Il celebre compositore ha diretto l’orchestra del Teatro Bellini di Catania nell’esecuzione de “La Pietà”, rivisitazione moderna del tradizionale Stabat Mater
Musica e cinema: due arti che si specchiano l’una nell’altra. Il tempo scorre, nell’inquadratura come nella battuta, generando le immagini di un universo metafisico. Di questo crogiolo di visioni e sogni la colonna sonora rappresenta il trionfo più assoluto.
E, quando si pensa alla colonna sonora, non si può non pensare al premio Oscar Nicola Piovani. Ma non solo cinema: il compositore della soundtrack di La vita è bella ha importato la straordinaria carica immaginifica della sua musica anche in altri generi. E così nasce un capolavoro moderno come “La Pietà”, rivisitazione dell’antichissimo Stabat Mater nel segno della contemporaneità.
Lo scorso venerdì il palco del Teatro Massimo Bellini di Catania si è trasformato in uno schermo dentro il quale hanno preso vita le note di Piovani. Il compositore ha diretto l’orchestra del Teatro nella messa in scena de La Pietà, con la voce recitante di Sergio Rubini.
Questo Stabat Mater contemporaneo racconta di una Maria vergine che trova incarnazione in due donne: una del nord del mondo (interpretata dal soprano Desirée Rancatore), una del sud del mondo (impersonata dalla voce soul di Amii Stewart).
Un momento del concerto
Il testo, realizzato da Vincenzo Cerami – in passato affidato alla recitazione del grande Gigi Proietti –, descrive dunque realtà opposte ed eguali al tempo stesso. Le due donne hanno perso ciascuna il proprio figlio, seppure per motivi diversi: uno è scomparso per overdose in una scintillante e opulente metropoli occidentale, sullo sfondo di un blues che guarda all’America; l’altro non è sopravvissuto all’inedia, su un tappeto ritmico di suggestione tribale.
È forse anche una critica all’overdose di favole del frenetico occidente e ai capricci dell’uomo bianco che dissipa così la sua vita, quando dall’altra parte del mondo c’è chi alla vita si aggrappa con le unghie e con i denti.
Così si costruisce un ponte tra Europa e Africa, in cui il colore della pelle non fa differenza: il dolore è lo stesso. Ed è lo stesso che provò Maria vedendo suo figlio in croce. Ma è anche lo stesso che provano quelle madri che attraversano il Mediterraneo e che qui perdono il proprio figlio, come ha sottolineato il compositore stesso dal podio, dopo i calorosissimi applausi della platea.
Un’opera attualissima, dunque, che offre un ventaglio di spunti di riflessione; come un film di cui, a distanza di anni, sentiamo il bisogno di fare il rewatch.
Nicola Piovani e Sergio Rubini, insieme con i musicisti, ricevono gli applausi del pubblico a fine concerto