La missione congiunta Unict-Cnr si è concentrata sullo studio dei reperti di uno dei più importanti centri del Mediterraneo di Età del Ferro
Attività di campo e di studio in un’area, quella del villaggio cretese di Priniàs, in cui l’Università di Catania è ormai di casa da diversi decenni.
A svolgerli, anche quest’anno, come da tradizione, ricercatori e studenti di Unict nell’ambito della missione congiunta con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche rappresentato da Antonella Patuasso, direttrice scientifica della missione.
Una missione che da anni vede i ricercatori impegnati su due fronti: quello sul campo, relativo allo scavo archeologico e al rilievo delle strutture emerse, finalizzato alla messa in luce dell’intero layout urbano e alla comprensione dello sviluppo diacronico dell’abitato e dell’area sacra; quello relativo allo studio dei reperti che negli ultimi anni è stato incentrato nell’analisi della necropoli scoperta da Giovanni Rizza, la cui pubblicazione fornirà certamente alla comunità scientifica uno strumento imprescindibile per la ricerca sull’Età del Ferro nel Mediterraneo.
A costituire il team di ricerca di Unict, coordinato dalla prof.ssa Eleonora Pappalardo del Dipartimento di Scienze della formazione, l’assegnista di ricerca Livio Idà del Disfor e le studentesse del corso di laurea in Beni culturali Chiara Ansini, Chiara Libra e Zaira Raimondo.
A far parte del team del Cnr/Ispc, oltre alla direttrice Antonella Pautasso, l’arch. Salvatore Rizza (responsabile del rilevamento e della restituzione delle strutture), la dott.ssa Valeria Guarnera (dottoranda del Dipartimento di Scienze umanistiche) e il dott. Flavio Ferlito.

Il team di Priniàs della campagna 2023
L’archeologia riveste un ruolo importante nella mission della ricerca scientifica di Unict
«Proprio così – spiega la prof.ssa Eleonora Pappalardo, coordinatrice per Unict della missione congiunta con il Cnr -. La ricerca archeologica dell’ateneo costituisce una parte importante delle attività di ricerca in Italia e soprattutto all’estero. Ogni anno i ricercatori del nostro ateneo si spostano in paesi stranieri coi quali da decenni intrattengono rapporti diplomatici di collaborazione e amicizia in nome dell’archeologia. Tra questi, in particolar modo, la Grecia è da molto tempo un partner d’eccellenza. Soprattutto le due importanti missioni archeologiche a Festòs e Priniàs che operano per tramite della Scuola Archeologica Italiana ad Atene, perno istituzionale di diverse missioni italiane in suolo ellenico, oggi diretta dal prof. Emanuele Papi, e il Centro di Archeologia Cretese dell’Università di Catania, diretto dal prof. Pietro Militello».

Visita a Priniàs del team della missione di Gortina (Creta) diretta dal prof. Jacopo Bonetto dell’Università di Padova
L’internazionalizzazione della ricerca
«Le missioni archeologiche all’estero, in generale, costituiscono una importante forma di internazionalizzazione per la ricerca scientifica e forniscono preziose opportunità di scambio di informazioni e di competenze tra colleghi, italiani e stranieri, che operano nelle diverse regioni – sottolinea la coordinatrice del team di ricerca d’ateneo per Unict -. Ricercatori e studenti hanno l’opportunità di essere accolti nelle rispettive sedi operative, di visionare i reperti i custoditi e apprendere svariate tecniche e metodologie di indagine. Per i prossimi due anni, inoltre, la missione archeologica italiana di Priniàs potrà usufruire di un finanziamento Prin - Progetti di rilevanza nazionale che vede proprio nei due partner, il Cnr e l’Università di Catania, le due unità di ricerca vincitrici del bando».
Veduta di un edificio sulla Patela di Priniàs
A Priniàs l’Università di Catania è presente da diversi decenni
«La missione archeologica italiana di Priniàs fu fondata dal prof. Giovanni Rizza nel 1969 – continua la docente dell’ateneo catanese -. La prima campagna di scavo, nel luglio-agosto di quell'anno, culminò con la eccezionale scoperta della necropoli di Siderospilia, ad oggi la più estesa e la più ricca dell'isola di Creta».
«A partire dal 1984, anno di fondazione a Catania del Centro di Studio sull'Archeologia Greca del Cnr, la missione diviene missione congiunta, e proprio l'attività sinergica dei due enti ha caratterizzato buona parte della vita della missione, consentendo la collaborazione proficua di diversi profili di ricercatori e tecnici all'interno del team – racconta la prof.ssa Pappalardo, coordinatrice del team di ricerca per Unict -. La direzione della missione è stata tenuta da Giovanni Rizza sino al 2005. Nel 2006, invece, è passata al prof. Dario Palermo del Dipartimento di Scienze della Formazione, fino a novembre 2020. Adesso è sotto la direzione di Antonella Pautasso, dirigente di ricerca Ispc-Cnr».

Visita del team di Priniàs alla missione di Gortina
L’importanza di Priniàs in campo archeologico
«Priniàs sorge quasi al centro dell’isola di Creta e l’antico insediamento si sviluppa su un plateaux molto esteso, a circa 690 metri d’altezza – spiega la prof.ssa Pappalardo -. Sin dalle prime indagini condotte dall’archeologo italiano Luigi Pernier, nei primi del ‘900, è emersa l’importanza del centro. Le indagini successive, infatti, hanno dimostrato che il sito cretese era sede di un articolato insediamento, di un’area sacra e di un’estesa necropoli, posta a quota più bassa. Al tempo stesso è un sito chiave per lo studio delle origini dell’arte greca e per quello, altrettanto complesso, relativo all’origine della polis greca. Priniàs offre l’opportunità di indagare la fase di passaggio tra l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro, in cui hanno avuto luogo quelle trasformazioni cruciali alla base della formazione delle società complesse di età storica».