Sei mesi di test con la missione Ema per saggiare la resistenza alle severe condizioni dell’ambiente spaziale
È arrivata martedì 5 novembre sulla piattaforma scientifica Bartolomeo, posta all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale), la ‘spedizione’ partita qualche tempo fa da Catania nell’ambito della missione scientifica Euro Material Aging, una campagna di "test" frutto di una collaborazione tra l'Agenzia spaziale europea e l'Agenzia spaziale francese che offre la possibilità di saggiare direttamente in volo, materiali e tecnologie innovative.
I ‘campioni’ da testare
Il ‘pacco’ – giunto a destinazione tramite SpaceX a circa 400 chilometri di altezza dalla superficie terrestre - conteneva campioni di materiali ideati e prodotti dall’Università di Catania in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica-Osservatorio Astrofisico di Catania e l’Imperial College London selezionati nell’ambito dei test sul degrado dei nano-materiali (Ageing of metal/insulator patterned samples for coatings and printable electronics).
I campioni prodotti nei laboratori sotto l’Etna rimarranno esposti per sei mesi alle severe condizioni dell’ambiente spaziale, dovendo sopportare fenomeni come l'impatto dell’alto vuoto, delle radiazioni ultraviolette, delle temperature estreme, dell’ossigeno atomico, dei detriti spaziali e di molto altro.
Preparazione di un esperimento della missione Ema (Credit Nasa, Esa and Cnes)
Il team di ricerca
Del gruppo di ricerca guidato dal prof. Giuseppe Compagnini fanno parte la prof.ssa Maria Elena Fragalà, la prof.ssa Luisa D’Urso e il dott. Marcello Condorelli del Dipartimento di Scienze chimiche dell’Università di Catania, il prof. Felice Torrisi (Dipartimento di Fisica e Astronomia “Ettore Majorana” di Unict e Imperial College) insieme con il dott. Giuseppe Baratta, la dott.ssa Maria Elisabetta Palumbo e il prof. Giovanni Strazzulla dell’Istituto Nazionale di Astrofisica - Osservatorio Astrofisico di Catania.
Il team si è avvalso della anche della strumentazione disponibile nei laboratori BRIT dell’ateneo catanese, grazie alla collaborazione di Giuseppe Indelli.
Gli obiettivi della sperimentazione
«Scopo della sperimentazione – spiegano i ricercatori catanesi - è ottenere una risposta affidabile su come alcuni nano-componenti reagiscano all’effetto sinergico dei fenomeni presenti nello spazio».
Al loro rientro sulla terra un gruppo di ricercatori europei, tra i quali gli stessi ideatori, si avvarranno di sofisticate tecniche di caratterizzazione per verificare la compatibilità dei materiali testati con le condizioni sperimentate durante la missione spaziale, con particolare riferimento al loro utilizzo nel campo dell’elettronica flessibile e dei dispositivi indossabili (wearable). I risultati della sperimentazione in volo contribuiranno ad ampliare le conoscenze per lo sviluppo ed ottimizzazione di materiali e dispositivi per lo spazio volti al miglioramento della sicurezza degli astronauti.
Alcuni componenti del gruppo di ricerca Unict e Inaf Oact. Da sinistra Giuseppe Baratta, Luisa D’Urso, Maria Elisabetta Palumbo, Maria Elena Fragalà , Giuseppe Compagnini, Marcello Condorelli