Summer School Italia-Usa sul rischio inondazioni e sull’erosione costiera

Al via l’iniziativa promossa da Università di Catania e Massachusetts Institute of Technology che studierà i casi delle zone umide e dei litorali della provincia di Siracusa più a rischio per effetto dei cambiamenti climatici

Mariano Campo

Affonda le proprie radici nella Laguna di Venezia la nuova Summer School residenziale Reinventing Coastal Wetlands, organizzata dal Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura dell’Università di Catania e dal Massachusetts Institute of Technology di Boston, il migliore ateneo al mondo secondo l’autorevole classifica QS World University Rankings, nell’ambito del progetto Rest-Coast, finanziato dall’Unione europea – Programma Horizon 2020 Research and Innovation Action.

È, infatti, intorno alla progettazione del Mose, il Modulo Elettromeccanico Sperimentale che dal 2020 protegge con successo la città di Venezia dai sempre più numerosi eventi di acqua alta, che è nata la collaborazione fra il prof. Enrico Foti, ordinario di Idraulica al Dicar, e la professoressa Paola Malanotte-Stone, del Department of Earth, Atmospheric and Planetary Sciences del prestigioso ateneo bostoniano. Da quella sinergia è nata una prima esperienza pilota con dei laboratori nei cantieri del Mose alla bocca di Malamocco, che adesso – anche a seguito alla successiva esperienza del prof. Foti come visiting scientist al dipartimento Earth, Atmospheric and Planetary Sciences del Mit – è stata riproposta nella città di Siracusa, con la partecipazione di dodici studenti etnei e dodici americani.

I docenti Enrico Foti, Francesco Priolo e Paola Malatonette-Stone

I docenti Enrico Foti, Francesco Priolo e Paola Malanotte-Stone

L’iniziativa, che è stata ufficialmente inaugurata lunedì scorso a Palazzo Impellizzeri, sede della Struttura didattica speciale di Architettura e Patrimonio culturale di Siracusa, è un percorso formativo di eccellenza, interamente erogato in lingua inglese, che, fino al prossimo 28 giugno, fornirà ai partecipanti siciliani e statunitensi un’opportunità unica per acquisire conoscenze sullo sviluppo di strategie e di soluzioni sostenibili e innovative per il restauro di zone umide costiere e per la protezione del capitale naturale e del patrimonio culturale, in un contesto di cambiamento climatico. La costa della provincia aretusea è infatti un’area densamente popolata, soggetta a un intenso consumo di suolo, di elevato valore archeologico e ricca di biodiversità ma, allo stesso tempo, tra le più vulnerabili rispetto ai rischi associati ai cambiamenti climatici.

A dare il benvenuto agli allievi (vai all'articolo sulle attività di orientamento e team working) sono stati, tra gli altri, il rettore Francesco Priolo, il sindaco di Siracusa Francesco Italia, la direttrice del dipartimento di Scienze umanistiche, coinvolto per la parte archeologica del programma, Marina Paino, il direttore del Dicar Matteo Ignaccolo, l’Executive Director of MIT International Science & Technology Initiatives (MISTI) April Julich Perez, e la prof.ssa Rosaria Ester Musumeci,  responsabile del progetto Rest-Coast che promuove misure di restauro costiero di larga scala per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, in siti pilota, che spaziano dal Delta dell’Ebro in Spagna, al Wadden Sea tra Olanda e Germania, alla Laguna di Venezia.

Un momento della presentazione

Un momento della presentazione

«Proprio per questa ragione, gli allievi si occuperanno di definire le cause dei rischi di erosione ed inondazioni in aree come le Saline di Priolo, la riserva del Fiume Ciane, la riserva naturale di Vendicari, l’area archeologica di Portopalo e i Pantani Cuba e Longarini, alcune di queste considerate tra le aree maggiormente inondabili secondo le elaborazioni dell’Enea, e di individuare le possibili soluzioni tecnologiche o naturali per il ripristino degli equilibri e la prevenzione dei rischi», ha spiegato il prof. Enrico Foti illustrando i topics della Scuola.

Per raggiungere l’obiettivo didattico, gli allievi condivideranno con docenti e ricercatori, esperti di fama internazionale nei settori dell’oceanografia, dell’ingegneria civile, dell’architettura, delle scienze ambientali e dell’archeologia, un intenso training program e momenti di confronto interdisciplinare (workshop interattivi, attività pratiche, visite e sopralluoghi). Il tutto finalizzato anche all’elaborazione di proposte progettuali che consentano di proporre soluzioni innovative per la gestione delle zone costiere del Sud-Est della Sicilia, mediante Nature-based Solutions, per l’adattamento ai cambiamenti climatici, che favoriscano anche la fornitura di servizi ecosistemici e il miglioramento della biodiversità costiera.

Studenti in visita alla riserva naturale di Vendicari

Studenti in visita alla riserva naturale di Vendicari

La task-force Catania-Boston - «Un vero e proprio valore aggiunto», per il rettore Francesco Priolo, che ha esaltato il significato della collaborazione tra il più antico ateneo siciliano e la prestigiosa università americana - potrà lavorare su informazioni territoriali e ambientali, dati meteomarini e di proiezioni climatiche, nonché su informazioni relative a infrastrutture e beni archeologici esposti ai rischi costieri, per elaborare soluzioni condivise di adattamento e protezione e mettere a punto metodologie innovative per l’analisi delle condizioni ambientali di zone umide costiere, pantani e lagune, e per la progettazione di interventi di restauro e protezione costiera, quali la creazione di moli e barriere, per ridurre l’impatto delle onde, o di frangiflutti per ridurre la risalita e la tracimazione, i ripascimenti dei sedimenti sabbiosi, sistemi di assorbimento dell’energia del moto ondoso, il ripristino e la protezione delle dune.

«Reinventare è una parola-chiave – ha osservato il sindaco Francesco Italia, rivolgendosi direttamente agli studenti -. Aiutateci a trovare nuove soluzioni ai problemi inediti a cui è soggetto il nostro territorio, ma suggeriteci anche nuove strade per influenzare le politiche e i governi, a cui spetterebbe intervenire». «L'ambizione dei partecipanti – ha auspicato la professoressa Paola Malanotte-Stone - è che la Scuola sia solo il primo passo verso una più ampia collaborazione futura fra le due istituzioni che porti non solo a scambi di docenti-studenti, ma anche a progetti scientifici comuni sui temi pressanti del cambiamento climatico che sta alterando in modo drammatico la presente realtà ambientale del pianeta».

Studenti in visita alla riserva naturale di Vendicari

Studenti in visita alla riserva naturale di Vendicari