Al Dipartimento di Scienze della formazione si è tenuto il convegno organizzato dalla Scuola di specializzazione in Psicologia clinica sui temi della diversità e della inclusività di genere
Le varianze di genere rappresentano un tema sempre più rilevante nel contesto sociale e psicologico contemporaneo. Si tratta di un concetto che include tutte le manifestazioni in cui l'identità di genere non si allinea al genere assegnato alla nascita.
E proprio per approfondire questo tema la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’ateneo catanese e l'Azienda Sanitaria Provinciale di Catania hanno promosso il convegno dal titolo Varianze di genere: approcci psicologici-clinici che ha raccolto un ampio pubblico di professionisti, tra cui assistenti sociali, psicologi e operatori sanitari, oltre ai numerosi studenti, che hanno condiviso le loro esperienze e proposte.
Gli interventi sono stati diversi e multidisciplinari, tra i quali le analisi e le ricerche fornite dai docente Vincenzo Bochiccio dell’Università della Calabria e Cristiano Scandurra dell’Università di Napoli "Federico II" in merito anche alla pubblicazione del loro testo Psicologia dell’identità del genere.
Il professor Vincenzo Bochiccio, associato di Psicologia dinamica all'Università della Calabria e figura di spicco nel campo della psicologia clinica, ha voluto arricchire il convegno offrendo una prospettiva profonda e chiara riguardante questo argomento gettando luce sui complessi meccanismi che definiscono l’identità sessuale umana.
“L’identità sessuale umana emerge dall’intreccio di tre dimensioni principali ovvero da tre componenti: il sesso biologico, il livello sociale e culturale dell’identità sessuale e la dimensione affettiva-relazionale - ha affermato Bochiccio -. Queste tre dimensioni autonome ma interconnesse definiscono ciò che siamo e ciò che diventeremo".

Un momento dell'intervento del prof. Vincenzo Bochicchio
Bochiccio ha poi riflettuto sulle differenze tra teoria e ideologia, sottolineando come “il dibattito sulle varianze di genere sia spesso contaminato da pregiudizi ideologici”.
Partendo da un’analisi storica, ha delineato i cambiamenti avvenuti nel modo di affrontare queste tematiche richiamando l’attenzione su “comportamenti e pratiche che possono fare la differenza nel lavoro clinico e nella società”. “Esistono diversi approcci psicologici per relazionarsi alla varietà di genere tra cui, l’approccio correttivo, molto condiviso dagli psicologi negli anni ’60, l’approccio tollerante, l’approccio affermativo, prevalente oggi nelle relazioni cliniche”, ha detto.
“Durante le relazioni cliniche è importante evitare le micro-aggressioni ovvero invalidazioni che, anche se fatti inconsapevolmente, tendono a negare il vissuto della persona e la vittimizzazione secondaria – ha precisato -. Per i professionisti della salute mentale, evitare questi comportamenti è fondamentale. Un terapeuta deve essere un luogo di sicurezza, non di giudizio".
Il suo intervento si è concluso con una riflessione sulla società e sul suo potenziale di sviluppo. "Una società si sviluppa davvero quando consente a tutti i talenti di affermarsi e di svilupparsi," ha dichiarato, aggiungendo che “l’inclusività non è solo un atto di giustizia, ma un investimento per il futuro collettivo”.
A seguire il professor Cristiano Scandurra, psicologo e ricercatore all’Università Federico II di Napoli, ha portato l’attenzione su un tema cruciale: il rapporto tra stigma, stress minoritario e salute biopsicosociale della popolazione LGBT+, con un focus particolare su persone transgender e non binarie.

Un momento dell'intervento del prof. Cristiano Scandurra
Nel suo intervento ha presentato diversi modelli di lettura che aiutano a comprendere come lo stigma e lo stress minoritario influenzino la salute delle persone LGBT+. “Questi strumenti teorici - ha spiegato - sono fondamentali per progettare interventi psicologici e clinici efficaci, sempre basati sulle evidenze scientifiche”, ha spiegato.
Nell’intervento ha evidenziato il concetto di Minority stress, uno stress aggiuntivo a quello generale che colpisce le persone appartenenti a minoranze identitarie. Questo stress deriva principalmente dallo stigma. "Lo stigma – ha dichiarato Scandurra – non è solo un problema sociale; è un problema di salute. Quando le persone interiorizzano messaggi negativi sul proprio valore, lo stress che ne deriva può diventare devastante".
Durante il convegno è stato approfondito anche il tema delle linee guida attuali per la salute delle persone transgender, sviluppate dalla World Professional Association for Transgender Health (WPATH).
"Le linee guida della WPATH non sono un semplice insieme di regole - ha dichiarato Scandurra -, ma un documento che integra le esperienze delle persone transgender con le evidenze scientifiche". “L’obiettivo è chiaro – ha spiegato -, parlare con le persone transgender, non semplicemente di loro. Questa filosofia partecipativa garantisce che le linee guida rispecchino i bisogni reali delle persone, creando un equilibrio tra il sapere scientifico e l’esperienza vissuta, ponendo le basi per una pratica clinica più consapevole e rispettosa delle diversità”.