Francesco Caudullo, responsabile documentalista del Centro di documentazione Europea di Unict, interviene sul tema in occasione dell’incontro organizzato da Europe direct di Catania e dal Cde d’ateneo
A lungo siamo rimasti inerti dinnanzi agli eccessi perversi di un sistema economico che nel suo perseguire uno sviluppo illimitato ha abusato delle risorse del nostro pianeta generando, fino al limite della catastrofe, le criticità che oggi minacciano seriamente di compromettere nel nostro pianeta la vita in tutte le sue forme.
Crisi ambientale e crisi climatica, ma anche la crisi epidemiologica, favorita dall’alterazione degli equilibri ambientali, e persino quella alimentare, sommandosi a quelle economico-finanziarie, sono le voci onerose del conto salato dell’antropocene che già da tempo, a partire dal primo rapporto del Club di Roma I limiti dello sviluppo (1972), attendavamo ci fosse presentato e che è arrivato in questo inizio del XXI secolo.
La sola possibilità che abbiamo per assolvere, e non senza difficoltà, il debito contratto, evitando che sia definitivamente compromesso il futuro delle nuove generazioni e il proseguo della vita sulla Terra, è l’adozione di un piano urgente globale per uno sviluppo sostenibile che affermi un nuovo sistema economico verde e che allo stesso tempo favorisca, non limitatamente allo spazio umano, il risanamento ambientale, un piano che possa compiere la transizione ecologia.
Ma cos’è concretamente la transizione ecologica? E in che misura può rappresentare una svolta fondamentale ai sensi tanto della riduzione dei rischi e della preservazione della vita (biodiversità)?
Un momento della tavola rotonda
La transizione ecologica è un progetto prioritario dell’Ue, un progetto “responsabile” che a differenza delle pianificazioni precedenti non è influenzato dall’ossessione produttiva che ha contraddistinto i discorsi e le pratiche occidentali. Ed è allo stesso tempo la best practice ecosostenibile, replicabile oltre i confini dell’UE, per una rivoluzione verde globale.
Espressione del recepimento dell’Accordo di Parigi del 2015, la transizione ecologica di fatto non è solo applicazione del Green Dealeuropeo per il conseguimento dei macro obiettivi della neutralità climatica, del ripristino della biodiversità, dell’adattamento ai cambiamenti climatici, della transizione verso l’economia circolare e la bioeconomia, ma è una strategia più ampia di sviluppo sostenibile che mira alla neutralità climatica entro il 2050, alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% entro il 2030 e che applica i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile globale, un progetto di sviluppo sostenibile che è suscettibile di produrre effetti sull’intero pianeta.
A partire da questa premessa lunedì 23 ottobre, per iniziativa dello Europe Direct di Catania e del Centro di Documentazione Europea dell’Università di Catania, con la collaborazione di docenti dei dipartimenti di Giurisprudenza e di Scienze politiche e sociali, nell’auditorium dell’ex Chiesa della Purità si è tenuto l’evento Futuro e competenze. La sfida della transizione ecologica.
In questa occasione – dopo i saluti di Salvo Zappalà, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Pinella Di Gregorio, direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali, e di Rosario Sapienza, responsabile accademico del Centro di Documentazione Europea - ha preso la parola Francesco Caudullo, responsabile documentalista del Cde di Unict, che ha aperto l’evento con una riflessione introduttiva sulla transizione ecologica.
In foto da sinistra Rosario Sapienza e Francesco Caudullo
A seguire i docenti Daniela Fisichella, con un intervento su “Capitale naturale e pensiero verde nell’Unione europea”, Marisa Meli sulla transizione ecologica dal punto di vista delle comunità energetiche, e Vincenzo Memoli con un contributo dal titolo “Ambiente ed opinione pubblica: il caso italiano”.
Spazio anche alle ricerche e ai progetti per il raggiungimento dell’obiettivo della transizione ecologica.
L’antropologa culturale Mara Benadussi ha presentato un progetto di ricerca sugli immaginari della transizione nel polo petrolchimico del siracusano, mentre Luca Ruggiero, docente di geografia economico-politica, ha relazionato sull’esperienza del progetto Horizon Biotraces per la difesa e la promozione della biodiversità nei contesti a rischio.
La project manager del JO Group Claudia Vittorio ha presentato il progetto She Founder per la transizione ecologica come nuova opportunità per l’imprenditoria giovanile in Europa, mentre Carlo Nicolais, vice presidente della multinazionale Maire Tecnimont ha affrontato il tema della transizione energetica come nuova opportunità per la mobilità e la riconversione industriale.