Finanziato con fondi Eu Horizon, mira alla conservazione e valorizzazione dei parentali selvatici delle piante coltivate per la transizione agroecologica
Incrementare la sostenibilità agricola attraverso la conservazione e l’utilizzo della biodiversità. Sono gli obiettivi del progetto COUSIN - Crop Wild Relatives Utilization and Conservation for Sustainable Agriculture, finanziato con fondi europei Horizon, che ha preso il via nel gennaio 2024, coinvolgendo 26 partner provenienti da dodici paesi europei per una durata di 5 anni.
Il progetto, finanziato dall'Unione Europea e coordinato dall’Università Rey Juan Carlos di Madrid (URJC), vuole promuovere l’utilizzo e la conservazione dei parentali selvatici delle colture agrarie (Crop Wild Relatives - CWRs) per un’agricoltura più sostenibile e resiliente.
Il consorzio include 14 università e centri di ricerca, cinque Pmi, una grande impresa, tre Ong e un ente pubblico. Il progetto concentra l’attenzione su cinque colture rappresentative di grande importanza: frumento (Triticum aestivum), orzo (Hordeum vulgare), pisello (Pisum sativum), lattuga (Lactuca sativa) e brassiche (B. oleracea e B. napus).
Per ciascuna di queste colture, le attività principali riguardano la mappatura di CWRs in Europa, la caratterizzazione genetica, la valutazione e l’individuazione di accessioni tolleranti a stress abiotici e biotici, e la conservazione sia in situ che ex situ, attraverso la valorizzazione di banche genetiche per la conservazione ex situ e degli habitat naturali per quella ex situ.
“Gli obiettivi principali del progetto sono diversi - spiega Ferdinando Branca, ordinario di Orticoltura e floricoltura del Di3A dell’Università di Catania e responsabile scientifico del progetto per l’ateneo catanese -. Tra questi l’identificazione dei percorsi per l’utilizzo delle CWRs al fine di rafforzare l’agricoltura sostenibile; l’individuazione di riserve genetiche in situ più efficaci per le CWRs; la determinazione di caratteristiche delle CWRs richieste dagli stakeholder”.
“E ancora diversificare le attività di coltivazione e di miglioramento genetico mediante l’uso delle CWRs; fornire informazioni sulle CWRs in formato accessibile ai potenziali utilizzatori; sensibilizzare e formare la società sull’importanza e il valore delle CWRs”, ha aggiunto il docente.

Un momento delle attività al Di3A
I risultati del primo anno di attività
Nei giorni scorsi il Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania ha ospitato il primo annual meeting con oltre 50 ricercatori e rappresentanti del consorzio. Nel corso dei lavori sono state discusse, per ognuna delle cinque colture di riferimento, le attività svolte durante il primo anno del progetto pianificando gli sviluppi futuri.
“Nello specifico ci siamo concentrati sulle attività afferenti al genere Brassica”, ha spiegato Ferdinando Branca che ha coordinato le attività, riguardano la raccolta, catalogazione, rigenerazione e conservazione delle CWRs individuate - Brassica drepanensis Caruel (Damanti), Brassica incana Ten., Brassica macrocarpa Guss., Brassica rupestris Raf., Brassica villosa Biv. - e delle tradizionali cultivar locali delle colture afferenti a Brassica oleracea L. (cavolo broccolo, cavolfiore, cavolo cappuccio, cavolo rapa, cavolo da foglia), sia sotto forma di semi, sia in campi di collezione specificamente attivati.
Tra le attività è stata effettuata la caratterizzazione morfometrica e biochimica dei primi due cicli di coltivazione in pieno campo, con particolare focus sulla valutazione del contenuto di glucosinolati, polifenoli e altri metaboliti secondari, che contraddistinguono le Brassicaceae dalle altre colture.
Sono stati identificati materiali tolleranti a stress abiotici, come lo stress idrico, e biotici, come Xanthomonas campestris pv. campestris, che saranno successivamente fenotipizzati ed analizzati. In aggiunta, sono stati individuati materiali eterogenei biologici (MEBs) e RILs (Recombinant Inbred Lines), e si sta procedendo con l’assemblaggio del genoma di cinque CWRs selezionate.
Durante il meeting è stato presentato il progetto Pro-Wild, che coinvolge 19 partner provenienti da diversi paesi europei, con l’obiettivo di promuovere le CWRs e valorizzarne il potenziale genetico per rafforzare la resilienza e l'adattabilità delle colture ai cambiamenti climatici (pro-wild.eu).
L’evento ha incluso diversi workshop, tra cui uno di questi, condotto da Riccardo Bocci, rappresentante di Semi Rete Rurale, si è focalizzato sul Materials Transfer Agreement (SMTAs), approfondendo le modalità di redazione dei documenti, le tempistiche per l’invio e le procedure necessarie per il trasferimento di materiale vegetale da utilizzare per le attività del progetto. Sono state, altresì, discusse anche le strategie di disseminazione e comunicazione delle attività e dei risultati ottenuti.
Per quanto riguarda gli stakeholder sono stati analizzati i punti critici emersi e le possibili azioni di miglioramento da attuare in collaborazione con le parti coinvolte. Parte integrante delle attività sono le visite tecniche hanno permesso di osservare e documentare le CWRs caratteristiche di queste aree, conosciute per la loro biodiversità locale.
Lo scopo è quello di approfondire la conoscenza della variabilità genetica e delle potenzialità di queste risorse per la conservazione e il miglioramento delle colture.
Il prossimo annual meeting si terrà a Scandicci (Firenze) a maggio 2026 in occasione della giornata sulla Biodiversità organizzata da Rete Semi Rurali.

I rappresentanti dei diversi partner al Di3A