In Azerbaijan archeologi catanesi e azeri, guidati dal prof. Nicola Laneri, riportano alla luce un punto di ristoro delle popolazioni nomadi che migravano dal Caucaso verso occidente. E a dicembre Unict ospiterà la mostra internazionale “Da Babilonia a Baghdad: Sulle tracce di Hammurabi”
Una mensa di 3500 anni fa, con tutte le stoviglie di ceramica ancora sul posto, insieme agli alloggiamenti per i bracieri impiegati per cucinare il cibo: un punto di ristoro probabilmente utilizzato dalle popolazioni nomadi che si muovevano tra il bacino del fiume Kura e le montagne del Caucaso tra il 1500 e il 750 a.C. (Età del Bronzo Tardo e del Ferro Antico) per poi raggiungere i passi che permettevano loro di attraversare le montagne e muoversi verso occidente.
E’ la straordinaria scoperta effettuata da un team di archeologi diretto dal prof. Nicola Laneri, docente di Archeologia e Storia dell'Arte del Vicino Oriente Antico all’Università di Catania, e da Bakhtiyar Jalilov (Accademia delle Scienze di Baku) a Tava Tepe, nella regione di Agstafa nell’Azerbaijan occidentale.
Il ritrovamento è avvenuto nel corso della quarta missione di scavi, condotta grazie al contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies di Firenze e in collaborazione con l’Accademia delle Scienze dell’Azerbaijan, e con la partecipazione studiosi del CAMNES, dell’Università di Catania, della Scuola Superiore di Catania, della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Siracusa e del Dottorato nazionale in Heritage Science dell’Università La Sapienza di Roma.
L'area di scavo a Tava Tepe, nella regione di Agstafa nell’Azerbaijan occidentale
Di quella che si ipotizza fosse un’area dedicata al consumo rituale di pasti e di altri recenti rinvenimenti frutto delle campagne di scavi in Medioriente, il prof. Laneri ne parlerà venerdì 12 luglio sul palco del Naxos Archeofilm, festival internazionale del cinema archeologico, su invito di Gabriella Tigano, direttrice del Parco Naxos Taormina che organizza la manifestazione insieme con Firenze Archeofilm/Archeologia Viva e Fondazione Sebastiano Tusa. L’archeologo catanese è stato direttore del Hirbemerdon Tepe Archaeological Project (Turchia), ed è attualmente co-direttore del Ganja Region Kurgan Archaeological Project (Azerbaijan) e del Baghdad Urban Archaeological Project (Iraq), una fortunata campagna che ha portato alla scoperta, nella periferia di Baghdad, dello straordinario sistema di fortificazioni dell’antica città di Tell Muhammad dell’età di Hammurabi (periodo Paleobabilonese).
Durante il mese di scavi a Tava Tepe, il team ha scoperto infatti una straordinaria struttura in terra cruda a cerchi concentrici caratterizzata, al centro, da una cucina circolare con otto installazioni. Le tracce di focatura alla base degli alloggiamenti suggeriscono la cottura di pietanze all’interno dei numerosi contenitori di ceramica che sono stati ritrovati sparsi lungo il pavimento insieme a ciotole e bicchieri in ceramica brunita nera tipica del periodo, oltre a ciottoli lunghi e piatti che potevano servire per mescolare le pietanze.
In un angolo della cucina, si trovava uno spesso strato di cenere associato all’utilizzo della brace. Sempre all’interno della cucina sono stati trovati dei gettoni in argilla (tokens) con impronte digitali che potevano avere la funzione di ricevuta per ottenere la razione di cibo. Un altro forno si trovava nelle vicinanze della cucina principale e poteva essere associato ad altre cotture, ad esempio l’attività della panificazione.
L’intera struttura era caratterizzata da un’entrata monumentale con colonne lignee e tetto in incannucciata che doveva coprire l’intero complesso, data la presenza di numerose buche di palo che segnavano ancor di più la circolarità della struttura, dal diametro di ca. 15 metri.
Il circolo esterno era segnato da un altissimo numero di resti ossei di animali (bovini, ovini e suini) oltre che dallo scarto di vasellame ceramico che veniva deposto lungo il prospetto esterno del muro. Verosimilmente, il deposito rappresentava i resti dei pasti consumati all’esterno (forse mentre erano seduti sul muro/panchina), parte di un consumo condiviso e rituale di pasti tra i membri di comunità nomadiche.
La cerimonialità del luogo è infatti ipotizzabile grazie alla presenza di figurine umane poste in fosse votive e dal fatto che il tamburo centrale e l’ingresso della struttura (dove si trovava la cucina) fu poi sigillato con tutte le stoviglie grazie ad uno spesso strato di terra gialla compattata e alla costruzione di un circolo in terra cruda con diametro di circa due metri posto sulla sommità ricolmo di uno spesso strato di cenere.
L'archeologo Nicola Laneri
Grazie alle attività di scavo in cui è stato impegnato negli ultimi anni, il prof. Laneri si è affermato a livello internazionale con studi su ritualità funerarie e forme di religiosità delle società antiche - anche nell’ambito del progetto PRIN dal titolo Godscapes: Modeling Second Millennium BCE Polytheisms in the Eastern Mediterranean di cui è coordinatore nazionale -, e presto rientrerà nuovamente in Iraq per riprendere lo scavo archeologico del sito di Tell Muhammad, anche in prospettiva della mostra internazionale dal titolo Da Babilonia a Baghdad: Sulle tracce di Hammurabi.
La mostra sarà ospitata nei saloni del Museo dei Saperi e delle Mirabilia sito nel Palazzo centrale dell’Università di Catania, a partire dal prossimo 6 dicembre, in collaborazione con la Fondazione Oelle e il Centro Chronoi della Freie Universitat di Berlin e con il coordinamento della delegata al Simua, prof.ssa Germana Barone.
Una parte dei ritrovamenti nell'area di scavo a Tava Tepe, nell’Azerbaijan occidentale
La mostra allestita nel ‘cuore’ del capoluogo etneo si aprirà con una conferenza internazionale dedicata alle molteplici vite di Hammurabi con la partecipazione dei massimi esperti del periodo Paleobabilonese e ripercorrerà lo straordinario periodo del sovrano babilonese che modificò radicalmente la società mesopotamica nell’ambito dell’arte, delle scienze e del modo di concepire la dimensione religiosa.
Sarà inoltre l’occasione per approfondire le scoperte della missione archeologica dell’Università di Catania nel sito di Tell Muhammad. Il percorso espositivo prevede la presenza di oggetti provenienti dalle collezioni del British Museum, del Pergamon e dei Musei Reali di Torino oltre che ad una riproduzione 1:1 della famosa stele con il Codice di Hammurabi custodita al Museo del Louvre che ne ha concesso la stampa 3D.
L'area di scavo di Tell Muhammad, dove è stata riportata alla luce una parte della cinta muraria del periodo di Hammurabi