KinEst Fest, i film vincitori

Conclusa la quarta edizione del Festival Internazionale del Cinema di Catania, ecco le produzioni più acclamate dal pubblico e dalle giurie

Adriana Matarazzo

La quarta edizione del KinEst Fest — Festival Internazionale del Cinema, a cura di Santina Arena e Chiara Platania, ospitata dal Centro Universitario Teatrale e da Zō Centro Culture Contemporanee, ha chiuso i battenti nei giorni scorsi con la cerimonia di premiazione.

La giuria di settore ha proclamato come vincitore del festival Without Air di Katalin Moldovai, mentre la giuria di stampa e ricerca ha premiato Mo Mamma di Eeva Mägi, con menzioni speciali a Semmelweis di Lajos Koltai e Franky Five Star di Birgit Möller.

Sono stati annunciati, inoltre, i film maggiormente apprezzati dal pubblico: in cima al podio Without Air di Katalin Moldovai; al secondo posto Nocni Klid di Michal Hogenauer; al terzo Semmelweis di Lajos Koltai.

Quando la scuola innalza un muro, Without Air

Ispirato a un fatto di cronaca, in Without Air lo spettatore segue la vicenda della docente Ana Blauch, vittima di una reazione a catena causata da una denuncia del padre di uno dei suoi studenti per aver consigliato la visione di Poeti dall’Inferno, ritenuto di dubbia morale. La protagonista si ritrova da sola a combattere contro un sistema bigotto e incapace di pensare fuori dagli schemi.

Da sinistra Ketty Governali e Stefania Rimini

In foto da sinistra Ketty Governali e Stefania Rimini

«L’effetto è un ritratto impietoso dell’istituzione scolastica, dietro cui si celano tutte le contraddizioni di una società incapace di proporre modelli pedagogici autenticamente liberi», così ha decretato la giuria denunciando così l’opprimente ideologia dell’est Europa, limitante per creatività e pensiero critico.

Interessanti le scelte stilistiche: per evocare un senso di conformismo, Katalin Moldovai fa uso di composizioni simmetriche dai colori desaturati, piatti. Spesso gli indumenti dei personaggi combaciano con le tonalità dello sfondo, rendendoli un tutt’uno con l’ambiente. 

Solamente Ana subirà un cambiamento di palette, indossando abiti dalle tinte più forti nel momento in cui prenderà la decisione finale, distinguendosi metaforicamente dal sistema della società.

Un fotogramma del film

Un fotogramma del film

Generazioni a confronto, Mo Mamma

Se Without Air metteva in luce una società bigotta, Mo Mamma si concentra sul tema delle generazioni a confronto. «È riuscito a portare sullo schermo, con profondità emotiva e originalità stilistica, un intenso ritratto di tre diverse generazioni di donne e delle loro relazioni familiari. Senza rinunciare alla poesia visiva, Eeva Mägi ritrae un quadro domestico emotivamente conflittuale, indagando con sapiente delicatezza il doloroso legame che unisce le protagoniste», ha commentato la giuria di stampa e ricerca.

Mo Mamma nasce in poco tempo, come se fosse un bisogno viscerale della regista di riportare sullo schermo il rapporto intergenerazionale in tutte le sue sfaccettature. Il suo legame con la pellicola è evidente anche dall’uso di filmati amatoriali che creano un prodotto ibrido in cui si uniscono il suo gusto per la sperimentazione e la necessità di raccontare una storia personale che risuona con tante altre.

Da sinistra Chiara Platania, Orazio vasta, Giovanna Santaera e Fabio Cardile

In foto da sinistra Chiara Platania, Orazio vasta, Giovanna Santaera e Fabio Cardile

La trama mette a confronto una madre (Karin) e una figlia (Mari) con l’alternarsi di filmati di repertorio della nonna malata terminale (Mamma). Le prime, ritornando nella casa di famiglia circondata da paesaggi suggestivi che sono parte integrante della storia, dovranno fare i conti con una serie di ricordi agrodolci, in attesa di poter dire addio alla seconda.

Lo spettatore si ritrova davanti a un viaggio verso la guarigione del rapporto madre-figlia: le due protagoniste, scaricato il proprio dolore l’una sull’altra per l’imminente perdita dell’anziana, riusciranno a far prevalere l’amore che le unisce. Quello di Mo Mamma è dunque un viaggio travagliato, faticoso, ma necessario per esorcizzare una perdita importante.

Ancora una volta il cinema dell’Est conferma la sua bellezza che, nonostante rimanga ancora sconosciuto a molti, grazie ad eventi come il KinEst Fest si fa sempre più strada nelle sale cinematografiche italiane ottenendo così la giustizia che merita.

Un fotogramma del film

Un fotogramma del film