Tra personaggi e grandi strutture: il "caso" Cleopatra

Aldo Schiavone, storico e saggista, è intervenuto alla Scuola Superiore di Catania sul rapporto tra personaggi e processi storici e sull’intrigante e affascinante figura della regina egizia

Gabriele Cristiano Crisci (foto di Micaela Rodriguez)

Meretrix regina. Questo è uno dei tanti epiteti – se così si può definire – attribuito a Cleopatra. Una figura misteriosa, incompresa e connotata (quasi) esclusivamente in maniera negativa. L’ultima regina tolemaica ha ricoperto altresì un ruolo fondamentale nelle sorti del nascente Impero Romano. Alleata e amante prima di Cesare poi di Antonio, aveva cercato di dare nuova forma all’egemonia romana tentando di spostare a Oriente il cuore politico e culturale di quest’ultima.

Ha avuto luogo nei giorni scorsi, nei locali della Scuola Superiore di Catania, il ‘colloquium’ dal titolo Raccontare la storia: personaggi o strutture? A proposito di Cleopatra, che ha visto Aldo Schiavone – eminente studioso e storico italiano tra i più tradotti nel mondo – confrontarsi con un importante quesito: quali sono le operazioni preliminari per raccontare la “storia”, intesa sia come res gestae, sia come historia? Mettere al centro i personaggi, presentati nella loro irripetibile singolarità, o i grandi disegni economici, sociali, mentali, che ne muovono le sorti?

Presentando brevemente l’ultimo libro di Schiavone, dal titolo Cleopatra. Una donna, Daniele Malfitana, Presidente della Scuola Superiore, ha sottolineato come l’autore «abbia saputo raccontare la storia di Cleopatra da divulgatore, rendendo il suo libro smart, moderno».  In quest’ultimo Schiavone ripercorre i momenti cruciali della vita della regina egizia: dalla notte prima della battaglia di Azio fino al suicidio ad Alessandria, nel palazzo dei Tolomei.

Schiavone cerca di «rendere la scienza dell’antichità dialogante con l’oggi», ha spiegato Marina Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. «Cleopatra non ha bisogno di genders studies», ha continuato la docente, evidenziando come l’ultima erede della tradizione ellenistica abbia rivestito un ruolo di primaria importanza negli assetti di potere del mondo antico, del quale risuona l’eco ancora oggi.

In foto da sinistra Orazio Licandro, Aldo Schiavone, Daniele Malfitana, Marina Paino, Luciano Mandolfo

In foto da sinistra Orazio Licandro, Aldo Schiavone, Daniele Malfitana, Marina Paino, Luciano Mandolfo

Le vicende narrate nel libro del professore Schiavone si snodano all’interno di una struttura diatopica e diacronica che presuppone sullo sfondo un impianto teorico di grande rilievo, proprio di «uno dei più grandi storici nel panorama italiano e internazionale», come ha rilevato Luciano Mandolfo, allievo della classe di Scienze umane e sociali della Scuola Superiore.

«Abbiamo ancora bisogno della storia?», si è interrogato Orazio Licandro, docente di Diritto romano e Diritti dell'antichità nell'ateneo catanese. E ha aggiunto: «In un’epoca in cui la scrittura sembra perdere la propria forza evocativa, quanto è importante saper raccontare la storia? Qual è il nesso tra i personaggi e le sovrastrutture che stanno alla base degli avvenimenti storici?».

Ed è proprio da quest’ultimo quesito che ha preso le mosse la dissertazione di Aldo Schiavone

Dopo la lettura del caso clinico freudiano L’uomo dei lupi e dell’interpretazione che ne dà lo storico Carlo Ginzburg, e passando attraverso le parole di Jacques Revel, siamo approdati a una deduzione fondamentale: «la singolarità è in funzione dell’insieme, non in alternativa – ha spiegato il professore Schiavone –, poiché solo quest’ultimo garantisce lo statuto del dettaglio».

La difficoltà sta, quindi, nel modo in cui si collocano le vicende umane, cioè le storie dei singoli uomini, all’interno delle macrostrutture che governano l’agire di quest’ultimi. «La rappresentazione della storia è essa stessa storia o è frutto dei nostri modelli mentali?», si è chiesto Schiavone. «La risposta a questa domanda – ha ripreso lo storico – sta in ciò che in fisica viene chiamato realismo dipendente da modelli»: non esiste alcun concetto di realtà che sia indipendente dall’interazione tra i nostri schemi (mentali, cognitivi, culturali, ecc.) e gli eventi storici che accadono in un determinato luogo e in una determinata epoca.

Un momento dell'intervento dello storico Aldo Schiavone

Un momento dell'intervento dello storico Aldo Schiavone

«Passare dal dettaglio all’insieme presuppone una pluralità di tempi – ha spiegato Schiavone – poiché le strutture si muovono con velocità diverse rispetto alle individualità». Affiora un gioco di scale tale per cui gli avvenimenti del passato e i personaggi che ne sono protagonisti devono essere letti alla luce di categorie storiche differenti da quelle odierne. 

Un esempio di ciò è dato dalla «dualità tra Occidente e Oriente: il primo rappresentato da Cesare, il secondo da Cleopatra», ha puntualizzato nel suo intervento il professore Orazio Licandro. Già la stessa definizione di Oriente non ammette la complessità di significato che nel mondo antico aveva tale termine, dall’Oriente giudaico a quello ellenizzato, dall’Oriente persiano a quello indiano.

In Cleopatra viveva un Oriente che avrebbe potuto fare da custode e garante dell’asse politico e culturale dell’Impero Romano. Fare, cioè, dell’Egitto la guida di un sistema egemonico integrato in quello romano. In piena conformità all’imitatio Alexandri, «è stata Cleopatra a instillare in Cesare il desiderio di unire Oriente e Occidente – ha rilevato Aldo Schiavone – per poi affidare tale disegno, dopo la morte del generale romano, ad Antonio».

Nel ricostruire la vita della regina tolemaica risulta difficile delinearne il profilo tramite le fonti che possediamo poiché è stata vittima di un duplice pregiudizio storiografico, che avrebbe condizionato anche le ricostruzioni di molti storici moderni, tra cui Theodor Mommsen e Ronald Syme. Da un lato, infatti, disponiamo solo della versione degli eventi descritti da parte dei vincitori, che hanno confinato la densità umana e storica di Cleopatra in quella propria di chi è stato sconfitto

Dall’altro lato, la difficoltà maggiore: far riemergere Cleopatra dalle torbide acque nelle quali già la storiografia antica l’ha fatta affondare in quanto donna. Su quest’ultimo punto si è concentrato Aldo Schiavone nell’intervista che ci ha concesso.

La video intervista