Premierato all’italiana

Sulla riforma costituzionale si è soffermato il prof. Alessandro Sterpa, ospite del Dipartimento di Giurisprudenza

Davide Rinaldi
Un momento dell'incontro
In foto da sinistra Ida Nicotra, Alessandro Sterpa e Adriana Ciancio
Un momento dell'incontro

L’elezione diretta del presidente del Consiglio, il rafforzamento dei suoi poteri e la diminuzione dell’instabilità governativa tipica della nostra Repubblica sono da tempo oggetto di accese discussioni tra gli scranni delle sedi politiche nazionali. E su questo tema, nei locali del Polo didattico “Virlinzi” del Dipartimento di Giurisprudenza, si è soffermato l’accademico Alessandro Sterpa, ordinario di Diritto pubblico all’Università della Tuscia di Viterbo.

Il docente, prendendo spunto dal suo ultimo libro “Premierato all’italiana: le ragioni e i limiti di una riforma costituzionale”, ha incontrato gli studenti dell’ateneo catanese su invito di Giuseppe Chiara, Adriana Ciancio e Angela Nicotra, professori di Diritto costituzionale dell’Università di Catania.

“Il 2024 si è caratterizzato per un dibattito accesissimo su questo tentativo di riforma che ha come obiettivo principale l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, un suo rafforzamento dei poteri e la diminuzione dell’instabilità governativa tipica della nostra Repubblica – ha spiegato il docente nell’aula C del polo di via Roccaromana -. Da ciò consegue lo scopo di consentire al nostro Paese di affrontare le sfide globali tramite una governance più stabile e duratura soprattutto”.

Sterpa

Un momento dell'intervento del prof. Alessandro Sterpa

Tra i punti chiave dell’analisi del docente la necessità di una riforma di tale portata per via della frammentazione partitica che rende difficile la realizzazione degli obiettivi politici.

“Un presidente del Consiglio eletto direttamente dal corpo elettorale e con maggiori poteri garantirà stabilità governativa rafforzando la rappresentanza del nostro Paese all’estero – ha detto -. Tra i rischi e i limiti, si sottolinea la necessità di evitare una concentrazione sproporzionata di poteri nelle mani del premier, salvaguardando le Camere e assicurando loro un giusto sistema di controlli e contrappesi”.

Sterpa, nelle pagine iniziali del suo libro, cita Leonardo Sciascia: “Bisogna essere riformisti per ciò che non funziona e conservatori per ciò che funziona”. Quale affermazione migliore per parlare del premierato che potrebbe rappresentare un’opportunità di miglioramento del nostro sistema politico anche se non bisogna dimenticare di valutare le eventuali implicazioni di esso.

L’opera, nata dalla lettura di un articolo da parte dell’autore relativo alla contrarietà dei costituzionalisti al progetto, espone le ragioni per una tale riforma, tra cui la possibilità di una maggiore stabilità per portare avanti gli obiettivi dei vari governi.

“Senza una politica autorevole la Costituzione rimane vuota e inattuata – ha precisato -. Urge il funzionamento del circuito parlamento-governo per evitare di adottare frequenti decreti-legge e leggi di bilancio approvate in fretta e furia”.

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L'aula C del Polo didattico "Virlinzi" di via Roccaromana

Sterpa, inoltre, ha analizzato anche le nuove funzioni e caratteristiche del presidente della Repubblica. “Il Capo dello Stato avrebbe il ruolo di garante intervenendo tramite l’adozione di atti-spia o messaggi destinati al governo in caso di crisi e malumori al suo interno – ha spiegato il costituzionalista -. Per essere eletto necessiterà dei 2/3 dei voti per i primi sei scrutini, mentre allo stato attuale solo per i primi tre, dopo sarà eletto dalla maggioranza assoluta dei componenti d’assemblea”.

Il docente, nel suo intervento, ha ricostruito pezzo per pezzo anche l’evoluzione del nostro sistema politico analizzando le cause che lo hanno portato allo stato attuale, confrontandolo anche con i sistemi politici degli altri Paesi e approfondendo le implicazioni di una riforma di tale portata affermando la necessità di una riforma organica e coerente.

L’autore, al tempo stesso, ha evidenziato come le riforme costituzionali siano state sempre osteggiate dai partiti di opposizione - e anche da membri del partito di maggioranza - non perché fossero realmente contrari alla riforma per motivazioni ideologiche valide, ma per puro interesse politico.

Il prof. Sterpa ha inoltre azzardato l’ipotesi di un referendum popolare, se si continuerà nel regolare iter parlamentare, entro il 2026. 

In apertura foto di Wolfgang Moroder (fonte: Wikipedia)