Nino Recupero tra storia, politica e editoria

A vent’anni dalla scomparsa, il docente è stato omaggiato in un convegno di studi al Dipartimento di Scienze politiche e sociali

Chiara Aiello
In foto Angelo Granata e Stefania Mazzone
Un momento dell'intervento di Giovanna Fiume
Un momento della presentazione dell'archivio dei documenti donati da Nino Recupero
Un momento della presentazione dell'archivio dei documenti donati da Nino Recupero
Un momento dell'intervento di Stefania Mazzone
Da sinistra Citto Saija, Francesco Vertillo e Caterina Pastura
Un momento dell'esibizione del Coro Scatenato "Helin Bolek"

Un’aula magna gremita di persone, con tante generazioni di allievi e studiosi che non sono voluti mancare al convegno di studi in suo omaggio.

Il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’ateneo catanese, insieme con il dottorato di ricerca in Scienze politiche, ha voluto ricordare così Nino Recupero, docente di Storia moderna a Catania e di Storia contemporanea a Messina e poi anche a Trieste e a Milano.

Ad aprire i lavori del convegno, dal titolo Omaggio a Nino Recupero tra storia, politica e editoria. A 20 anni dalla scomparsa, nell’aula magna di Palazzo Pedagaggi, è stata Stefania Mazzone, docente di Storia del pensiero politico e coordinatrice del Dottorato di ricerca in Scienze politiche.

La direttrice del dipartimento, Pinella Di Gregorio, ha ricostruito il profilo di uno storico eclettico, transdisciplinare, dalla dimensione locale ed internazionale, in una costruzione di percorsi interpretativi guidati da una ferrea disciplina archivistica unita ad un rigore argomentativo, ma anche ad una capacità di visione, che fa di Recupero una guida sicura per la lettura progressista dei processi storici e dei nessi sociali.

Da sinistra Angelo Granata, Pinella Di Gregorio e Stefania Mazzone

Da sinistra Angelo Granata, Pinella Di Gregorio e Stefania Mazzone

A dimostrarlo è stato Angelo Granata, docente di Storia contemporanea del Dsps, con una attenta e coinvolgente analisi del saggio di Nino Recupero su “la Sicilia” per la Storia d’Italia della Einaudi.  

Stefania Mazzone ha ricordato di Nino Recupero il magistero storiografico, l’impegno politico, la statura etica, la militanza di un intellettuale che ha lasciato un segno profondo nelle generazioni di studenti, militanti, intellettuali catanesi, messinesi, triestini e milanesi, ma anche di studiosi e studenti fuori dall’Italia, che lo hanno conosciuto direttamente o attraverso i suoi scritti e le sue tante attività culturali e editoriali.

A 20 anni dalla sua scomparsa, Nino Recupero viene ricordato come un uomo sobrio, sensibile, attento alle dimensioni sociali e culturali del suo tempo. Rigoroso nel suo lavoro storiografico, inscindibile dall’attenzione per gli ultimi, con l’impronta dell’anarchismo etico di un Kropotkin, Recupero è tra quei giovani con la maglietta a strisce che nel 1960 vedevano cadere sul selciato, a Catania, il giovanissimo Salvatore Novembre, durante una manifestazione contro il governo Tambroni.

Da quella profonda ingiustizia, da quella grande tragedia, Recupero non ha mai smesso di stare attivamente con gli ultimi, in una militanza del collettivo mai ideologica: dalla presenza attiva nelle lotte contadine, all’attivismo di fabbrica, fino alla dimensione movimentista delle culture giovanili, dal 1968 al 1977, che tanto hanno segnato la storia catanese, in un intreccio inscindibile con la prospettiva nazionale ed europea.

Fino agli scritti sulla guerra, dal Vietnam ai Balcani, che ne hanno segnato la capacità visionaria di cogliere orientamenti e percorsi dei poteri e dei contropoteri in dimensione internazionale. 

Un momento dell'intervento della prof.ssa Pinella Di Gregorio

Un momento dell'intervento della prof.ssa Pinella Di Gregorio

Giovanna Fiume, già ordinaria di Storia moderna presso l’Università di Palermo, ha ripercorso le strade degli studi “inglesi” di Recupero, tra spinte etiche e religiose, dai puritani a Cromwell, da Winstanley a Tawney, nell’intreccio tra prospettive istituzionali e processi sociali, l’azione politica e l’orientamento etico, ma ricordando anche l’attività editoriale sviluppata dentro la Gelka, con l’amico e sodale storico contemporaneista Tino Vittorio, volta all’emersione della vita, come la pubblicazione del volume di Roselvagge (Alfredo La Rosa), “Dirty City”, dimostra.

Del profilo dello storico dell’economia ha parlato Leandra D’Antone, già ordinaria di Storia contemporanea all’Università di Firenze, che di Recupero ha ricordato il rigore e l’acume storico di chi viene già riconosciuto dalla sua stessa generazione.

Nello stesso senso si è mosso l’intervento di Peppino Restifo, già ordinario di Storia moderna presso l’Università di Messina, che di Nino Recupero fu collega ed amico, unito a lui per l’interesse intorno alla storia sociale della quale lo storico catanese fu grande interprete, come dimostra la fitta collaborazione con Maurice Aymard e Serge Collet.

Restifo ha ricordato, tra l’altro, come, già negli anni ’70, Recupero fosse interessato all’impostazione di una storia dei rifiuti, precorrendo di tanto le strade della ricerca di storia sociale più attuali in America latina, come ha evidenziato anche l’intervento di Rosalba Piazza, che in America latina ha condotto le sue ricerche e la sua vita.

Il pubblico presente nell'aula magna di Palazzo Pedagaggi

Il pubblico presente nell'aula magna di Palazzo Pedagaggi

Andrea Giuseppe Cerra, giovane dottore di ricerca in Scienze politiche, studioso di Storia delle istituzioni, disciplina della quale Nino Recupero stava per diventare ordinario quando ci ha lasciati, ha ricordato la stagione del Centro Universitario Cinematografico, di cui Recupero fu il primo studente a dirigere le attività.

Una stagione che ha segnato profondamente diverse generazioni di universitari catanesi, come ricorderà anche Alfio Signorelli, già ordinario di Storia contemporanea all’Università dell’Aquila. La stagione dell’impegno civile culturale, aperto ad ogni strato e soggettività sociale che Recupero, giovane studente di Lettere, si impegnava a coinvolgere nell’ambito di un’idea straordinariamente progressiva e collettiva della democrazia e della dimensione sociale e politica dell’estetica.

Sono gli stessi anni dell’impegno in quella straordinaria esperienza editoriale che fu “Giovane Critica”, rivista che, animata da intellettuali del calibro di Franco Fortini e Leonardo Sciascia, tra gli altri, è stata considerata, insieme ai “Quaderni Piacentini”, precorritrice di quelle idee e di quei dibattiti sociali e culturali che anticiparono le strade più alte del ’68 in Italia e all’estero. 

L’intervento di Leonardo Recupero, dottorando in Scienze politiche, giovane ricercatore della storia dei movimenti meridionali tra gli anni ’60 e ’70 in Italia, ha catturato l’attenzione di tutti i presenti per la freschezza ed il rigore con i quali ha esposto la sua ricerca d’archivio dei documenti donati da Nino Recupero alle Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero”.

Di grande emozione è stata l’analisi di tanti faldoni, mostrati in slides, tutti archiviati dallo storico catanese con precisione, dovizia di definizioni e considerazioni politiche, scientifiche, etiche, personali annotate per ogni fascicolo riguardante gli eventi locali e nazionali che hanno segnato profondamente la storia del nostro paese, tra movimenti e repressione.

Un momento dell'intervento di Andrea Giuseppe Cerra

Un momento dell'intervento di Andrea Giuseppe Cerra

Daniele Pompejano, già docente di Storia dell’America latina nell’Università di Milano, collega, ma soprattutto amico di Nino Recupero, con il quale ha diviso l’appartamento fino alla fine, ha espresso l’angolatura del ricordo, come in molti interventi precedenti e successivi, ma con precisi riferimenti all’intreccio tra l’umano e il politico, in quella dimensione rigorosamente etica dello storico catanese che lo condusse a confrontarsi con la dimensione della religiosità e dell’amore per gli ultimi in una prospettiva militante.

Il tutto sempre attraverso la smodata passione per il sapere, lo studio, la teorizzazione, la ricerca, senza mai temere di cambiare idea, confrontarsi col “nuovo”, come la collaborazione con la casa editrice milanese Selene, nello sforzo, anche intimo, di confrontarsi con la fondamentale domanda sul male, come si evince dalla lettura, negli ultimi giorni della sua vita, de “Le confessioni” di Sant’Agostino.

Non sono mancati i tanti ricordi, gli aneddoti che hanno raccontato di un uomo gentile, generoso, emancipato dal patriarcato insieme alla compagna della vita, la vulcanica femminista storica Anna Vio, presente e felicemente emozionata insieme ai figli Luca e Luigi e al nipote Giulio.

Un confronto a più voci, anche nel pomeriggio, coordinato da Francesco Vertillo, con gli interventi di diversi compagni della militanza, da Citto Saija ad Angelo Morales, da Nino De Cristofaro a Ciccio Giuffrida e Gianni Famoso, compagni di “comizi volanti” con musica, da Caterina Pastura, allieva e animatrice della casa editrice Mesogea a cui Nino collaborò con generoso impegno, fino a Lanfranco Caminiti, fra i curatori di una importante opera editoriale sulla storia dell’Autonomia operaia, organizzazione a cui Recupero dedicò ricerca e attenzione. 

Daniele Pompejano, Leonardo Recupero, Stefania Mazzone, Andrea Giuseppe Cerra e Alfio Signorelli

Daniele Pompejano, Leonardo Recupero, Stefania Mazzone, Andrea Giuseppe Cerra e Alfio Signorelli

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