Una realtà ibrida tra teatro e game design che da anni lavora alla creazione di strutture con cui immaginare un nuovo modo di essere nella narrazione. La performance di Chrones
Il 26 e il 27 settembre a Catania è stato possibile partecipare all’esperienza interattiva Sephirot© Marino, nei locali dello spazio artistico “Via del Principe”, della start up innovativa Chrones. Come già Politico Poetico, anche questo spettacolo compone parte del palinsesto di Palcoscenico Catania, sezione DEMO, proposta dalla compagnia Retablo.
Dalle suggestioni de La Gilda del Mac Machon il gruppo mette in opera un gioco interattivo in cui la pratica teatrale si presta alla creazione di strutture narrative complesse. Una plancia di gioco, due perfomer, un musicista e un Direttore di un gioco sono le parti di un sistema iperdrammaturgico in cui la scelta di ognuno può fare la differenza.
Che cos'è Sephiroth©?
«Sephiroth© è un sistema di Interactive storytelling, ovvero un modo di raccontare una storia in maniera interattiva – spiega Alessandro Anglani, ideatore del team Chrones -. Attraverso questo sistema abbiamo generato un format di spettacolo che si chiama appunto Sephiroth© Performance che ci permette di portare in scena spettacoli interattivi, scritti nella maniera Sephiroth©. In queste performance si uniscono momenti di scelta e momenti di gioco ».
«Nella nostra storia ci sono sia protagonisti (attori/performer) che non protagonisti, ovvero chi chiameremmo pubblico (se fossimo in teatro), figurante (se fossimo nell’ambito dei giochi di ruolo). I non protagonisti possono apportare dei cambiamenti nella storia, che conducono a narrazioni differenti, per poi giungere al completamento della narrazione in maniera totale, diciamo a 360°, quando si arriva alla fine del gioco», aggiunge.
«Questo è proprio sia un sistema iperdrammaturgico, composto cioè da drammaturgie, da testi con convenzioni drammatiche; sia un sistema ipertestuale all'interno del quale è possibile navigare – continua -. Ho scelto degli elementi di Game design, perché fanno parte del mio background, per attivare il meccanismo delle scelte e delle sfide per innescare il cambiamento della storia attuato dai non protagonisti».
Il progetto nasce, se non sbaglio, da un esperimento fatto per la Biennale Teatro di Venezia, ce ne puoi parlare? E quali sono le fasi evolutive del format che avete attraversato fino a questo punto?
«Tutto è iniziato nel 2019, in occasione della Biennale College Teatro Under 30. Avevo proposto un progetto a partire da un testo che mi aveva affascinato moltissimo: Eliogabalo. L'anarchicoincoronato. Ero rimasto profondamente colpito dalla storia di questo sedicenne, proveniente dalla Siria, da una famiglia di donne, diciamo, arriviste che tramavano affinché lui diventasse imperatore, cosa che poi era diventato, trasformandosi in un simbolo della corruzione. Un personaggio molto interattivo, diciamo», racconta Alessandro Anglani.
«Da lì è nato l'interesse di sviluppare delle meccaniche di interazione. Non è stato semplicissimo. Sono partito proprio dalle basi, cioè dal creare un insieme di regole. Una nuova convenzione. Abbiamo creato un regolamento che è Sephiroth©, ovvero il sistema che permette di creare queste performance interattive. Esistono attualmente undici iperdrammaturgie Sephiroth», sottolinea.
Alessandro Anglani con le performer Elisa Armellino e Carla Andolina
«Dopo il primo tentativo con Eliogabalo siamo ripartiti da zero. Dalle favole come La volpe e il corvo, ovvero da personaggi che lottano per mangiare il formaggio. Piano piano, abbiamo aumentato la complessità, quindi dalle favole siamo passati alle fiabe. Poi abbiamo approcciato i classici teatrali come Romeo e Giulietta. Fino ad arrivare a questa iperdrammaturgia Sephiroth© Marino che trae spunto, almeno nelle ambientazioni, dalla Gilda del Mac Mahon di Testori», continua l’autore.
«Effettivamente è proprio un’opera completamente nuova anche dal punto di vista formale. Fino ad ora tutte le nostre storie erano sviluppate attraverso i cosiddetti alberi decisionali, quindi erano testi che partivano da una stessa premessa e che piano piano nelle espansioni diventavano proprio un albero. La diramazione si apriva da sinistra verso destra, quindi verso una sola direzione», aggiunge.
«Sephirot© Marino, invece, è peculiare, è più complesso se vogliamo, perché è reticolare. Abbiamo un punto di ingresso, ma la navigazione può svilupparsi in tutte le direzioni. Prima eravamo partiti da storie già viste, già previste, in cui era previsto un inizio e una fine. La scelta era esclusivamente del tipo: "La volpe mangia o non mangia il formaggio?" Quindi per forza procedevamo da un prima, a un dopo. Invece scegliere di approcciare la materia post drammatica di una situazione significa avere a disposizione vari risvolti e questo automaticamente ti dà la possibilità di avere un reticolo e anche situazioni alogiche che si collegano tra di loro. E il collegamento funziona perché la vita è alogica», spiega Alessandro Anglani.
Possiamo dire che questo è uno spettacolo che utilizza forme tratte dal teatro, ma che ne differisce per la sua natura specifica? Possiamo trovare altri termini per definire la sua forma?
«Come mi venne detto da Antonio Latella effettivamente le convenzioni che si sono venute a creare non sono convenzioni performative. Sono più vicine allo sport e al gioco di quanto non possano essere al teatro, ma all’interno di questo lavoro c’è anche la gioia da parte mia di aver trovato delle cose che valorizzano l’atto performativo in quanto tale, cioè il momento artistico creativo in quanto tale», conclude Alessandro Anglani
Il 25 settembre abbiamo incontrato il team Chrones, nei locali dello spazio artistico “Via del Principe”. Ecco le interviste all’autore dell'iperdrammaturgia Alessandro Anglani, alle performer Elisa Armellino e Carla Andolina e al compositore Fabio D’Onofrio