un focus prettamente geografico-economico – ha spiegato il prof. Luca Ruggiero -, l'idea era quella di riflettere sulla situazione di stallo che si è venuta a creare a livello globale riguardo i cambiamenti climatici.»

«Nonostante ci sia una grandissima attenzione da parte delle istituzioni (locali, nazionali e sovranazionali) e del mondo dell'attivismo sulle questioni ambientali i dati mettono in evidenza un peggioramento delle condizioni ambientali del pianeta», ha aggiunto.

Come mai, nonostante la crescente consapevolezza sull’importanza del cambiamento climatico sul piano scientifico e politico, non si intraprendono serie azioni per fronteggiarlo?

È stata una delle domande alle quali si è cercato di rispondere durante i seminari. In particolar modo la riflessione si è focalizzata sulle contraddizioni che è possibile rilevare nelle soluzioni che oggi vengono proposte al cambiamento climatico e come spesso queste siano responsabili di disastri socio-ambientali in altre parti del pianeta.

Un momento dell'intervento del prof. Samadhi Lipari

Un momento dell'intervento del prof. Samadhi Lipari

Proprio su questo si è concentrato il contributo dal titolo Greening at the Margins: the Making of a Climate-Friendly Capitalism in Two Europe’s Peripheries del prof. Samadhi Lipari, ricercatore dell’Università di Catania e attivista ambientale, attualmente affiliato al Dipartimento di geografia dell’Università di Manchester. L’intervento del docente si è concentrato sui tentativi di produzione di politiche green, nell’attuale sistema capitalista, in due periferie europee: il sud Italia e il nord della Germania.

Ha quindi sensibilizzato i presenti sul riconoscere le pratiche di green washing, ovvero come le aziende, attraverso strategie di marketing e di comunicazione, presentino come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne gli impatti ambientali negativi.

A chiudere l’incontro è stato il prof. Erik Swyngedouw, docente di Geografia umana all’University of Manchester e autore affermato di pubblicazioni sul clima, con un intervento riguardo al “populismo climatico” che incide sulle politiche governative riguardo il problema ambientale.

Il docente – con la relazione dal titolo Beyond the Environment Techno-Fix I: the Climate Deadlock -ha evidenziato che vi è «una mancanza di politiche attive nonostante la ormai già ampia conoscenza dei rischi climatici e delle eventuali soluzioni: despite knowledge, not much changed».

Un momento dell'intervento del prof. Erik Swyngedouw

Un momento dell'intervento del prof. Erik Swyngedouw