Al Palazzo centrale la mostra sui 25 anni di attività del Centro di Archeologia Cretese
Un viaggio lungo 25 anni che lega Catania con Creta così come quello compiuto da Dedalo che, secondo il mito greco, sarebbe stato l’architetto e costruttore del labirinto di Minosse prima di rifugiarsi in Sicilia dopo aver attraversato l’Egeo in volo.
E proprio dal mito greco prende il nome la mostra Nell'Isola di Dedalo: i 25 anni di attività del Centro di Archeologia Cretese inaugurata stamattina (lunedì 22 maggio) nei locali del Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane al Palazzo centrale dell’Università di Catania per far conoscere la civiltà cretese, in particolar modo quella del periodo compreso tra la prima occupazione e l’età romana attraverso gli scavi nei siti di Haghia Triada, Festòs e di Priniàs, ma anche a Gortina e Cnosso.
Un percorso vissuto tramite le esperienze scientifiche del Centro di Archeologia Cretese, le collaborazioni interdisciplinari e internazionali, ma anche le interazioni con il pubblico italiano e straniero e con le comunità locali cretesi e mostrato ai visitatori tramite i numerosi poster e alcuni reperti archeologici.
La parte iniziale della mostra
Al taglio del nastro sono intervenuti il rettore Francesco Priolo e le direttrici dei dipartimenti di Scienze umanistiche e di Scienze della formazione, Marina Paino e Loredana Cardullo, il console onorario della Grecia in Italia Arturo Bizzarro Coutsogeorgou, i direttori di altre missioni a Creta come Filippo Carinci (Università Ca’ Foscari di Venezia) e Diamantis Panagiotopoulos (Università di Heidelberg), la delegata del Simua, Germana Barone, e il presidente della Scuola di specializzazione in Beni archeologici di Unict, Daniele Malfitana.
E ovviamente l’ideatore della mostra, il prof. Pietro Militello, insieme con i numerosi docenti e ricercatori delle università di Bologna, Genova, UniNettuno e Ca' Foscari e dell'Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio nazionale delle Ricerche che hanno contribuito alla sua realizzazione con la collaborazione del Sistema museale d’Ateneo e di SkenArte.
Un momento del taglio del nastro: da sinistra Germana Barone, Tina La Rosa, Francesco Priolo, Pietro Militello e Daniele Malfitana
«La mostra valorizza l’importanza e l’attenzione della ricerca di Unict in campo archeologico: basti pensare che se da un lato il Centro di Archeologia Cretese ha compiuto 25 anni, dall’altro la Scuola di specializzazione in Beni archeologici ha già spento le 100 candeline – ha spiegato il rettore Francesco Priolo -. Il nostro ateneo, grazie anche al Cearc, interlocutore principale con la Scuola Archeologica Italiana ad Ateneo, ha un forte legame con la realtà greca e in particolar modo con le diverse università della Grecia».
Parole riprese anche dal console onorario della Grecia in Italia Arturo Bizzarro Coutsogeorgou che ha ribadito «la sinergia tra i due paesi e tra gli atenei non a caso quattro presidi di facoltà dell’Università di Atene si sono laureati a Catania» ed, inoltre, «l’importanza della cultura come presidio di legalità da diffondere in qualsiasi forma».
Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo
Il Centro di Archeologia Cretese
Fondato nel 1998 dal prof. Vincenzo La Rosa, ordinario di Civiltà Egee del nostro Ateneo, il Cearc ha compiuto 25 anni di attività che comprendono missioni di scavi, studio e ricerche sull’isola di Creta.
«Il Centro, oltre a fungere da fondamentale interlocutore con la Scuola Archeologica Italiana ad Atene, gestisce due tra le più importanti missioni archeologiche in suolo cretese nel panorama internazionale, quelle di Festòs e Priniàs, siti cruciali per la conoscenza, rispettivamente, del periodo minoico e di quello proto-arcaico nel generale contesto mediterraneo – ha spiegato il prof. Pietro Militello, ordinario di Civiltà Egee al Disum e direttore del Cearc, con al fianco Tina, moglie del fondatore del Cearc, Vincenzo La Rosa -. Le ricerche sistematiche condotte nei due siti hanno portato, nel tempo, alla formazione di una solida rete di rapporti internazionali e collaborazioni fruttuose con le autorità elleniche, facendo del Cearc un simbolo di impegno scientifico, sinergico e interdisciplinare».
Veduta aerea della Patela di Priniàs
«Il Cearc è stato fortemente voluto da Giovanni Rizza e da Vincenzo La Rosa che dirigevano gli scavi a Priniàs e a Festòs – ha aggiunto il prof. Pietro Militello -. Con il centro volevano implementare le ricerche interdisciplinari e oggi, a distanza di 25 anni, raccoglie archeologi, geologi, chimici, fisici, storici e informatici che lavorano insieme in modo interdisciplinare focalizzandosi sull’isola di Creta. Da considerare che Creta ha avuto un particolare sviluppo peculiare tra il IV e II millennio a.C. e anche nelle prime formazioni dell’arte greca. Per questi motivi catturò l’attenzione degli archeologi italiani e poi di quelli catanesi negli anni 50-60».
Veduta aerea del settore nord-est di Festòs
La mostra
«Dopo 25 anni di attività, di indagini e ricerche del Cearc abbiamo pensato che fosse il momento di presentare con una mostra le ricerche svolte sul campo e i risultati degli scavi e lo studio dei materiali delle costruzioni in un modo più interattivo possibile – spiega il direttore del Cearc, Pietro Militello -. Un percorso in cui si mescolano i poster sulle attività del centro alle ricostruzioni in 3D per raccontare la storia di Creta anche con diapositive e con oggetti che gli studenti potranno toccare».
Come simbolo della mostra è stato scelto Dedalo, che secondo il mito greco sarebbe stato architetto di Minosse, costruttore del labirinto nonché inventore dell’arte dedalica (VII secolo a.C.). Costretto a rifugiarsi in Sicilia dopo aver attraversato l’Egeo in volo Dedalo rappresenta il trait d’union fra i filoni storici raccontati nell’esposizione e tra la Sicilia, dove il Cearc nasce, e Creta, dove il centro di ricerca opera.
Un'area della mostra
«Il percorso espositivo, inoltre, è stato pensato per avvicinare i cittadini non addetti ai lavori ad un ambito di ricerca altrimenti poco accessibile nei suoi contenuti – ha aggiunto il prof. Militello -. Abbiamo voluto strutturare la mostra con l’obiettivo di costruire una narrazione delle ricerche archeologiche a Creta che fosse capace di coinvolgere i visitatori di tutte le età e livelli di istruzione. Nel cuore della città, vorremmo che essa contribuisse al trasferimento della conoscenza dell’archeologia, in generale, di quella cretese, in particolare».
Ad allietare la cerimonia anche un momento musicale curato da Giuseppe Sanfratello, ricercatore di Unict, che ha intonato alcuni versi dall’Erotòkritos di Vicentzos Kornaros accompagnato da una chitarra.
Il percorso espositivo, ideato per coinvolgere e stimolare il fruitore, prevede, oltre ai poster, anche video, riproduzioni sperimentali, modellini in 3D e la visita virtuale e immersiva del Quartiere sud-ovest del Palazzo di Festós.
La mappa dell'esposizione
La mostra è visitabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 13,30 e il martedì e mercoledì anche dalle 15,30 alle 18. L'esperienza immersiva può essere effettuata solo il lunedì e il venerdì dalle 10 alle 13 e i martedì e mercoledì dalle 16 alle 18.