Note evocative al Teatro Massimo Bellini di Catania, tra vette innevate e sogni infranti: Peer Gynt
In collaborazione con l’Orchestra e il coro del Teatro Massimo Bellini di Catania l’esecuzione magistrale del concerto sinfonico-corale Peer Gynt op. 23 composto nel 1875, per il poema drammatico di Henrik Ibsen, diretta dal maestro Vitali Alekseenok.
L’inizio di un Preludio orchestrale di carattere contrapposto con dei filoni di calda melodia di sapore popolare e piccoli frammenti di danze norvergesi (Halling in tempo grazioso e uno Springar rapido) per viola sola, per poi esser affidate al violino che accompagna al secondo atto poggiato su un dialogo contrastante tra le urla insofferenti di Peer resa dai corni (Allegro furioso) ed un canto doloroso e supplichevole (Andante) fatto da Ingrid. Una scena, questa, mista di canto e melologo basata anche sulla contrapposizione dell’oboe supportato dal registro grave dei contrabbassi con tono marcato e burlesco.
Segue un’ampia scena per coro e orchestra nella quale la musica abbandona il lato descrittivo e illustrativo per farsi commento quasi metafisico del dramma; il coro fa il richiamo delle voci d’uccelli sostenuto da campane e un organo in lontananza, tipico richiamo all’emblema della fede. Un Andante doloroso quello del terzo atto per soli archi in sordina di forte intensità espressiva, in un pianissimo ed estremamente debole.
Un momento del concerto
Il quarto atto risulta essere senza dubbio il più particolare dell’intero dramma. Inizia con un Allegretto Pastorale cui seguono pezzi di carattere divertissement orientaleggiante ed esotico quali una scena a due voci; una danza araba per coro femminile e orchestra; un valzer in tempo di Mazurka per archi con sordina e triangolo; e un breve pezzo meditativo per archi e corni; nel mezzo vi è la Canzone di Solvejg, che ne approfondisce il carattere soave nello stile del canto popolare: il soprano è accompagnato da flauti, clarinetti e archi con sordina punteggiati dagli accordi dell’arpa.
La musica del quinto atto richiama tratti del Preludio con ondate di crescendo e diminuendo tipici dello stile wagneriano, affidati alla grancassa e i timpani che siedono sul tremolo dei contrabbassi per poi poggiarsi con tono misterioso come un lontano e minaccioso eco accompagnati dalla voce recitante e dal coro all’unisono.
Il direttore Vitali Alekseenok ha saputo gestire con cura, rigore e maestria, le diverse sezioni dell’opera, cogliendone la vera essenza, ricca di suggestioni evocative e di atmosfere fiabesche. Ha dimostrato con ampia e precisa gestualità il controllo assoluto dell’orchestra e del coro, dando vita a un’interpretazione ricca di pathos ed omogeneità, alternando momenti di grande intensità a passaggi più lirici.
Il direttore Vitali Alekseenok
L’orchestra del Teatro Massimo Bellini ha dato prova di grande sensibilità cesellando ogni dettaglio della partitura con precisione e passione, cogliendone al massimo l’atmosfera fiabesca. I fiati, in particolare, si sono distinti per la loro espressività nei movimenti più lirici, mentre gli archi sono stati in grado di creare un tappeto sonoro avvolgente e suggestivo.
Un plauso particolare alle voci intrecciate nel corso dell’opera del giovane soprano reggino Marily Santoro dotato di vocalità limpida e sicura, gestita da un buon controllo del fiato sul registro medio-grave che le ha permesso una buona riuscita, risultando gradevole nel fraseggio che gestisce con grande musicalità verso il registro acuto, senza evidenti sbavature vocali; e al baritono Enrico Marrucci presentatosi con voce degna d’interesse, robusta e morbida al punto giusto.
La regia di Alessandro Idonea ha sapientemente arricchito e saputo esaltare le qualità della musica di E. Grieg integrando la musica con le voci recitanti di Rita Abela, Franz Cantalupo, Pietro Casano, Evelyn Famà, Franco Mirabella, Marcello Montalto, Rita Fuoco Salonia e Giorgia Boscarino; l’uso sapiente delle luci fa un richiamo a effetti scenici d’epoca, la cura nei dettagli e la direzione hanno creato un’esperienza sensoriale che ha conferito all’esecuzione un’autenticità e fascino tali da trasportare il pubblico in un’altra dimensione.
Un momento del concerto