Vite di donne nella storia

In occasione del 25 novembre il tema della violenza di genere è stato affrontato sotto un nuovo punto di vista grazie alla mostra all’interno degli spazi espositivi di Villa Citelli

Allegra Francesca Hardt

Tante sono state le donne artiste, inventrici, intellettuali che celavano il proprio genere dietro ad uno pseudonimo maschile, come le sorelle Brontë, o le tante donne che, pur di donare la propria arte al mondo, fingevano che fosse opera del marito come nella famosa storia raccontata dal film Big Eyes.

Guardandoci intorno, siamo circondati da oggetti nati dal genio femminile: la lavastoviglie, inventata nel 1886 da Josephine Cochrane, i tergicristalli di Mary Anderson, il monopoly di Elizabeth Magie.

Proprio per ricordare la vita di queste donne, per molti aspetti rivoluzionarie, il collettivo RiVoltaPagina ha dato vita alla mostra Vite di donne nella storia - Anche la cancellazione è violenza, nata nel 2014 con lo scopo di affrontare il tema della violenza di genere secondo una nuova prospettiva: quello della Damnatio Memorie.

La mancanza di nomi femminili è evidente all’interno della manualistica, scolastica e universitaria, e i pochi presenti sono trattati con rapidità e superficialità. Molti nomi, fa notare Emma Baeri Parisi, sono indicati solo con le iniziali, non permettendo al lettore di capire se il personaggio in questione è un uomo o una donna.

È anche per sopperire a questa mancanza che il Sistema Museale di Ateneo si impegna, come ha tenuto a sottolineare la delegata Germana Barone, «a realizzare mostre di carattere sociale che si concentrino anche sul ruolo della donna».

Durante la presentazione, Adriana di Stefano, delegata alle Pari opportunità dell’ateneo, ha ricordato che la «mostra, grazie alla sua forza, è riuscita a superare i confini di villa Citelli e raggiungere un pubblico molto ampio soprattutto di studenti e studentesse che hanno dimostrato il proprio interesse nei confronti del tema già durante la mostra al Palazzo Centrale, allestita per la ricorrenza dell’otto marzo».

visitatori presenti alla mostra

Visitatori presenti alla mostra

Donata in occasione del 25 novembre al Dipartimento di Scienze umanistiche dell'ateneo dal Collettivo femminista RiVoltaPagina e affidata alle cure del Centro Interdisciplinare di Studi di Genere GENUS, la mostra è ora patrimonio della comunità catanese e la speranza è che, grazie al sostegno del Sistema Museale di Ateneo, possa rimanere sempre viva e aperta al pubblico.

Proprio a tal riguardo, l’augurio della prof.ssa Germana Barone è che «la mostra possa diventare itinerante, andando incontro agli studenti nei luoghi in cui ogni giorno seguono le lezioni, studiano e si incontrano, in modo da coinvolgerli in questo progetto e spingerli a riflettere su questi temi».

«Il collettivo RiVoltaPagina - come spiega Emma Baeri Parisi - è nato nel 2011 con lo scopo di riprendere una pratica politica femminista. Il gruppo si incontrava inizialmente presso la libreria Volta Pagina e, alla sua chiusura, decise di chiamarsi RiVolta Pagina, per portare sempre con sé il ricordo di quella prima casa e per centrare l’attenzione sulla parola Rivolta, sinonimo di cambiamento».

«Nel 2014, in vista del 25 novembre, il collettivo si è chiesto cosa organizzare, senza fermarsi alle forme di violenza più crude», ha aggiunto.

L’idea ha preso spunto da una lezione di metodologie e ricerca storica tenuta da Rita Palidda, ex docente di sociologia economica. Durante la lezione, la docente ha chiesto ai suoi alunni quale personaggio della storia avrebbero voluto essere e, a differenza dei ragazzi che avevano tanti nomi illustri tra cui scegliere, le ragazze si trovavano in difficoltà.

Maria Grazia Nicolosi, Adriana Di Stefano, Germana Barone, Emma Baeri Parisi, Rita Palidda

Maria Grazia Nicolosi, Adriana Di Stefano, Germana Barone, Emma Baeri Parisi, Rita Palidda

Ricordando quell’episodio, il collettivo ha deciso di rispolverare figure femminili rimaste dimenticate per troppo tempo. Ognuno in base ai propri interessi, le attiviste hanno deciso di ricostruire la biografia di pittrici, teologhe, fisiche, dottoresse, politiche.

È stata proprio la professoressa Palidda ad individuare i tre filoni di riflessione proposti dalla mostra.

«Il primo riguarda l’ambito disciplinare – ha spiegato la docente -: le donne non rimangono più relegate alla letteratura o alla poesia che, come sosteneva Virginia Woof, erano gli ambiti tradizionali femminili, ma invadono anche i campi scientifici, quelli tradizionalmente legati alle figure maschili. Una seconda riflessione riguarda la rottura con le tradizioni portata da queste donne che, con il proprio coraggio e la propria dedizione, sono riuscite a cambiare il modello maschilista fin troppo radicato nella società, scardinando la distinzione tra lavori e ambiti maschili e femminili. Infine, l’ultima riflessione riguarda il fatto che molte di queste donne, all’epoca, godevano di grande prestigio e ricchezza ma, nonostante ciò, sono state ugualmente cancellate dalla storia».

Maria Grazia Nicolosi, docente di Letteratura inglese e gender studies, nel suo intervento ha ricordato il motivo per cui è stato istituito il 25 novembre facendo notare che «l’esistenza delle donne viene spesso riconosciuta solo dopo la loro morte, e spesso proprio a causa di questa».

«La mostra, invece, vuole agire in maniera opposta, ricordandole per ciò che hanno fatto in vita», ha aggiunto.

I panel dedicati a Elena La Verde e Goliarda Sapienza

I panel dedicati a Elena La Verde e Goliarda Sapienza

Grazie a questa mostra, il visitatore potrà fare la conoscenza, tra le altre, di Pia Nalli, che è stata la prima donna ad occupare la cattedra di matematica, o di Lise Meitner, che fu la seconda donna a conseguire un dottorato in fisica.

Ancora, di Clelia Adele Gloria, l’unica donna futurista della Sicilia, Andreana Sardo che ha salvato dalla distruzione il Palazzo centrale dell’Università di Catania nel 1849, Emanuela Sansone, prima donna uccisa dalla mafia.

Come non dimenticare Goliarda Sapienza, scrittrice, poetessa e attrice, militante antifascista e socialista ed Elena la Verde di cui si possono ammirare magnifiche opere all’interno della fondazione La Verde La Malfa - parco dell’arte, di San Giovanni La punta.

La mostra si conclude con un posto vuoto, una biografia mancante. L’invito è quello di pensare a chi vorremmo ricordare, a quale donna del passato più o meno recente vorremmo riportare fuori dall’oblio della dimenticanza.

Alla fine, tutte le donne si concentrano in una sola “donna” che, come si legge su un panel esposto alla mostra, «ha, aveva tanti sogni», ma «non ha, non aveva avuto nessuno che ascolti, ascoltasse i suoi desideri».

Il desiderio del gruppo femminista catanese Le Voltapagina è, quindi, quello di trovare i nomi di queste donne, le loro vite, sui libri di scuola, «per trasmettere forza alle ragazze, aumentandone la capacità di sottrarsi alla violenza».

La mostra sarà visitabile fino al prossimo 1° dicembre, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 17.

Per le visite di gruppi è necessaria la prenotazione inviando un'emailrivoltapagina@gmail.commuseodeisaperi@unict.it  

È inoltre possibile visionare la mostra anche al seguente link