Nicola Laneri, docente di Archeologia e Storia dell'Arte del Vicino Oriente e direttore della Missione archeologica di Tell Muhammad in Iraq, racconta la storia del grande sovrano babilonese e i ritrovamenti effettuati nel corso degli scavi
Il sole, a Baghdad, è così grande che sembra voler raccontare qualcosa. Si alza al mattino, gonfio e luminoso, e come un cantastorie inizia a parlare: di uomini, di dèi, di verità e leggende, di mani remote che affondano nell’argilla, di splendori antichi e dolori moderni, di greggi e pascoli di ieri e di oggi che si dissetano nel Tigri e nell’Eufrate. Poi, stanco, si zittisce e scompare, colorando di giallo il cielo mediorientale.
Il sole, in Babilonia, si chiamava Shamash. Figlio di Sin, dio della Luna, Shamash era il dio di quell’astro incandescente che rendeva fertile la Terra fra i due fiumi. Shamash era la luce che vinceva sulle tenebre, dio degli dèi e degli uomini, della giustizia e della verità.
È Shamash che brucia gli occhi del giovane Hammurabi ogni volta che alza lo sguardo verso il cielo. È ancora Shamash che, qualche anno più tardi, consegnerà regolo e corda, simboli di giustizia e costruzione, al grande sovrano babilonese, secondo la leggenda scolpita nella grande stele in diorite del codice di Hammurabi, forse la più antica “legge dell’umanità": un passaggio di consegne da un dio “divino” a un dio umano e mortale, che la Storia ha trasformato in mito.
Hammurabi è il sesto dinasta della dinastia di Babilonia e regnò tra il 1792 e il 1750 a.C.
Abile stratega e diplomatico, attraverso guerre e alleanze riuscì a unificare gran parte della Mesopotamia meridionale sotto il suo controllo, e da re di Babilonia, divenne “Re dei quattro angoli del Mondo”.
Il sorgere del sole alle spalle dell'area sacra di Tell Muhammad
Hammurabi era un sovrano innovativo e visionario. Cambiò la lingua – dal sumerico all’accadico; cambiò le arti, le scienze, laicizzò la musica, fino ad allora liturgica; cambiò la società, emanando quel Codice che, in circa 8000 parole, regolamentava proprietà e commercio, famiglia, lavoro e salari, responsabilità civili e penali, schiavitù.
Hammurabi è vivo più che mai e oggi è protagonista della mostra Da Babilonia a Baghdad - Sulle tracce di Hammurabi visitabile al Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane di Palazzo Centrale fino all’11 febbraio 2025.
La mostra, curata dall'archeologo Nicola Laneri, docente di Archeologia e Storia dell'Arte del Vicino Oriente all’Università di Catania e direttore della Missione archeologica di Tell Muhammad in Iraq, e dalla prof.ssa Germana Barone, delegata al Sistema Museale d’Ateneo e direttrice del Museo dei Saperi, è stata realizzata in collaborazione con l'architetto Daniele Leonardi (Area della Terza Missione) e la Fondazione OELLE.
L'esposizione ruota intorno ai recenti ritrovamenti e ai risultati degli scavi archeologici del Baghdad Urban Archaeological Project dell'Università di Catania (BUAP), condotti dal 2022 a Tell Muhammad, situato nella capitale irachena Baghdad e databile a circa 4.000 anni fa, risalente alla prima dinastia di Babilonia, di cui Hammurabi fu il più famoso esponente.
Nel video, Nicola Laneri, dalle rovine di Tell Muhammad, illuminate dallo stesso sole che un tempo era Shamash, racconta la storia del luogo e la figura del leggendario sovrano babilonese, i reperti ritrovati, la passione di un lavoro che non scopre solo oggetti, ma riporta in vita il passato, la storia, le piccole azioni quotidiane, le voci e le leggende di chi da secoli è polvere, ma ha lasciato un segno del proprio passaggio nel mondo.