Storia e note a sorpresa tra i vicoli di Siracusa

Le voci studentesche risuonano nel cuore di Ortigia: il coro d’ateneo protagonista al Castello Maniace in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico

Rossella Liliana Laudani (foto di Alfio Russo)

Cerimonia di chiusura del 590° anniversario dello Siciliae Studium Generale, celebrata nel suggestivo Castello Maniace di Siracusa, in un contesto ricco di tradizione, simbolo della potenza normanna, custode di secoli di storie in un palcoscenico che riflettesse sull’importanza di un sapere che affonda le radici in un passato lontano, ma che continua a influenzare il presente.

La celebrazione ha visto la partecipazione di autorità accademiche, artisti e studenti, tutti uniti dalla volontà di rendere omaggio a un’istituzione che ha formato intere generazioni. Attraverso interventi e performance artistiche offerte dal Coro d’Ateneo, diretto dai Maestri Paolo BiagioCipolla, Franco Lazzaro e Giuseppe Sanfratello, è stata tracciata una narrazione che ha evidenziato come la storia dell’istruzione in Sicilia si intrecci con l’identità culturale dell’isola. In un’epoca in cui il sapere è spesso messo in discussione, sottoposto a continue sfide, si procede alla riscoperta delle radici accademiche, il valore della cultura come strumento di progresso, innovazione e coesione sociale.

Un momento del concerto

Un momento del concerto

Ancora una volta in programma d’apertura, l’intonazione “a cappella” dell’antico Inno intitolato Gaudeamus igitur tradotto in «Allora rallegriamoci» sotto la direzione del Maestro Paolo Biagio Cipolla, che risuona profondamente nell’immaginario collettivo accademico. Il testo in lingua originale latina, semplice e coinvolgente, spesso cantato in occasioni solenni, questa volta ha assunto una dimensione quasi rituale, tra le mura storiche, testimoni di secoli, che hanno fatto eco a questa celebrazione, diventando simbolo di unità e continuità per la comunità.

L’intensità e la vivacità dei primi tratti melodici, intonati nel cortile del castello, si diffondevano e univano in modo sapiente in un crescendo armonico contemplativo, avvolgendo il pubblico in un’atmosfera di attesa. Palpabile è stata, l’energia di ogni studente che porta con sé non solo la propria voce, ma anche un pezzo della propria storia personale, arricchendo la melodia con un insieme di sfumature emotive ben gestite.

Un momento del concerto

Un momento del concerto

Non di minor impatto scenico, l’esibizione di Believer degli Imagine Dragons diretta dal maestro Giuseppe Sanfratello. Un brano che celebra la capacità di superare le avversità, in cui ogni strofa segue un tracciato di sofferenza interiore e fisica, di lotta e rinascita personale, mettendo in luce un narratore abile d’esprimersi in maniera forte e determinata, trasformandolo in un “believer” (credente), non in senso religioso, ma in termini di fiducia in sé stesso e nella propria resilienza.

Il ritmo incalzante e le melodie aggressive aprono la frontiera dello sperimentalismo con l’uso della body percussion, che si sviluppa per enfatizzarsi nelle sezioni più intense della canzone. Questo gioco di ritmi, ha dimostrato non solo la coesione del gruppo, ma anche la loro capacità di gestire diversi elementi musicali simultaneamente.

Un momento del concerto

Un momento del concerto

La cerimonia di inaugurazione di quest’anno accademico, ha visto anche la straordinaria esibizione di Fortuna Imperatrix Mundi tratto dalla cantata scenica Carmina Burana composto da Carl Orff negli anni ’30 del Novecento, diretta dal maestro Paolo Biagio Cipolla. Un brano caratterizzato da un’imponente energia drammatica, in cui il Coro d’Ateneo ancora una volta non ha mostrato segni di cedimento, riportando l’attenzione sul tema della fortuna, della vita, e l’incertezza del destino. La gestione del dinamismo presente nei passaggi fluidi, nei momenti di intensa esplosione sonora a sequenze più delicate, hanno messo in risalto la versatilità e affiatamento dei coristi, capaci di risuonare con energia travolgente.

Ebbene sì, anche le vie di Ortigia, i vicoli stretti Secolo XV e le case colorate sono state invase da un’ondata di pura gioia! Il nostro Coro d’Ateneo, armato di passione e di qualche spartito stropicciato, ha trasformato le antiche pietre in un palcoscenico naturale, regalandoci un’esplosione di note tratte dall’Inno alla Gioia (An die Freude), che ha contagiato dai turisti più taciturni ai più scettici. E poi, chi ha detto che gli studenti sanno solo studiare? Il nostro Coro ha dimostrato di saper anche farsi sentire dalle colonne millenarie del Tempio di Apollo con l’arrangiamento “a cappella” di I Will Follow Him dal film Sister Act (1992).

Un momento del concerto

Un momento del concerto

Il coordinamento del coro è diretto dai maestri Paolo Biagio Cipolla (professore associato di lingua e letteratura greca al Disum), Franco Lazzaro (arrangiatore e discografico) e Giuseppe Sanfratello (etnomusicologo e assegnista di ricerca al Disum) è stato l’estrapolare il meglio da ciascun componente, valorizzandone le peculiarità e fondendole in un insieme omogeneo. Il lavoro ha permesso di mantenere un equilibrio costante, senza perdere l’unità espressiva dell’intero gruppo e dimostrando che la musica, anche all’università, è una forza inarrestabile.

I componenti che hanno preso parte alla manifestazione: Grazia Maria Ambra, Enrica Catania, Vittoria Francesca Cava, Antonella Corrazzini, Serena D’Amico, Federico Dilillo, Aurora Du Bois, Valentina Fallea, Giordana Falsaperla, Laura Domenica Forzese, Chamar Gueye, Irene Nunzia Agata Isajia, Dario Leotta, Josè Antonio Maieli Diaz, Bruna Mangiameli, Angelo Maniscalco, Fabrizio Manzo, Daniele Musumeci, Aurora Pagano, Marco Paolino, Fy Ny Aina Miarantsoa Razafiniarivo, Martina Santangelo, Anna Schepis, Gianluca Tinnirello, Alessia Zuccaro.