Prospettive del presente: il futuro del teatro è già qui

Al Centro universitario teatrale l’incontro Ecosistemi creativi. Nuovi linguaggi per lo spettacolo dal vivo promosso da Retablo e organizzata dal Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea con il Disum di Unict

Ludovica Rinciani

Lo sviluppo inarrestabile dell’intelligenza artificiale generativa è ormai sotto gli occhi di tutti, un fenomeno impossibile da ignorare. Nei social network iniziano a diffondersi milioni di contenuti multimediali creati da software come Chat Gpt, rendendo sempre più labile e ambiguo il confine tra creatività umana e artificiale. Per il mondo della cultura si apre una nuova sfida che porta con sé la necessità di ridefinire il ruolo dell’artista e il suo approccio nei confronti dei nuovi strumenti di cui oggi può avvalersi per arricchire la propria produzione.

Ma per quelle arti che considerano la tangibilità dei corpi il cuore pulsante della loro espressività – come il teatro e le arti performative – che impatto avrà la rivoluzione digitale che si sta dispiegando di fronte ai nostri occhi? Drammaturghi, attori, performer e pubblico sono pronti ad accogliere l’inevitabile cambiamento?

Queste sono solo alcune delle domande su cui hanno riflettuto docenti e ricercatori universitari durante Prospettive del presente, il primo panel della giornata seminariale Ecosistemi creativi. Nuovi linguaggi per lo spettacolo dal vivo, svoltasi nei giorni scorsi al Centro universitario teatrale dell'ateneo catanese. L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto Scena contemporanea 4.0 - tecnologie immersive per l’intermedialità realizzato dalla compagnia catanese Retablo in collaborazione con il Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea e finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU.

teatro

Una struttura teatrale

L’incontro, moderato dalla prof.ssa Simona Scattina del Dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania, è stato animato dagli interventi di quattro studiosi che hanno tracciato una nuova storia contemporanea del teatro, dove la tradizione convive con il digitale dando vita a sperimentazioni inedite e coinvolgenti per il pubblico di oggi.

«La performance è il presidio dell’umano e l’agency digitale ridefinisce il suo statuto, lo mette in crisi», ha dichiarato Antonio Pizzo, professore di Discipline dello spettacolo all’Università di Torino. Avvalendosi di vari esempi, il docente ha illustrato come la partecipazione del computer alla creazione di un impianto narrativo o di una drammaturgia teatrale non sia una prerogativa del nostro presente: già nel 1960 il linguista Joseph E. Grimes aveva elaborato un algoritmo capace di creare racconti, mentre poco più di trent’anni dopo gli studiosi del MIT Media Laboratory Claudio Pinhanez e Aaron Bobick avevano ideato degli spettacoli che prevedevano l’interazione tra un personaggio umano e un altro interpretato da un computer.

Su questa stessa linea di ricerca si colloca inoltre la dinamica interattiva dei primi giochi online, i quali permettevano all’utente di improvvisare delle scene e calarsi nei doppi panni di drammaturgo e attore. L’intelligenza artificiale, quindi, rappresenta solamente l’evoluzione di questi processi e, ha spiegato Pizzo, «andrebbe considerata come un ulteriore metodo di creazione artistica, un ulteriore linguaggio della mimesi e della creatività», non come una minaccia.

Antonio Pizzo

Un momento dell'intervento di Antonio Pizzo

A seguire Anna Maria Monteverdi, docente di Discipline dello spettacolo all’Università Statale di Milano, ha acceso i riflettori sull’attuale panorama teatrale italiano. Secondo Monteverdi, la programmazione della maggior parte dei nostri teatri è ancora piuttosto «a-tecnologica», in quanto trovare un pubblico per questa nuova forma di spettacolo è complicato.

Allo stesso tempo, la questione solleva un paradosso: se agli spettatori non viene proposta un’offerta adeguata, in che maniera potranno abituarsi ed espandere i propri orizzonti? La voglia di sperimentare non manca, numerosi performer e compagnie italiane si sono avvalsi di visori e software di intelligenza artificiale per elevare il coinvolgimento del pubblico e portarlo oltre ai confini fisici della sala e a quelli emotivi legati alla propria sensibilità.

Per non parlare del fenomeno della moltiplicazione dei cosiddetti Oggetti Teatrali Online Non Identificati, espressione coniata dal sociologo dei media Giovanni Boccia Artieri per definire quei contenuti digitali (video registrati, dirette streaming, chat e molto altro) che superano la concezione classica del qui e ora che contraddistingue il teatro e le arti performative. Fuse*, Margherita Landi, Agrupciò Senor Serrano, Kamilia Kard, sono solo alcuni degli artisti che operano in questo territorio in continua trasformazione.

In foto Anna Maria Monteverdi

In foto Anna Maria Monteverdi

Analizzare il teatro digitale nelle sue molteplici forme vale a dire confrontarsi con una «sperimentazione obsolescente» a causa degli incessanti sviluppi della tecnologia, ha evidenziato in seguito Laura Pernice, professoressa di Discipline dello spettacolo all’Università di Catania.

Dopo un breve excursus teatrologico che ha attinto anche dalla sociologia dei media digitali, la docente è passata alla pratica con l’esposizione di tre casi studio il cui comune denominatore è l’avanzata modalità di partecipazione del pubblico. In Tifeo, il tradimento dell’orecchio, spettacolo scritto e interpretato da Turi Zinna (presente alla giornata seminariale in veste di presidente di Retablo) l’utilizzo del videomapping, della motion capture e della spazializzazione del suono serve un unico scopo, ossia riflettere la condizione schizofrenica del gigante protagonista.

La compagnia Fanny & Alexander invece ha articolato la messa in scena del romanzo Maternità della scrittrice Sheila Heti come un interactive storytelling, una narrazione nelle mani degli spettatori e delle loro risposte anonime. Sono loro a decidere, come dei player che guidano l’attrice, la direzione che prenderà il racconto performativo. Infine il Teatropostaggio di Giacomo Lilliù all’interno di un canale Telegram ha superato tutto quello che credevamo di sapere sul teatro, dando vita a un’esperienza altamente immersiva e sorprendente che ha permesso agli utenti-spettatori di interagire in tempo reale con la performance tramite post e meme.

Un momento dell'intervento di Laura Pernice

Un momento dell'intervento di Laura Pernice

Non solo teatro, ma anche turismo e valorizzazione del territorio e dei beni culturali nell’intervento di Maria Chiara Provenzano, assegnista di ricerca in Discipline dello spettacolo all’Università del Salento, la quale ha condiviso il progetto Realtà Aumentata e Story-Telling nel teatro e nelle arti performative volto alla creazione di nuovi itinerari turistici nella regione Puglia. Il gruppo di ricerca prevede un lavoro sinergico tra ricercatori di discipline artistiche e dello spettacolo e ingegneri informatici delle università del sud Italia, finalizzato a rinnovare e personalizzare l’offerta turistica tramite realtà aumentata, videomapping, gaming e in particolare intelligenza artificiale generativa.

A quest’ultima, dopo averla ‘addestrata’ grazie all’ausilio di una considerevole mole di dati, spetterà la creazione di brevi spettacoli teatrali della durata massima di 15 minuti ambientati nel Medioevo e di fumetti incentrati sulle gesta di Gian Giacomo dell’Acaya, l’ingegnere a capo dei lavori di ricostruzione delle mura e del castello di Lecce. Nell’illustrare le modalità di personalizzazione dell’offerta turistica, Provenzano ha affrontato la discussa questione della profilazione degli utenti.

Pur differenti tra loro per tematiche e argomentazioni, i quattro interventi della giornata seminariale hanno costruito un’interessante panoramica della scena teatrale contemporanea, complessa e affascinante nella sua perpetua mutevolezza. Il futuro è già qui e i creativi hanno dimostrato nel corso della storia di poter trovare un punto di incontro con i progressi tecnologici anziché venirne sopraffatti. Questa volta, malgrado le incertezze che porta con sé l’uso dei software di intelligenza artificiale, non sarà diverso.

In foto Maria Chiara Provenzano

In foto Maria Chiara Provenzano