Rebound, il primo festival della percussione

Seminari, laboratori e concerti per vivere la musica giocando e in una dimensione di gruppo omaggiando il mondo della percussione. A raccontarlo è il direttore artistico Josè Mobilia 

Irene Isajia

Rebound, il primo festival della percussione, ha incantato per una settimana Motta Sant’Anastasia con seminari, laboratori e concerti.

Un modo nuovo per vivere la musica in un’atmosfera piena di ritmo giocoso, professionale e familiare, in cui non è mancata la formazione e in una dimensione di gruppo con al centro l’omaggio al mondo della percussione.

Prodotto dalla Kilim Music Factory e Zo Centro Culture Contemporanee di Catania - con il patrocinio dell’amministrazione del Comune di Motta Sant’Anastasia e l’accoglienza e collaborazione con l’Istituto comprensivo “D’Annunzio” - il festival è stato diretto da José Mobilia.

Ed è proprio il direttore artistico, in questa intervista, a raccontare questa esperienza che per una settimana ha richiamato numerosi visitatori.

Josè Mobilia

Josè Mobilia

Da dove nasce la tua idea del festival delle percussioni?

“Ho collaborato per anni con il Festival Federico Cesi che si svolge in Umbria, nei borghi medievali. È un grosso festival che si rivolge alla musica classica accademica e a tutti gli strumenti, e che distribuisce eventi formativi e performativi all’interno di un trimestre. In questa cornice mi occupavo della settimana dedicata alle percussioni”, spiega Josè Mobilia.

“L’idea del festival qui, nella mia terra, rappresenta la continuazione di un lavoro e studio personale cominciato diversi anni fa. Quello su cui mi concentro è l’approccio didattico che, in Italia, si presenta ancora rigido e basato sul “pacchetto preconfezionato” che deve andare bene per tutti. Esiste un altro tipo di approccio, ed è quello su cui lavoro, che parte dalla persona che può costruire un percorso su di sé, sulle proprie peculiarità, sulle proprie curiosità di studio, attraverso la pluralità di proposte, in forma quasi residenziale. Rebound vuole essere un luogo di incontro con la persona, con le persone e con la musica; uno spazio di condivisione e scambio di saperi e di esperienze; una comunità da cui ciascuno può tornare a casa arricchito”, ha aggiunto.

Mottese, ma da anni trapiantato a Roma. Perché hai scelto di partire dalla tua terra per inaugurare il Rebound?

“Ogni nuovo progetto artistico ricostruisce la propria storia. Ho iniziato la mia formazione accademica a Catania con il maestro Giovanni Caruso e condiviso il percorso di studi con i colleghi e amici che ho coinvolto in questa avventura di Rebound – racconta Josè Mobilia -. Per poter essere un creativo devi conoscere il mondo attorno a te e, questo mondo, è fatto anche di tutte quelle tradizioni popolari come a quelle africane, sudamericane e orientali oltre al jazz e al classico”. 

“Essere un percussionista contemporaneo accademico significa conoscere e aprirsi ad uno sguardo su un mondo ricco e da scoprire, mettendo in campo, dentro il festival, tutte quelle realtà che apparentemente sembrano non avere cose in comune ma, di fatto, mostrano i volti della percussione – aggiunge -. Non potevo che cominciare dalla mia terra che mi ha visto crescere, nel borgo medievale che è culla di cultura e fa risuonare l’intreccio di storie, di esperienze e di musica”.

Percussio mundi

Percussio mundi

Un programma tra formazione e spettacolo. Partiamo dal primo aspetto…

“Il festival è stato formato da due tempi: quello didattico e quello performativo – precisa il direttore artistico -. Abbiamo avuto a disposizione i locali della scuola media per poter svolgere i seminari e i laboratori che si sono svolti durante il giorno, mentre le serate sono state dedicate ai concerti ai piedi del Castello Normanno di Motta Sant’Anastasia”.

“I seminari sono stati rivolti a studenti dei licei musicali, dei conservatori, a professionisti e docenti, ciascuno dei quali ha potuto costruire un proprio piano di studi, intrecciando tra percorsi di formazione e approfondimento diversi – spiega Josè Mobilia -. La squadra di docenti, composta da maestri conosciuti a livello nazionale e internazionale, e non solo percussionisti, ha consentito un approccio ad aspetti diversi della percussione”.

Rosario Gioeni, in collaborazione con Peppe Tringali, ha curato il seminario per Marimba, Vibrafono e Set-up nel repertorio solistico, mentre Giovanni Caruso si è occupato delle percussioni nella sezione d’orchestra concentrandosi sull’analisi tecnica e musicale degli strumenti e dei passi orchestra più importanti del repertorio lirico-sinfonico – racconta l’artista -. Marco Odoni ha affrontato i diversi aspetti tecnici e i vari repertori relativi ai timpani sinfonici e Peppe Tringali, in collaborazione con Giovanni Caruso, si è occupato della batteria jazz fornendo elementi utili per un approccio del batterista dal piccolo gruppo alla big band”.

“Con Ketty Teriaca, pianista, insieme a me, si è affrontato un seminario riguardante il pianoforte nella musica da camera con approccio solistico e con organico, con percussioni e non, scelto appositamente – aggiunge - Io, invece, ho curato il seminario Ensemble di percussioni, insieme a Peppe Tringali, in cui si è potuto lavorare su una vera e propria esperienza di produzione artistica in tutte le sue fasi di realizzazione di un concerto”.

“I laboratori, invece, nascono con l’intento di far avvicinare chiunque alla musica in modo giocoso e di gruppo. Dalla Musica in gioco, Musica in movimento e Espressione corporea con Claudia Guidi - musicista, attrice e performer – che dai piccoli di tre anni ai professionisti in campo musicale ha affrontato gli aspetti connessi a musica, movimento poetico e azione – spiega il direttore artistico -. Per arrivare al Linguaggio dei Bol con Riccardo Gerbino, un approccio alla musica orientale attraverso il solfeggio indiano; al Body Percussion con Giuseppe Costa in un percorso di musica d’insieme che trasforma il rumore del corpo in suono. Ciascuno di questi seminari e laboratori ha avuto uno spazio nei concerti serali”.

Patuncha

Patuncha 

La componente performativa

“L’apertura è stata affidata all’ensemble di percussioni del maestro Giovanni Caruso, Percussio Mundi, che attraverso la varietà di strumenti a percussione e ai diversi timbri di ciascuno, ha offerto un repertorio che ha spaziato dalla musica della tradizione etnico-popolare, alla classica, al jazz sino alla più recente letteratura sperimentale contemporanea, e al repertorio orchestrale – racconta il direttore artistico -. Il gruppo Patuncha, di Giuseppe Costa, ha esordito con la body percussion nel secondo giorno di concerti anticipando Electric Mood, l’ensemble jazz con Gaetano Cristofaro ai sassofoni, Seby Burgio alle tastiere synth e Peppe Tringali alla batteria”.

“Il terzo giorno è stato dedicato alla marimba nella musica classica con Rosario Gioeni e la Musco Chamber Orchestra – aggiunge Josè Mobilia -. Sono seguiti, poi, Miti e Favole dall’India, tra suono e danza con Lamia Barbara e Riccardo Gerbino; Dialogus con Marco Cappelli alla chitarra e Francesco Lo Cascio al vibrafono. Gran finale con Rebound Percussion Ensemble, gruppo di percussioni del Festival Rebound!, diretto da José Mobilia al Zō Centro Culture Contemporanee, Catania e sotto il Castello Normanno di Motta Sant’Anastasia”.

“Quest’ultimo ensemble, nato in seno al seminario di riferimento, è inserito nel progetto internazionale Boarding Pass Plus (MIC 2024-2022) deI Zō Centro Culture Contemporanee di Catania , con due concerti finali realizzati con alcuni degli artisti dei cinque paesi europei coinvolti”, ha detto l’artista.

Electric Mood

Electric Mood

Negli ultimi anni le percussioni hanno acquisito fascino anche tra le famiglie e i più giovani, rispetto al tradizionale studio del pianoforte. Cosa ne pensi?

“Penso che il fascino per le percussioni ci sia stato dalla preistoria sino ad oggi – precisa in prima battuta Josè Mobilia -. La percussione trasmette immediatamente il suono, è rituale la sua ripetizione e diventa ritmo dentro un’esperienza che può essere collettiva; fa transitare da una dimensione personale a quella di gruppo a dimensioni altre. Si intreccia con le altre arti, la danza, il teatro. Non è un caso che i nostri laboratori abbiano coinvolto i bambini dall’età dell’infanzia, passando per gli adolescenti fino ai professionisti nell’esperienza di espressione del corpo attraverso la musica e con piccoli oggetti”.

“È più semplice quando interagisci coi piccoli perché vivono di per sé questa dimensione ludica con la musica e il movimento, più complessa con gli adulti perché c’è bisogno di un lavoro di decostruzione degli schemi mentali per costruire nuovi approcci musicali – ha aggiunto -. Una delle esperienze di musica e corpo è stata quella con la Body Percussion, con Giuseppe Costa e il suo gruppo Patuncha. Io credo che il segreto stia nell’apertura dell’esperienza personale verso l’altro, sia in campo formativo come in quello musicale”.

“Chiudersi nel giardino privato del proprio gruppo di percussioni sarebbe riduttivo mentre lo scambio esperienziale è sempre il più arricchente, e in questo spero che il Festival sia riuscito a trasmette proprio questo mio modus vivendi, osmotico e curioso di scoprire ciò che la vita, in ambito musicale è in grado di regalarci e di condividere”, ha detto in chiusura il direttore artistico.