Il saluto della comunità accademica ad Antonino Recca

Il rettore Francesco Priolo: «La toga e il tocco che la sua famiglia simbolicamente ha ricevuto sono un segno concreto di riconoscenza da parte di tutti noi»

Mariano Campo

In un caldissimo pomeriggio di luglio, l’Università di Catania ha salutato per l’ultima volta il professor Antonino Recca, radunando familiari, colleghi ed amici nel cortile del Palazzo centrale per una breve ma intensa commemorazione, al termine della cerimonia religiosa che si è tenuta nella Cattedrale cittadina.

«Il professor Recca – ha ricordato il rettore Francesco Priolo – è stato alla guida del nostro ateneo in un periodo complesso e ricco di novità, assumendosi l’onere di realizzare le profonde trasformazioni dettate dalle riforme, in particolare dalla legge Gelmini del 2010, in particolare per quanto riguarda i nuovi assetti della governance universitaria, dell’autonomia statutaria e gestionale, del passaggio dalle facoltà ai dipartimenti, dell’applicazione dei criteri di valutazione della qualità della ricerca e della didattica. Un compito difficile che ha sempre svolto in maniera appassionata e dimostrando responsabilità e attaccamento verso questa comunità universitaria, che oggi, in questo momento di profonda tristezza, si è stretta intorno ai suoi cari».

«Ricordo – ha aggiunto il prof. Priolo, richiamando la propria esperienza da delegato alle Relazioni internazionali e da presidente della Commissione ricerca d’Ateneo durante il rettorato del prof. Recca – l’avvio del processo per le stabilizzazioni del personale precario, che a distanza di anni è stato poi ripreso e completato dalla mia amministrazione, e tutte le vicende, talvolta anche conflittuali, che hanno portato al consolidamento delle sedi decentrate di Ragusa e Siracusa, conclusesi con lungimiranti accordi che oggi ci permettono di poter immaginare un ateneo con tre poli territoriali di pari dignità. La toga e il tocco che la sua famiglia simbolicamente riceverà, sono perciò un segno concreto di riconoscenza da parte di tutti noi».

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

L'intervento del rettore Francesco Priolo

Prima del commosso ricordo da parte del suo allievo, il prof. Gianluca Cicala, e dei ringraziamenti a nome della famiglia espressi dalla figlia Cinzia («Mio padre è stato un grande uomo, un grande genitore, un grande nonno e un grande mentore»), il prof. Paolo La Greca, ordinario di Urbanistica e attuale vice-sindaco di Catania, ha voluto richiamare «il suo tratto umano straordinario, spesso fuori dagli schemi». «Toni Recca – ha affermato La Greca – è stato anche un profondissimo conoscitore della nostra complessa macchina universitaria e un infaticabile costruttore di reti accademiche, puntando sulle qualità personali di ciascuno, al di fuori di qualunque consorteria, per conseguire i risultati. Un entusiasta animatore capace di accettare sfide difficili, un uomo che ha onorato questa città servendola in funzioni pubbliche apicali, una grande persona altruista e generosa».

«Siamo tutti ancora increduli e profondamente addolorati – ha sottolineato il prof. Matteo Ignaccolo, direttore del Dicar, ultimo suo dipartimento di afferenza prima di andare in pensione nel 2020 -. Non solo per la perdita del grande docente che è stato anche nostro preside e rettore dell’Ateneo, ma perché nella sua lunga attività ha sempre incarnato il ruolo di primus inter pares nell’accezione letterale del termine, cioè coordinatore di un gruppo di persone che lui considerava di uguale importanza e a cui destinare la medesima attenzione, trattando i problemi di ciascuno, di ogni gruppo, di ogni ambito disciplinare con la stessa dedizione e con equità”.

«Se oggi l’assetto della didattica e della ricerca all’interno dei dipartimenti di ingegneria è così completo – ha concluso il prof. Ignaccolo -, opportunamente eterogeneo ma fortemente complementare è merito essenzialmente del prof. Recca che ha garantito uno sviluppo organico dei diversi saperi interpretando al meglio le esigenze di tutti noi e del territorio. La sua famiglia, la sua università, il suo territorio sono stati la destinazione del suo impegno giornaliero. Auspicavamo di poterlo avere ancora per molti anni al nostro fianco, quale attento osservatore e prezioso consigliere in tutte le nostre attività, ma purtroppo così non è stato. Carissimo Toni, buon viaggio e che la terra ti sia lieve!».