Al Centro Universitario Teatrale sono intervenuti la sociolinguista Vera Gheno e il cantante Mario Venuti. A dialogare con loro le docenti Stefania Rimini e Maria Rosa De Luca
Ha fatto tappa anche al Centro Universitario Teatrale il festival Taobuk con un incontro dal titolo Parole d’autore - Comunicare la cultura per promuovere le idee.
Una vera e propria conversazione organizzata con l’Università di Catania nell'ambito della quindicesima edizione del Taormina Book Festival, la festa della letteratura, delle arti e del pensiero.
Un dialogo basato sul potere della lingua come veicolo di cultura e connettore sociale che ha visto come protagonisti Vera Gheno - sociolinguista, saggista e attivista che si occupa prevalentemente di comunicazione, questioni di genere, diversità, equità e inclusione (leggi l'intervista di Mariano Campo) - e Mario Venuti - cantautore siracusano che il 19 aprile scorso ha pubblicato Tra la carne e il cielo, il suo undicesimo album in studio (leggi l'intervista di Roberta Gullotta) - coordinati dalle docenti del Dipartimento di Scienze umanistiche Maria De Luca e Stefania Rimini.
Ad aprire l’evento è stata la band Voorpret - composta da Roberta Scandurra, Gabriele Privitera e Giuliano Testa - vincitrice del OUI Music Contest, che si è svolto in occasione del recente Salone dell’Orientamento dell’ateneo catanese.
Un momento dell'esibizione della band Voorpret
A seguire il rettore Francesco Priolo e la presidente e direttrice del festival Taobuk Antonella Ferrara hanno consegnato ai due ospiti il Premio CUT, come tributo alla creatività e alla visione di coloro che incoraggiano forme di pensiero originali e promuovono occasioni di crescita sociale attraverso le arti.
I temi del dialogo sono stati diversi: dai discorsi sull’identità e la propria bolla privata, alle parole e al linguaggio umano. Temi che si collegano tramite un filo rosso alla forza delle idee.
Secondo Vera Gheno - in risposta alla domanda della professoressa Maria De Luca se «i giovani vivono dentro una bolla» - «essa non è per forza un male, anzi rispetto al passato si sono moltiplicate». «E per forza ne abbiamo una perché corrisponde al nostro limite di visione», ha aggiunto. Per Mario Venuti, invece, «ognuno vive dentro la propria bolla».
Un momento della conversazione. Da sinistra Stefania Rimini, Mario Venuti, Vera Gheno e Maria Rosa De Luca
A seguire la professoressa Stefania Rimini ha posto la questione su «cosa è l’identità». E il cantautore nel rispondere alla domanda ha spiegato che «per me l’identità è qualcosa di mobile e fluido che cambia, ad esempio quando ci si mette nei panni degli altri. Il variare è una cosa che mi è sempre piaciuta, però alla fine c’è sempre qualcosa che rimane come marchio identitario, anche inconsapevolmente».
Per Vera Gheno «l’identità è molto difficile da capire e da comprendere» e portando un esempio della sua vita ha spiegato che «io sono un essere umano unico e irripetibile, ma al contempo agisco all’interno della categoria femminile e da quando ho capito che sono una persona, ma facente parte di un gruppo, ho riconosciuto che faccio parte di un tutto».
E facendo riferimento alla pubblicazione del suo nuovo libro, dal titolo Grammamanti, la sociolinguista Vera Gheno ha evidenziato «come bisogna grammamare e per far ciò non bisogna per forza essere imparato, la conoscenza della lingua è liberazione, è l’unico anticorpo verso una politica che ci opprime, questo è alla portata di chiunque e alla base c’è la curiosità che spesso manca perché richiede uno sforzo mentale in più».
In chiusura di evento Mario Venuti ha omaggiato il pubblico presenti nella struttura teatrale d'ateneo con tre sue celebri canzoni: Èstato un attimo, Crudele e Fortuna.
Un momento della consegna del Premio Cut. In foto da sinistra Stefania Rimini, Barbara Mirabella, Mario Venuti, Vera Gheno, Francesco Priolo e Maria Rosa De Luca