Il regista Giovanni Veronesi e l’attrice Pilar Fogliati in sala a Catania per presentare la nuova commedia ispirata alla pièce senza tempo di William Shakespeare
È approdato nei cinema italiani Romeo è Giulietta (2024), il nuovo film di Giovanni Veronesi, celebre regista candidato ai David di Donatello per Miglior film e Miglior sceneggiatura nel 2005 per il film Manuale d’amore.
Al Cinestar “I Portali”, nei giorni scorsi, sono intervenuti il direttore filmico e l’attrice protagonista Pilar Fogliati per salutare il pubblico e rispondere a qualche domanda.
L’opera filmica offre un focus sul tema dell’identità personale delle giovani generazioni in maniera divertente e riflessiva. La protagonista Vittoria, interpretata da Pilar Fogliati, è alla ricerca della propria identità professionale. Le vicissitudini prendono il via, in negativo, con il furto da parte della protagonista di una sceneggiatura teatrale straniera, tradotta e portata in tournée. Dallo scandalo per plagio ne deriva il rifiuto d’ingaggio da parte di molti committenti nel mondo dello spettacolo.
Ma alla ennesima opportunità persa anche per il ruolo di Giulietta, nonostante la sua brillante performance, decide per vendicarsi delle dure parole del regista Lando Porrini (al suo ultimo spettacolo) di prendere le vesti di un giovane attore, Otto Novembre, per interpretare Romeo durante le audizioni prendendosi gioco del direttore e del sistema teatrale. L’opera in scena è l’ultima scommessa della carriera di Porrini, un regista acclamato ma ormai al culmine della sua carriera interpretato da Sergio Castellitto, dal carattere spigoloso nella vita come nell’arte e duro verso qualsiasi professionista teatrale.
Il regista Giovanni Veronesi e l'attrice Pilar Fogliati
Si potrebbe pensare che il film tratti solo di identità di genere, data la trasformazione della protagonista da donna a uomo per raggiungere i propri obbiettivi, ma il tema alla base è molto più profondo. «Dentro ad una cornice shakespeariana – ha esordito Veronesi in apertura – ho scelto di raccontare la precarietà dei ragazzi di oggi che si nascondono dietro altre cose, perché la loro vita è difficile all’interno di questa società».
Il problema di Vittoria nasce dalla difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo, per cui sceglie di assumere delle immagini diverse di sé. La crisi di identità personale dei trentenni nella società contemporanea è un fenomeno complesso, che riflette le sfide e i fallimenti della vita. A questa età, molte persone si trovano a fare i conti con una serie di domande e incertezze sullo scopo della loro vita, la carriera, le relazioni personali e il senso di realizzazione individuale.
Affrontare tali cambiamenti in un contesto incerto richiede tempo, auto-riflessione e supporto da parte degli altri. Molte persone trovano beneficio nell’affrontare queste sfide attraverso la terapia e la ricerca di attività disimpegnate, per raggiungere uno sviluppo nella loro vita. Il film invece mostra una via di affermazione per mezzo dell’arte.
Stefano Zito e il regista Giovanni Veronesi
Pilar Fogliati è nota per la sua bravura nell’interpretare un’enorme varietà di personaggi distanti dalla sua persona e l’ultimo è probabilmente uno dei più riusciti. Otto Novembre è un ragazzo un po’ impacciato e genuino, e l’attrice ha raccontato: «Per fare al meglio il mio personaggio maschile mi sono ispirata a mio fratello. Con Giovanni ci tenevamo a non renderlo overacting, ma piuttosto a creare un alone di mistero».
Nonostante alcuni scetticismi iniziali, dovuti all’ennesimo adattamento di Shakespeare, il film riesce a trasmettere perfettamente gli obiettivi del regista e dell’interprete protagonista. Lo spettatore percepisce il problema denunciato e non distoglie mai lo sguardo dalla proiezione, grazie a una commedia fatta alla ‘vecchia maniera’ con temi contemporanei.
Il regista Giovanni Veronesi, analizzando la commedia italiana degli ultimi quarant’anni, ha sottolineato il cambiamento soprattutto nel passaggio dai grandi temi sociali all’individualismo dell’attore comico: «È molto difficile fare bene una commedia, perché deve saper trasportare tutte le emozioni, senza l’obbligo di dover far ridere, al contrario del film comico». E ha poi aggiunto: «La commedia può essere fatta da attori non comici. Attori come Troisi, Benigni e Verdone l’hanno resa individualista, perché il film era incentrato tutto su di loro e sulla loro comicità geniale. Lentamente questo ha fatto sì che la comicità prendesse il sopravvento sul sociale».
Scena del film "Romeo è Giulietta"
In una società spesso tumultuosa e in continua evoluzione, trovare una collocazione può sembrare un viaggio senza fine. Il merito di questo film sta anche nel ricordarci che, anche quando ci sentiamo persi o incompresi, la ricerca del nostro profilo nel mondo è un viaggio personale e ogni nuova direzione è un’opportunità per scoprire nuove parti di noi stessi, necessarie per costruire e reinventare il nostro spazio soggettivo. Non esiste un unico posto predeterminato per ciascuno di noi, ma una miriade di possibilità, che si aprono quando abbiamo il coraggio di esplorare, sperimentare e abbracciare chi siamo veramente.
Anche se il fallimento può sembrare un’ombra oscura sulla strada della nostra vita, Pilar Fogliati attraverso Vittoria e Otto ci spiega che è solo una tappa, non la fine del viaggio. Il fallimento non definisce chi siamo. Ci offre invece la possibilità di rinascere, imparare e progredire lungo il nostro cammino. Il suo personaggio insegna che, con determinazione, resilienza e una prospettiva positiva possiamo trasformare ogni ostacolo in un trampolino per raggiungere i propri obbiettivi e trovare il nostro posto nel mondo.
Stefano Zito e l’attrice Pilar Fogliati