Il racconto di Giorgia Coco, dottoranda del Disum con un progetto di ricerca su arti performative e media digitali
Sperimentare e approfondire il rapporto fra vecchi e nuovi media nelle produzioni artistiche performative. Temi su cui per tre giorni si sono confrontati responsabili di aziende, studiosi, artisti e visitatori negli affascinanti spazi della Lavanderia a Vapore - Centro di Residenza per la Danza di Collegno in occasione dei Torino Onlive Campus.
Ma quali nuove esperienze artistiche hanno incuriosito i partecipanti? Che cosa ci riserva il futuro attraverso il rapporto fra tecnologie e teatro?
foto di Valeria Civardi
Un nuovo palcoscenico per differenti ‘attori’ e pubblici
I Torino Onlive Campus si sono svolti negli spazi riconvertiti di un antico Istituto di salute mentale che hanno fatto da ‘palcoscenico’ all’evento dedicato alle nuove frontiere della creatività artistica in ambito performativo. All’interno di questo luogo così simbolico si è svolto l’incontro fra diversi ‘attori’ (aziende, studiosi e istituzioni) e ‘pubblici’ di ogni genere (tecnici, studenti e curiosi) accomunati però dall’interesse verso la sperimentazione. Il comitato scientifico che ha organizzato la manifestazione – presieduto da Simone Arcagni dell’Università di Palermo e composto da molti docenti che lavorano al rapporto fra media digitali, audiovisivi e discipline dello spettacolo – ha sviluppato una proposta eterogenea che invita a riflettere su rischi e possibilità delle nuove tecnologie applicate alle perfoming arts.
Comprendere i riflessi dei nuovi prodotti tecnologici a partire dal loro uso in ambito performativo significa prima di tutto lavorare a una diversa forma di contatto. Prima dell’inizio dei lavori non a caso ai visitatori è stata offerta la possibilità di testare dei prodotti in Realtà Virtuale (VR). Nell’atrio dell’edificio della manifestazione ciascun partecipante poteva scegliere di sedersi a dei tavoli dedicati alla presentazione di prodotti VR realizzati sia da aziende pubbliche e private che da enti non profit.
Un primo invito alla scoperta, all’incontro e allo scambio di conoscenze tecniche per i meno esperti e di approfondimento per gli studiosi. Ogni spettatore ha così avuto modo, per esempio, di testare la soggettiva immersiva (cioè la visione a 360° gradi in prima persona) attraverso le videoproduzioni dell’azienda Impersive o avere un assaggio dello spettacolo sperimentale Il Labirinto del Teatro dell’Argine, opera immersiva, itinerante e interattiva che supera la tradizionale fruizione frontale teatrale in favore di un linguaggio che interseca teatro, cinema, realtà virtuale e gaming.
Mediazione tecnologica e nuove forme di esperienza
L’intenso programma di produzioni e talks organizzato da Fondazione Piemonte dal vivo (diretto da Matteo Negrin) ha preso il via con l’intervento della vicepresidente della Film Commission Torino, la docente Giulia Carluccio, che con la sua presenza ha reso testimonianza del connubio proficuo possibile tra cinematografia e performance dal vivo.
Al centro dei lavori il network Arti Digitali dal Vivo, fondato dai docenti Anna Maria Monteverdi (Università di Milano Statale) e Antonio Pizzo (Università di Torino), di cui fanno parte anche i docenti Vittorio Fiore e Stefania Rimini e la dottoranda Giorgia Coco dell’Università di Catania. Alla platea di studiosi, curiosi e imprenditori è stata presentata la mission del collettivo per il quale solo attraverso occasioni di incontro e riflessione, aperti anche al pubblico, è possibile interrogarsi sulle dinamiche messe in atto dall’utilizzo delle nuove tecnologie in ambito scenico.
Per questo hanno regalato ai partecipanti un intervento video di Luciano Floridi. Fra le tante riflessioni del filosofo sottolineiamo soprattutto un passaggio saliente sul rapporto che intercorre fra i diversi tipi di mediazione tecnologica, a cui siamo esposti anche tramite l’arte, e il cambiamento delle nostre esperienze nella fruizione delle opere e di riflesso nella nostra quotidianità. Tema ribadito e rivitalizzato dalle parole di Carlo Infante, docente di Performing Media e fondatore di Urban Experience, associazione di promozione sociale creata nel 2010 ma attiva nel campo della sperimentazione performativa già dagli anni Ottanta.
Riflettendo sulla nuova figura dello spettatore spesso coinvolto attivamente nello spettacolo, Carlo Infante ha invitato l’uditorio a spostare l’attenzione dalla digitalizzazione (la trasformazione di contenuti analogici in digitali) alla digitalità ovvero la metamorfosi che la trasmissione digitale dei contenuti più vari ha operato in noi e nel nostro universo percettivo e relazionale.
La prima giornata si è conclusa con due perfomance. La prima, DANCEtheDISTANCE. Virtual Touch&Trail della coreografa Ariella Vidach, è uno studio in cui tre danzatori, attraverso altrettanti avatar, entrano in ‘contatto’ virtualmente in uno spazio condiviso. La seconda performance, invece, Cosmogony, è una live digital performance (ovvero uno spettacolo digitale dal vivo), della compagnia Gilles Jobin che ha dato un assaggio delle possibili sperimentazioni fra reale e digitale con una danza a tre realizzata in contemporanea fra Ginevra e parallelamente nel Metaverso.
Innovazioni fra sviluppi creativi e difficoltà
Durante il secondo giorno il fittissimo programma di talks - e in questo concordiamo con Carlo Infante, il quale ha evidenziato l’eccesso di proposte e invita, piuttosto, ad una «ecologia della mente che sottragga rumore informativo» - si è dato modo ai partecipanti di ricevere nuovi stimoli di riflessione e informazioni tecniche sui vari ambiti applicativi degli strumenti digitali.
Fra gli altri Giuseppe Rizzo (professore aggiunto al Politecnico di Torino e responsabile del programma di ricerca AI4People Fondazione Links) ha presentato Sally, una tecnologia innovativa che si propone di aggiungere uno spazio visivo all’esecuzione concertistica.
Molti degli interventi sul piano strategico hanno acceso i riflettori sul tema dell’accessibilità (da parte dei pubblici distanti geograficamente o con deficit motori o/e di altra natura) e della sostenibilità economica (da parte delle realtà produttive). Paolo Giovine (imprenditore e docente presso l’Università di Torino) a tal proposito ha puntato l’attenzione sulle insidie che le proposte culturali che includono forti investimenti tecnologici possono comportare se non ben calibrate alle esigenze e caratteristiche del mercato.
Alcune realtà infatti che lavorano nel campo (come Ater Balletto, Teatro dell’Argine e la catanese Retablo) hanno esposto, in un intervento comune, tre diverse prospettive in merito alle difficoltà che presenta l’innovazione tecnologica, ricordando quanto sia complesso definire e incasellare nelle classi proposte dai sistemi di finanziamento nazionali, opere crossmediali (che attingono cioè trasversalmente al linguaggio del teatro, del video, della danza, del video e altri).
Enrico Gentina (curatore di TEDx Torino) di converso, ha riportato lo sguardo sul ruolo dell’artista quale motore dello sviluppo creativo per la tecnologia.
Sulla scia dei temi sviluppati la seconda giornata si è conclusa con la performance Toxic garden. Dance, Dance, Dance dell’artista digitale Kamilia Kard, vincitrice del Bando Residenze Digitali 2022. Partendo dal tema delle relazioni tossiche che possono svilupparsi anche in ambienti virtuali, la Kard ha lavorato sulla piattaforma di videogiochi online Roblox (la più popolare del Metaverso) creando un giardino dai colori psichedelici in cui l’avatar dell’artista e quelli degli spettatori (a cui preventivamente era stato chiesto di registrarsi sull’app tramite scansione di QRcode) danzavano insieme.
All’evento si poteva, quindi, partecipare seguendo la regia virtuale live dell’evento dallo smartphone e, contemporaneamente, in teatro. Il codice di movimento coreografico degli avatar è stato sviluppato dalle quattro danzatrici (Federica Rignanese, Francesca Picca Piccon, Aurora Mecca e Giada Zilio) che hanno collaborato con la Kard durante la residenza creativa di cui è stata vincitrice e inserito in un sistema di elaborazione algortimica.
Che cosa ci riserva il futuro?
Grandi aspettative vengono sicuramente riposte nella VR. Ne è una prova la Virtual Room installata durante i tre giorni. Fra le esperienze immersive offerte nella sala a diposizione del pubblico citiamo Hydrocosmos diretto da Milad Tangshir, un viaggio tra voci, suoni e colori sul tema dell’acqua e/o della sua mancanza; e Il Purgatorio di Dante Alighieri per la regia di Federico Basso con voce narrante dell’attore e doppiatore Francesco Pannofino. Le due opere sono rappresentative delle infinite declinazioni che questa tecnologia offre sia alla ricerca teatrale sperimentale sia alle opere con aspirazioni mainstream.
All’interno della programmazione ricordiamo anche l’installazione coreografica partecipativa in realtà mista re-FLOW PORTRAITS della compagnia COORPI & MØZ. In questa opera alcuni video posti in circolo all’interno di uno spazio illuminato solo da luci bluastre, riproducevano immagini di donne e uomini che danzavano. Tra gli schermi si muoveva una performer per invitarci a prendere parte al ballo virtuale collettivo. Forse per timidezza o per poca dimestichezza pochi si sono però lasciati invogliare dalla danza. Proprio allo scopo di rendere maggiormente partecipativo l’evento della Torino OnLive Campus all’interno degli stessi spazi sono stati offerti anche due laboratori con tematiche specifiche sul Metaverso e l’Intelligenza Artificiale (AI).
L’attenzione alla compartecipazione e alla collaborazione tra i diversi ʻattoriʼ di questa manifestazione è stata evidente nella proposta del palinsesto dell’ultima giornata che ha previsto quattro tavole rotonde tematiche. Artisti, aziende e accademici si sono potuti confrontare sulle criticità ma anche sulle proposte per un prossimo futuro. Sicuramente alla base c’è la necessità e la volontà di un confronto continuo e di una maggiore collaborazione tra comparti che spesso, mossi da esigenze diverse, possono però percorrere obiettivi comuni soprattutto verso un percorso di internazionalizzazione delle esperienze creative.
Tra le proposte avanzate – ha ricordato Simone Arcagni – vi è la possibilità di dar seguito alla realizzazione di un Nuovo Libro Bianco (sulla falsa riga del Primo Libro Bianco sulla VR Immersi nel futuro, progetto promosso dalla RAI) interamente dedicato alla Performance e alle Nuove Tecnologie e l’istituzione di un Osservatorio, un luogo di monitoraggio e proposte.
A dare una stimolante conclusione all’evento è stato anche il lucido intervento del professore Luciano Argano (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Roma Tre). Lo studioso ha focalizzato l’attenzione su alcuni spunti su cui varrà la pena soffermarsi anche in futuro: sulla crisi delle classificazioni delle tradizionali definizioni delle arti e dei media; sulla necessità di una maggiore alfabetizzazione tecnologica del comparto artistico; e su una maggiore attenzione e flessibilità dei sistemi di finanziamento, anche in virtù della natura mutevole delle pratiche artistiche; e, infine, sul bisogno reale di rinnovare l’insegnamento del Teatro nelle Università, immaginando proposte che non seguano il principio storico di approccio alla materia.
L’evento ha avuto il merito di mostrare lo stato dell’arte nazionale in riferimento alle tecnologie, la cultura e l’intrattenimento. In Italia siamo in un momento fertile, di working progress e di gravi mancanze. Gli alti costi di produzione meriterebbero sforzi maggiori di investimento nelle creazioni di adeguate reti di distribuzione. In questo la collaborazione con le istituzioni accademiche potrebbe rappresentare una forma virtuosa di osmosi tra pratica artistica e riflessione teorica in favore di una restituzione al cittadino.
foto di Valeria Civardi
Unict per le tecnologie digitali e arti performative
L’Ateneo di Catania, in merito ai temi centrali dell’evento, si è dimostrato all’avanguardia accettando i rischi di progetti di natura anche molto sperimentale. Come, tra gli altri, nell’ambito della ricerca nelle arti performative una proposta avanzata da Giorgia Coco al Collegio docenti del Dottorato di Catania in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale (coordinatore il prof. Pietro Militello, vicecoordinatrice la docente Rosa Maria De Luca) di un progetto di dottorato dal titoloInnovazioni tecnologiche per una nuova visione di scena di natura mista: pratico e teorico.
L’obiettivo, sotto la direzione e la cura della docente Stefania Rimini, è fornire elementi scientifici utili a valutare l’impatto del Teatro Aumentato (con ciò si intende il teatro che utilizzi tecnologie che trasformano e aumentano le possibilità spaziali della narrazione, quali, tra le altre, la VR) sull’empatia: sia attraverso una ricerca teorica che riconosca l’effetto di ambienti immersivi sulla percezione di alcune dinamiche relazionali; sia, dal punto di vista pratico, realizzando un’opera immersiva di realtà mista che valuti gli effetti delle ipotesi avanzate sul pubblico.
Con ciò si vuole realizzare tanto un’opera performativa autonoma di natura sperimentale per il pubblico e contribuire, al contempo, al dibattito accademico attivo, anche grazie ad occasioni come Torino OnLive Campus e al lavoro del network ADV (Arti Digitali dal Vivo).
Giorgia Coco