Storie di viaggi nell’ingegneria. La nuova diga foranea di Genova

Alla Cittadella universitaria il prof. Enrico Foti ha illustrato l’opera unica al mondo in un incontro organizzato nell’ambito del corso di laurea magistrale in Ingegneria Civile delle Acque e dei Trasporti

Alfio Russo

«La nuova Diga Foranea di Genova è un'opera unica al mondo per la sua complessità ingegneristica, per le sue dimensioni e per le sue modalità di realizzazione offshore, totalmente in mare aperto, senza che vengano interrotte le attività portuali». L’ha definita così il prof. Enrico Foti, docente dell’insegnamento di Port and Coastal Engineering e collaudatore dell’opera, in apertura dell’incontro dal titolo Storie di viaggi nell’Ingegneria. La nuova Diga Foranea di Genova che si è tenuto nei giorni scorsi nell'aula magna "Oliveri" dell'Edificio 4 di Ingegneria alla Cittadella universitaria.

Proprio il docente del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania, nel corso del suo intervento dal titolo Sfide ingegneristiche del progetto e della realizzazione della Nuova Diga Foranea di Genova, ha illustrato le caratteristiche del progetto e le sfide costruttive dell’opera.

«La nuova infrastruttura si distingue per le tecnologie innovative impiegate per la sua realizzazione e per la sostenibilità, garantita da sistemi volti a massimizzare l'economia circolare, prevedendo tra l'altro il recupero, il riutilizzo e la trasformazione degli inerti», ha proseguito il prof. Foti.

Un’opera imponente che poggerà su fondali a profondità variabile fino a 50 metri, una delle profondità maggiori al mondo sperimentate per una diga foranea, ed avrà uno sviluppo complessivo di oltre 6 chilometri.

Si tratta di una grande opera pubblica la cui valenza strategica per lo sviluppo dei traffici commerciali supera i confini nazionali.

Il valore complessivo dei lavori si aggira sui 1,3 miliardi di euro, di cui circa 950 aggiudicati al consorzio PerGenova Breakwater per la progettazione dell’opera e la sua che dovrebbe completarsi entro il 2026.

I lavori di realizzazione prevedono due fasi. «La prima consentirà di creare un nuovo canale di ingresso da levante, parallelo a quello esistente, separando più efficientemente le diverse tipologie di traffico accolte nel porto di Genova, e di ampliare il cerchio di rivoluzione del bacino di Sampierdarena per accogliere in sicurezza le navi più grandi al mondo», ha aggiunto il prof. Foti.

«La seconda fase andrà a completare l’opera aumentando lo spazio navigabile lungo tutto il canale di Sampierdarena garantendo così l’accesso delle navi di ultima generazione a tutti i terminal portuali», ha aggiunto il prof. Foti.

Nel suo intervento il prof. Foti ha evidenziato, inoltre, come “questa opera dimostra che siamo capaci di realizzare grandi interventi con un cantiere la cui manodopera è internazionale e all’avanguardia anche nel campo della sicurezza e nel rispetto dell’ambiente visto che i materiali dismessi saranno riutilizzati come risorsa e non diventeranno mai un rifiuto”. “Per questi motivi l’opera è stata finanziata con fondi Pnrr”, ha aggiunto.

Un momento dell'intervento del prof. Enrico Foti

Un momento dell'intervento del prof. Enrico Foti

Introducendo i lavori, la prof.ssa Rosaria Ester Musumeci, presidente del corso di laurea magistrale  in Ingegneria Civile delle Acque e dei Trasporti del Dicar, ha sottolineato come “il percorso formativo degli studenti del corso di studio è da sempre arricchito dal continuo dialogo tra la le conoscenze teoriche e pratiche negli insegnamenti, la ricerca condotta al Dicar, spesso ispirata proprio dalla ricerca di soluzioni innovative a problemi del territorio, ed esperienze come quella della visita al cantiere di grandi infrastrutture, come quella della Diga di Genova, cui hanno avuto modo di partecipare i sei studenti del corso di laurea magistrale”.

La docente ha anche evidenziato “il valore delle grandi infrastrutture e l’importanza di formare ingegneri civili preparati e versatili, in grado di lavorare a problemi complessi”.

“Durante la visita al cantiere - ha detto nel suo intervento - ci ha molto colpito la prefabbricazione dei cassoni, con l’impegno di decine e decine di maestranze qualificate di provenienza internazionale che armavano all’unisono, come guidati da un direttore d’orchestra, i setti del cassone mentre il getto del calcestruzzo procedeva in continuo”.

“Ed è proprio il valore della conoscenza delle lingue straniere e dell’inglese”, come ha sottolineato il prof. Enrico Foti, che “viene valorizzato nel corso di laurea magistrale in Ingegneria Civile delle Acque e dei Trasporti, in cui diverse materie, oltre a Port and Coastal Engineering, sono erogate in lingue inglese”. “L’obiettivo è proprio quello avvicinare gli studenti all’uso di una lingua, l’inglese, che diventa lo strumento per comunicare in cantiere con tecnici e maestranze”, ha aggiunto il docente.

La posa del sesto cassone della nuova diga foranea di Genova (foto portsofgenoa.com)

La posa del sesto cassone della nuova diga foranea di Genova (foto portsofgenoa.com)

Imparare viaggiando

A “scoprire” l’opera ingegneristica anche gli studenti del corso di laurea in Ingegneria civile e delle acque dei trasporti che nel gennaio scorso hanno visitato la nuova diga foranea di Genova (vai all’articolo).

E proprio gli studenti – Clara Leonetti, Corrado Pappalardo, Antonio Di Salvo, Anna Giulia Cosete Sangiorgi, Cristiana De Gaetano e Vincenzo Foti – hanno illustrato con emozione la propria esperienza nel corso della sessione Imparare viaggiando dell’incontro soffermandosi sul diario di bordo della visita, sulla logistica del cantiere, sulla prefabbricazione su larga scala, sul cantiere marittimo, sul riuso dei materiali e tecnologie sostenibili e sulle sfide e soluzioni per le future costruzioni di dighe.

“Eravamo piccoli davanti alla grandezza di questa opera che rappresenta un’opera che segnerà il futuro in questo campo”, hanno detto all’unisono.

In particolar modo Clara Leonetti ha tracciato il Diario di bordo della visita tecnica alla nuova diga di Genova evidenziandone “l’importanza per l’economia locale in prospettiva futura” e “l’imponente manodopera per la realizzazione visto che nel cantiere lavorano oltre 400 unità di personale”. A colpirla maggiormente la prefabbricazione dei cassoni che “richiede la manodopera di 30-40 unità di personale” e la pianificazione delle attività lavorative e in particolar modo delle opere al mare al Molo Archetti.

Corrado Pappalardo, invece, si è soffermato sul tema della Logistica del cantiere e in particolar modo “il gigantismo navale che rappresenta l’opera e il suo cantiere che si spinge ben oltre Genova con la produzione dei cassoni nel sito di Vado Ligure a 40 chilometri di distanza”.

Sulla Prefabbricazione su larga scala è intervenuto Antonio Di Salvo che evidenziato “la particolarità della produzione dei cassoni nell’impianto Dario del cantiere di Vado Ligure”. “La produzione di un cassone che ha dimensioni di 25 metri di larghezza, 40 metri di lunghezza e 21 metri di altezza richiede 20-25 giorni”, ha detto.

Un momento della visita alla nuova diga foranea di Genova

Un momento della visita degli studenti Unict al cantiere della nuova diga foranea di Genova

Anna Giulia Cosete Sangiorgi è intervenuta sul Cantiere marittimo evidenziandone le attività di “consolidamento dei fondali e la messa in opera dei cassoni”. “I fondali sono particolarmente sabbiosi e argillosi e per la realizzazione dell’opera sono stati realizzati 70mila colonne di ghiaia lungo il perimetro della nuova diga per migliorarne la resistenza e la staticità per ospitare i nuovi cassoni – ha detto -. La messa in opera dei cassoni avviene in diverse fasi in quanto prima viene trasportato con i rimorchiatori da Vado Ligure e poi affondato riempiendolo di acqua e successivamente con diverso materiale”. 

“Per queste attività sono state realizzate delle navi ad hoc proprio per la particolarità dell’opera e, inoltre, tutto l’iter è seguito tramite particolari sensori per raggiugere l’esatta stabilizzazione”, ha aggiunto.

Sul Riuso dei materiali e tecnologie sostenibili è intervenuta Cristiana De Gaetano che ne ha evidenziato “gli approcci innovativi dell’opera per la salvaguardia ambientale in un’ottica di economia circolare e la mitigazione del rumore subacqueo e il monitoraggio della torbidità delle acque”.

Nel suo intervento ha anche evidenziato la collaborazione dal marzo 2024 “del Consorzio PerGenova Breakwater e l’Acquario di Genova per tutelare l’ecosistema marino con lo spostamento temporaneo di organismi marini censiti tramite analisi subacquee come è già avvenuto per alcuni esemplari di gorgonie”. E, inoltre, ha sottolineato come “questa opera rappresenti un modello di sostenibilità da seguire in futuro, un esempio di integrazione tra progresso infrastrutturale e tutela dell’ambiente”.

Nell’ultimo intervento Vincenzo Foti si è soffermato sul tema Tra sfide e soluzioni, cosa ci insegna la costruzione della diga evidenziando “la problematica del riempimento dei cassoni con materiale di riuso che potrebbe avvenire tramite il coordinamento dei diversi cantieri e la comunicazione dell’opera a persone non tecniche semplificandone il linguaggio e evitando tecnicismi”.

Infine, il prof. Enrico Foti ha ringraziato il Consorzio PerGenova Breakwater, che ha reso possibile la visita tecnica organizzata congiuntamente per gli studenti dell’ateneo catanese e per quelli de La Sapienza di Roma, accompagnati dal prof. Giuseppe Sappa, docente di Geologia Applicata e Idrogeologia e presidente della Commissione di Collaudo dell’opera. 

PerGenova Breakwater, infatti, ha finanziato la permanenza degli studenti, gestito la complessa logistica della visita, tra i cantieri a terra e in mare, e soprattutto ha voluto condividere con gli studenti le sfide, i problemi e le esperienze della realizzazione di un’opera unica al mondo.

I sei studenti insieme con i docenti Enrico Foti e Rosaria Ester Musumeci

I sei studenti insieme con i docenti Enrico Foti e Rosaria Ester Musumeci

La sinergia tra Unict e l’Ordine degli Ingegneri

Nel corso dell’iniziativa sono intervenuti, alla presenza di Paolo La Greca, docente dell’ateneo catanese e vicesindaco di Catania, anche il prof. Matteo Ignaccolo, direttore del DICAr, e l’ing. Mauro Scaccianoce,  presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania.                                             

“L’evento seminariale sulla realizzazione della nuova diga foranea di Genova che vede la partecipazione del collaudatore, il prof. Enrico Foti appartenente al Dicar, mette in evidenza la sinergia tra Università e l’attività professionale di un docente, e quindi i rapporti con il territorio, in questo caso con gli allievi del nostro Dipartimento e l'Ordine professionale degli Ingegneri”, ha detto il prof. Matteo Ignaccolo

“Quest'ultimo ha giocato un ruolo fondamentale, favorendo la missione di alcuni studenti che hanno avuto l'opportunità di visitare il cantiere, un'esperienza formativa di grande valore per il loro percorso accademico e professionale”, ha aggiunto.

“Quella dell’ingegnere civile è, infatti, una figura professionale essenziale per lo sviluppo del Paese, che viene costantemente richiesta dalle aziende con sempre maggior forza – ha spiegato il direttore del Dicar -. E, se a livello nazionale il numero degli iscritti e dei laureati è largamente inferiore al numero di offerte di lavoro, il tasso di occupazione dei laureati catanesi è al 100%, già dopo qualche settimana dalla laurea, con la maggioranza degli stessi che trovano lavoro proprio in Sicilia, a causa del fermento dei progetti e dei cantieri in atto”.

Un momento della visita degli studenti Unict al cantiere

Un momento della visita degli studenti Unict al cantiere della nuova diga foranea di Genova

A seguire l’ing. Mauro Scaccianoce, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania, ha spiegato che “grazie al seminario abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare e approfondire un’opera che rappresenta una delle massime espressioni dell’ingegneria moderna”.

“Un progetto imponente per complessità, tecnologie adottate e impatto sul territorio – ha sottolineato il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catania Mauro Scaccianoce -. Queste grandi opere non sono soltanto sfide tecniche: sono motori di sviluppo, leve strategiche per la crescita economica e attrattori di investimenti, innovazione e competenze. In questa direzione, è fondamentale che anche il dibattito su opere cruciali per il futuro della Sicilia, come la realizzazione del Ponte sullo Stretto, venga affrontato con uno spirito ingegneristico e non ideologico, basato su dati, studi, tecnologie e benefici per i cittadini e i territori”.

“Come Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catania siamo orgogliosi di sostenere e promuovere la formazione tecnica e l’alta specializzazione – ha aggiunto l’ing. Scaccianoce -. La collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania, che è un punto di riferimento nazionale nel settore, rappresenta per noi una sinergia strategica”.

“Insieme vogliamo continuare a stimolare i giovani a scegliere l’ingegneria e a frequentare con fiducia la nostra università, con l’obiettivo di trattenere e valorizzare le migliori intelligenze nella nostra terra – ha proseguito nel suo intervento -. La presenza oggi di studenti che hanno vissuto in prima persona il cantiere di Genova è la dimostrazione concreta di una didattica che guarda al futuro e prepara davvero ad affrontare le grandi sfide infrastrutturali del nostro tempo. A loro va il nostro incoraggiamento, perché la Sicilia ha bisogno delle loro idee, delle loro competenze e della loro passione”.

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