Dove la voce umana si fa veicolo di bellezza assoluta e senza tempo, al Teatro greco-romano di Catania: Diana Damrau
Ultimo appuntamento dell’edizione 2024 del Festival dei Teatri di Pietra conclusasi con il concerto del celebre soprano tedesco Diana Damrau, nello scenario suggestivo del Teatro romano di Catania, accompagnata e sostenuta dall’Orchestra Filarmonica della Calabria sotto la direzione di Pavel Baleff.
Un programma incentrato sul repertorio belcantistico, che rappresenta una delle fasi più raffinate e tecnicamente impegnativa della storia dell’opera lirica; stile musicale che dà spazio alla centralità della voce, eleganza melodica, virtuosità vocale che esplorano temi d’amore, del destino e l’onore.
Un momento dello spettacolo
Spettacolo esposto da Enrico Stinchelli che ha saputo evocare l’anima e il genio di Vincenzo Bellini, sottolineando il legame indissolubile tra il compositore catanese e la città etnea, ricordando come le sue melodie abbiano lasciato un segno nella storia dell’opera tessendo un filo invisibile tra le epoche e rendendo omaggio a un patrimonio musicale che continua a risuonare.
Non sono mancati i riferimenti alla leggendaria Giuditta Pasta, musa ispiratrice di Bellini per la quale compose alcune delle sue arie più celebri, e a Maria Callas, la cui interpretazione profonda delle opere belliniane ha raggiunto vette ineguagliabili. Diana Damrau, in questo, ha saputo incarnare lo spirito del tributo, interpretando con maestria il cantabile della cavatina Casta Diva e Ah! Bello a me ritorna di Norma, e con voce cristallina ricca di pathos l’Aria di Giulietta in Capuleti e Montecchi. Segue, un piccolo intermezzo con l’interpretazione da parte del Coro Lirico Siciliano in Puritani e Sonnambula.
Un momento dello spettacolo
La presentazione procede, dedicando parole commosse ai grandi compositori del melodramma quali Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gaetano Donizetti che hanno plasmato l’identità operistica italiana, tracciando un parallelo tra il dramma verdiano e l’eleganza melodica donizettiana che, Diana Damrau ha dimostrato nell’interpretazione della Cavatina di Norina Quel guardo il cavaliere in Don Pasquale, e in un breve duetto di Traviata creando un ponte tra tradizione lirica e nuove sensibilità.
Si torna a dare spazio al Coro Lirico Siciliano con Va, pensiero dal Nabucco di Verdi, e all’orchestra, con alcuni passi in Pagliacci di Leoncavallo.
Non sono mancati i momenti di leggerezza, in cui Diana Damrau ha saputo gingillarsi con il pubblico sfoggiando agilità vocale e personalità teatrale irresistibile, come in Quando men vo della Bohème, La Tarantella di Rossini e Meine Lippen di Lehár.
Un momento dello spettacolo
Non solo il passato della lirica, ma anche il presente e il futuro della musica sono stati toccati nel discorso di Enrico Stinchelli, che ha voluto rendere omaggio a Nicola Piovani, La vita è bella e Ennio Morricone, sottolineando come il maestro romano, pur operando principalmente nel campo della musica da film, abbia saputo creare composizioni che trascendono il tempo, diventando patrimonio comune di emozioni condivise come l’accostamento ai grandi operisti quali Puccini è stata una scelta audace e intelligente, che ha messo in luce la continuità e l’evoluzione dell’arte musicale italiana.
A conclusione del Festival dei Teatri di Pietra, Diana Damrau con l’interpretazione di O mio babbino caro dall’opera Gianni Schicchi ha superato ogni aspettativa, confermandosi una delle voci più straordinarie del nostro tempo, ricevendo non solo l’entusiasmo, applausi calorosi e standing ovation del pubblico presente, ma anche un premio consegnato da Francesco Costa e Alberto Munafò del Coro Lirico Siciliano.
Un momento dello spettacolo