Un Maestro di Vita e di Università

Al dipartimento di Giurisprudenza è stato ricordato il past preside Enzo Zappalà in occasione del convegno “Il rito penale tra garanzie, tutele e istanze securitarie” 

Maria Carmela Liuzzo Scorpo

Giurista, docente e preside, ma soprattutto uomo di grande umanità e visione.

Sono i tratti caratteristici che tutti gli intervenuti hanno più volte ripetuto ricordando il prof. Enzo Zappalà in occasione del convegno Il rito penale tra garanzie, tutele e istanze securitarie che si è tenuto nei giorni scorsi nell’aula magna di Villa Cerami, sede del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Catania.

La cerimonia, organizzata per l'anniversario della sua scomparsa, ha permesso di ricordare, non solo il contributo scientifico e accademico del docente, ma anche la sua capacità di creare una comunità basata sul dialogo e sulla condivisione.

Il rettore Francesco Priolo ha aperto la commemorazione ricordando la figura di Zappalà «come un punto di riferimento per gli studenti e per i colleghi». «Ha trasformato l’università in una comunità viva, dove il confronto e lo scambio umano erano alla base dell'apprendimento. L’università non è fatta di muri, ma di persone», rimarcando l'importanza di proteggere il valore educativo in un'epoca in cui il profitto e la bassa qualità rischiano di compromettere il futuro dei giovani.

«Voglio ricordare Enzo Zappalà, docente di questo dipartimento, allora facoltà, e preside per quasi un decennio – ha aggiunto -. È partito da lui il progetto del Polo di via Roccaromana che ospita tantissimi studenti del dipartimento, così come la bellissima sede della ex chiesa della Purità. Ha fondato e diretto poi il Centro di ricerca d’ateneo sulla giustizia dei minori e della famiglia, attualmente diretto dalla prof.ssa Vania Patanè e ad oggi a lui intitolato».

«Oltre alla parte professionale, posso ricordare il manuale di diritto processuale penale scritto con Delfino Siracusano, Antonino Galati e Giovanni Franchina», ha detto in chiusura di intervento.

Un momento dell’intervento del rettore Francesco Priolo. In foto, da sinistra, Giuseppe Speciale, Salvatore Zappalà e Aurelio Mirone

Un momento dell’intervento del rettore Francesco Priolo. In foto, da sinistra, Giuseppe Speciale, Salvatore Zappalà e Aurelio Mirone

«Oggi siamo riuniti in questa aula magna, quella che era la sua, con questo quadro di Guccione che ha fortemente voluto. Mi trovo oggi ad essere il direttore del dipartimento di cui è stato preside lungamente e in quegli anni ha cambiato la sua dimensione, i rapporti, la maggiore facilità di incontro e di confronto», ha detto il prof. Salvatore Zappalà.

«Enzo ha vissuto questo come la sua comunità, dando vita insieme a colleghi di altri dipartimenti a iniziative di carattere politico per il cambiamento, attraverso la creazione di centri interdipartimentali – ha aggiunto -. Lui credeva nel dialogo e il dialogo è, infatti, il cuore della nostra attività. Il dialogo è il metodo attraverso il quale la scienza progredisce.

Credo che il messaggio di essere comunità attraverso questo evento, organizzato in occasione dell’anniversario della sua morte, rappresenti il seme più bello che lui avrebbe voluto vedere, cioè il fatto che, riusciamo ancora oggi, in questo dipartimento, che è il suo dipartimento a essere comunità».

«È stato anche maestro di vita in quanto capace di dare a tutti noi indicazioni su come bisogna stare al mondo sapendo che si vive in comunità, quindi insieme agli altri, per gli altri, cercando di offrire e fornire un servizio», ha spiegato Salvatore Zappalà.

In foto Giuseppe Speciale e Salvatore Zappalà

In foto Giuseppe Speciale e Salvatore Zappalà

La carriera accademica e professionale di Enzo Zappalà è stata ricordata dal prof. Giuseppe Speciale. Dal suo ruolo di assistente volontario fino alla nomina a preside nel 1997, e come ha precisato il docente, «Enzo era una figura curiosa, vivace e stimolante, capace di promuovere progetti innovativi con uno stile collegiale». «Molti dei successi dell'Università di Catania sono dovuti alla sua visione e al suo instancabile lavoro per creare strutture all’avanguardia».

«Ricordo benissimo, allora ero un giovane ricercatore dottorando, il colloquio avuto con il preside Enzo Zappalà dopo aver vinto il concorso di ricercatore nel 1998 – ha detto il prof. Aurelio Mirone -. Così come ricordo in quel breve periodo in cui io sono stato in questo dipartimento, mentre lui era preside, le sue doti di equilibrio, di saggezza e di capacità di dialogo. Dobbiamo a Enzo la nascita della Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali proprio sotto la sua presidenza».

A seguire il lungo intervento di Mario Chiavario, docente emerito in Procedura Penale nell'Università di Torino, e amico personale di Enzo Zappalà nella sua lunga carriera accademica. Una toccante testimonianza di amicizia lunga oltre cinquant'anni, sviluppatasi in un contesto accademico e professionale che ha segnato profondamente entrambi.

In foto il prof. Enzo Zappalà

In foto il prof. Enzo Zappalà

Chiavario ha raccontato il primo incontro con Zappalà nel 1968, un’occasione formale legata a una prova di libera docenza, ma che pose le basi per un rapporto di reciproca stima e collaborazione. «L'immagine che ne emerge è quella di un uomo umile e affabile, capace di affrontare con serenità e intelligenza anche le questioni più complesse», ha detto il docente in videoconferenza.

Il racconto si snoda attraverso ricordi di un percorso condiviso, non solo nel campo accademico, ma anche nella vita privata, dove le rispettive famiglie si sono frequentate e unite, condividendo momenti felici tra la Sicilia e il Piemonte. Enzo Zappalà viene descritto come «un giurista di grande competenza e un educatore attento, particolarmente dedito alla formazione dei giovani, un uomo che non ha mai perso la passione per il dialogo e l’ascolto, anche nei confronti degli studenti più difficili».

«Il contributo di Zappalà alla revisione del codice di procedura penale del 1988 rappresenta un altro capitolo importante della sua vita professionale», ha detto Chiavario evidenziando come Enzo, pur arrivato nella fase finale del processo, si fosse «subito integrato nella commissione, dimostrando spirito collaborativo e senso critico, senza mai rinunciare ai suoi principi e senza cedere all’amarezza per le difficoltà che incontrava la nuova legislazione». «Questo atteggiamento riflette una coerenza profonda, unita a una disponibilità al dialogo, che emerge anche nella sua partecipazione ad associazioni accademiche», ha aggiunto.

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In foto da sinistra Renzo Orlandi, Vania Patanè e Giulio Illuminati

Infine Chiavario ha offerto un ritratto di Zappalà come «uomo sensibile e attento alle problematiche sociali, ricordando il dono di un libro, Fratelli migranti, che sintetizza i valori di fraternità e indignazione contro le ingiustizie».

«Valori che – ha ribadito il relatore - sono sempre stati al centro del loro rapporto. Zappalà non solo ha lasciato un segno indelebile nell’ambito giuridico e accademico, ma ha anche incarnato una visione del mondo solidale e aperta, sempre dalla parte dei più deboli».

Tutti gli intervenuti hanno ricordato la capacità di Zappalà di unire competenze accademiche e umanità, contribuendo a migliorare l'intero sistema universitario italiano. La sua dedizione alla giustizia minorile e al diritto penale ha lasciato un segno indelebile, tanto che il centro di ricerca dell'ateneo catanese è stato a lui intitolato.

Enzo Zappalà, nel suo lungo percorso accademico, ha saputo creare non solo istituzioni di sapere, ma anche relazioni umane profonde e durature. Le parole dei suoi colleghi e amici, in questa commemorazione, restituiscono l’immagine di un uomo che ha saputo trasformare la comunità accademica in una vera e propria famiglia, e il cui lascito continua a essere una fonte di ispirazione per le future generazioni di studenti e ricercatori.

I lavori sono proseguiti con una seconda giornata di studi. Tra i relatori (in foto) il prof. Ferruccio Tommaseo dell'Università di Verona, la dott.sa Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i minorenni di Messina, il prof. Angelo Zappulla dell'Università di Catania, il prof. Giuseppe Di Chiara dell'Università di Palermo, e il prof. Santo Di Nuovo dell'Università di Catania. 

Relatori seconda giornata