L'attrice e regista racconta a Taobuk l'incontro con l'autrice catanese e il lavoro sulla serie de L’arte della gioia
In occasione del Taormina Book Festival, Valeria Golino ha parlato del rapporto con Goliarda Sapienza e della prima serie televisiva realizzata in veste di regista, L’arte della gioia, tratta dall’omonimo romanzo, pubblicato postumo nel 1998.
Prodotta da Sky Italia, la serie narra le vicende di Modesta, una giovane di umili origini, nella Catania d’inizio Novecento, la cui famiglia viene distrutta da un evento tragicamente violento. La realizzazione dell’opera non è frutto della semplice trasposizione del romanzo, ma è alimentata dal legame tra le due donne, che è prima di tutto biografico.
«Quest’avventura, che adesso è diventata realtà, nasce tantissimo tempo fa - racconta Valeria Golino -. Ho avuto la fortuna di conoscere Goliarda Sapienza quando avevo diciotto anni. Stavo per fare un film, Storia d’amore (1986), diretto da Francesco Maselli, che era l’ex marito di Goliarda. Ero giovane e avevo un accento napoletano, ma dovevo interpretare una ragazza romana. Allora Citto Maselli mi portò da Goliarda per impararlo. Sono andata due volte la settimana a casa sua per un paio di mesi. Ai tempi ero troppo piccola per capire veramente chi fosse Goliarda».
L’attrice e regista ricorda il grande affetto – ricambiato – nei suoi confronti. «Ero molto curiosa di lei - ci tiene a sottolineare -. La vedevo a casa sua, era spesso in vestaglia, con i capelli arruffati, sigaretta in mano e sorriso che si apriva. Mi dava grandi carezze sulle guance, con una fisicità comradesque».
Un momento dell'incontro con Valeria Golino
L’arte della gioia è un vero e proprio filo rosso nella vita di Golino, della quale ne scandisce le tappe. L’attrice, infatti, è stata spesso sul punto di recitare nel ruolo della protagonista.
«Mi hanno parlato diverse volte della possibilità di interpretare Modesta, poi il film non si riusciva mai a fare» spiega.
La svolta è avvenuta quattro anni fa, quando i diritti del romanzo erano nuovamente disponibili, e le ragioni del cuore l’hanno ricongiunta nuovamente con l’opera della scrittrice.
«Tante persone volevano acquisire i diritti del libro - sottolinea l'attrice e regista -. Angelo Pellegrino, che è stato il compagno di Goliarda e con tenacia lo ha fatto pubblicare postumo, ha detto alla mia produttrice che, se io fossi stata coinvolta nel film, avrebbe dato i diritti a noi. Forse perché mi aveva conosciuto da piccola, forse perché nella loro idea ero una piccola Modesta. Penso che per affetto abbiano dato i diritti a noi. Quindi ho deciso di dirigerlo».
La scelta di trasformare il romanzo in un prodotto televisivo – scartando l’alternativa del lungometraggio cinematografico – sembra essere motivata dalla necessità di un maggiore approfondimento dei personaggi, permesso dalla struttura seriale.
«Sono talmente tante le storie, le implicazioni, gli stili presenti in L’arte della gioia che ho impiegato tre anni per scrivere la sceneggiatura della sola prima parte sulle quattro totali - ha evidenziato Valeria Golino -. Allora mi sono resa conto che il libro era talmente orizzontale da risultare impossibile trasformarlo in un film senza perdere qualcosa».
Valeria Golino
Interrogata poi da Simone Pontiggia sulla dimensione autobiografica del romanzo, la regista ha risposto che «L’arte della gioia non è l’autobiografia di Goliarda, però Modesta ha dei suoi tratti caratteriali, probabilmente anche alcuni eventi raccontati nel libro, estremamente romanzati, le sono appartenuti. E forse alcuni degli eventi più scabrosi».
Dialogando con Annalena Benini, che ha presentato la sua prima opera narrativa Annalena (Einaudi, 2023), dedicato alla vita della missionaria Annalena Tonelli, Golino ha accostato il coraggio e l’eroismo delle due donne, sebbene appartenenti a storie e contesti profondamenti diversi.
In questa prospettiva, la Modesta di Goliarda è un’eroina libera, grazie alla forza di ribaltare i canoni e rinunciare a ideali per forza edificanti.
«Gli eroi imperfetti nella letteratura sono sempre stati uomini, trovo interessante che per una volta questa cosa appartenga a una donna - osserva Valeria Golino -. Questa è una grande libertà. A me interessava per la libertà letteraria di Goliarda e per la libertà di quel personaggio, che forse oggi sarebbe impossibile da scrivere. Mi piace la libertà di Modesta di amare tutto e allo stesso tempo di poterne fare a meno».
Valeria Golino mentre dialoga con Annalena Tonelli e Simone Pontiggia