Turi Zinna è Tifeo, mostruoso esempio di essere umano

Concluso il progetto Dreamaturgy Zone: D.e-Mo 2023, ideato dalla compagnia Retablo per “Palcoscenico Catania

Rita Re (foto di Stefania Mazzara)

Si è concluso con uno sguardo alla mitologia il progetto Dreamaturgy Zone: D.e-Mo 2023, ideato dalla compagnia Retablo per Palcoscenico Catania. La bellezza senza confini. Protagonista dello spettacolo andato in scena in Via del Principe è stato Tifeo, il mostro con cento teste di belve feroci che, secondo il mito, sorregge la Sicilia.

Sullo stilema di Psicosi delle 4 e 48 della drammaturga britannica Sarah Kane, Turi Zinna, autore e interprete dello spettacolo nonché regista insieme a Federico Magnano San Lio, compie un viaggio dentro la psiche di questo temibile e terribile mostro, passando attraverso il tentativo di uno psicanalista, Cadmo, di renderlo innocuo, trattando come ‘malattia’ la sua stessa natura mostruosa.

In Tifeo. Il Tradimento dell’orecchio incontriamo, dunque, il mostro, rinchiusa in un luogo indefinito che potrebbe essere un carcere, un manicomio, una qualsiasi stanza o la sua mente. Il vecchio Tifeo non riesce più a incutere terrore, a destabilizzare l’intero universo come fece ai tempi dell’insurrezione contro l’Olimpo, quando si lanciò all’assalto del cielo e riuscì perfino a imprigionare Zeus. Continua a sentire le voci delle sue cento teste feroci di belva, ma la sua vis rivoluzionaria è stata disanimata dal dottor Cadmo, che lo cura con lo scopo di normalizzare la bestia. Lo tratta come un errore della natura, un caso psichiatrico.

Turi Zinna interpreta Tifeo

Turi Zinna interpreta Tifeo

In entrambi i ruoli è impegnato lo stesso Zinna: ripreso da un device che ne proietta l’immagine sul velatino installato sul proscenio appare nelle vesti di Cadmo, riproducendo l’ormai nota dinamica di un incontro di psicanalisi da remoto. Una voce e un’immagine del tutto diverse quelle di Zinna-psicanalista che, a telecamera spenta, torna a essere il mostro, in carne e ossa, con il suo aspetto e la sua voce terrifici.

Intriso di citazioni, da Sgalambro alle riflessioni sulla filosofia del terrore, il mito di Tifeo riletto da Zinna diventa di un’attualità disarmante. Una rivisitazione totalmente libera della storia mitologica, che si presta a incarnare i dubbi e le controversie dell’animo umano e della società tutta.

Lo spettacolo nasce nel 2015 e oltre alla drammaturgia, frutto di un intenso lavoro di adattamento e riscrittura, ne è protagonista l’allestimento: «Faccio uso di tecnologia un po’ spinta, software che interagiscono tra loro» ci racconta l’autore e interprete. «Isadora, uno dei più tradizionali software per la manipolazione di fonti multimediali, interagisce con un altro software di riproduzione musicale. Io con la voce e con il corpo vengo percepito da un sensore che manipola, attraverso i miei movimenti e le mie battute, anche l’ambiente scenico».

Turi Zinna interpreta Tifeo

Turi Zinna interpreta Tifeo

Marchio di fabbrica delle produzioni di Zinna è proprio l’uso della tecnologia che risponde all’esigenza di creare un teatro neo – neo realista, in cui si raccontano storie, vicende e situazioni reali: «Utilizzare la tecnologia è ciò che facciamo tutto il giorno, tutti, anche inconsapevolmente. Questo, non si sa bene perché, in scena, negli allestimenti tradizionali, scompare, viene eluso. Raramente si interpreta quello che siamo realmente nel nostro essere estensione della tecnologia. Sarebbe importante farlo anche da un punto di vista critico, di osservazione dall’esterno, per vederci come siamo». 

L’effetto finale di questo complesso tentativo di coniugare teatro e tecnologia è uno spettacolo inafferrabile, dove la realtà in cui viviamo, alterata dagli effetti speciali, ci sembra estranea e spesso eccessiva. Diventa una realtà in cui da pubblico non ci si riconosce, e dove un protagonista in carne e ossa appare imprigionato in un cubo tecnologico, da cui gestisce (e a sua volta è gestito) linee, forme, colori e suoni distopici. Tifeo, seduto a cavallo di una scala di ferro che ne fa un gigante, si dimena per trovare risposte, per trovare salvezza, per trovare pace.

Turi Zinna interpreta Tifeo

Turi Zinna interpreta Tifeo

Tra voci terrifiche, incontri psicanalitici on-line, sogni e deliri, la belva rimane rinchiusa nella sua gabbia, schiava di sé stessa per volere di un altro. Che sia un paziente psichiatrico o un mostro dalle cento teste di belva, il suo destino di immobilità e impossibilità di fuga è segnato. Il peso della terra lo opprime, le sue larghe braccia che sorreggono Peloro e Pachino, e il volto, schiacciato dal nostro vulcano, sono generatori di terremoti e distruzione ad ogni più piccolo sussulto, o ad ogni più impercettibile tentativo di liberarsi.

Un teatro che non dà risposte, che racconta ‘cose vecchie’ che ci sembrano nuove perché non riconosciamo come nostro il linguaggio attraverso cui ci vengono mostrate. Un teatro che stranisce lo spettatore perché, nella sua dimensione primordiale di riflesso della vita di ognuno, ci trova impreparati a specchiarci nella condizione di ingabbiati in un mondo tecnologico e artificiale, un mondo che tentiamo di eludere e travestire. Quel mondo virtuale pieno del rumore dei rigurgiti dei ‘mostri’ che tutti noi abbiamo dentro, e che, invece di riconoscere e affrontare, mascheriamo dietro muti ma spesso assordanti selfie di circostanza.