Musica, etica e sostenibilità: quale futuro?

Comunicare per orientare. Al Tinni Tinni Arts Club una tavola rotonda su etica e sostenibilità nella musica

Simone Distefano, Tobia Meli, Dorotea Scuderi

Continua la collaborazione tra AreaSud e il Liceo Musicale Turrisi Colonna, con i ragazzi e le ragazze della quarta BM protagonisti di un nuovo percorso. Il secondo modulo di incontri, pensato per sviluppare competenze utili nel mondo del lavoro, si è aperto con una tavola rotonda dedicata a etica e sostenibilità nelle professioni musicali. Ne è scaturito un confronto ricco di spunti, che ha coinvolto tutta la classe. Di seguito, gli studenti e le studentesse raccontano i momenti più significativi di questa esperienza e condividono riflessioni personali sui temi trattati.

Un dialogo intergenerazionale

Il 27 marzo, al Tinni Tinni Arts Club, io e la mia classe abbiamo partecipato a un interessante confronto sul rapporto tra etica, sostenibilità e professioni musicali. Durante questo scambio di idee abbiamo avuto modo di conoscere meglio figure come Maurizio Cuzzocrea, presidente di AreaSud, Nicola Malagugini, coordinatore dell’Orchestra Scontrino, e Marielena Greco, responsabile della sostenibilità degli eventi  per l’associazione. Lo scambio di idee ci ha spinti a interrogarci su questioni fondamentali: quanto spazio c’è per l’etica nelle carriere musicali? Come si può rendere la musica più sostenibile? Temi che ci riguardano da vicino, ma che spesso non vengono affrontati con la dovuta attenzione.

(testo di Dorotea Scuderi)

L’anacronistica avanguardia: cosa penso e si pensa

Si riflette sempre più spesso, e fa sempre un certo effetto pensare all’ambiente a cui stiamo andando incontro. Parlo per la mia generazione poiché, spero, di poterne essere portavoce; inizialmente affascinati dalla complessità del contesto in cui ci troviamo, finiamo per sentirne quasi timore, come se la sua vastità ci rendesse distanti.

C’è un fenomeno abbastanza curioso: l’effetto opposto rispetto all’essere spinti da ciò che ci interessa. Quando tutto è a portata di mano, si rischia di dare per scontata la possibilità di accedervi, fino a perdere progressivamente interesse. L’entusiasmo sembra crescere solo quando un obiettivo appare lontano e riservato a pochi.

Il macro-concetto è che ogni ambito si evolve in relazione ai gusti e alle ambizioni di chi ne fa parte. Se prendiamo, ad esempio, la chitarra, il cui grande rinnovamento è avvenuto nel Novecento, oggi sopravvive, ma all’interno di un pubblico che difficilmente riesce a entrare in sintonia con l’intimità dell’esecutore sul palco. Questo porta a una domanda centrale: quale argomento merita di essere trattato in un panorama in cui tutto è accessibile, ma l’entusiasmo nel parlarne varia enormemente da persona a persona?

Cerco di spiegarmi meglio: nella mia generazione manca quasi del tutto l’interesse per ciò che viene considerato anacronistico, e chi continua a coltivarlo deve accettare questa realtà. Non si tratta di una scomparsa, ma di una trasformazione: ciò che era centrale diventa memoria storica, testimonianza di un percorso che ci ha portati fino a oggi.

Ci sono poi temi considerati quasi abituali, quasi noiosi a parlarne, come quello della sostenibilità. Argomenti che finiscono per annoiare perché già sentiti e risentiti. L’eccezione è data da degli argomenti tanto demoralizzanti quanto interessanti: come rapportarsi al mondo del lavoro musicale, quali figure operano dietro le quinte, chi sfrutta la musica come fonte di guadagno, quando la musica ha smesso d’essere parte intima d’un musicista, diventando una merce.

Un esempio è il comportamento di molti concertisti contemporanei. Se un tempo artisti come Horowitz o Pressler comunicavano attraverso la loro sensibilità, trasmessa alle dita senza tecnicismi, oggi assistiamo a una spettacolarizzazione della performance. Lang Lang, pur essendo un pianista straordinario, rappresenta un’estremizzazione dell’attenzione alla messa in scena. Il rischio è spostare l’attenzione dall’ascolto alla visione, trasformando la musica in un prodotto più visivo che emotivo.

Si tende sempre di più a mercificare la musica, al punto che il pubblico non si concentra su ciò che sta ascoltando – spesso coperto da respiri eccessivamente enfatizzati – ma su ciò che sta vedendo.

(testo di Tobia Meli)

Sostenibilità: come creare un evento a favore dell’ambiente?

È stato presentato da Marielena Greco un tema molto importante, quello della sostenibilità ambientale nei festival. Ma che cos’è la sostenibilità? E soprattutto, come si inserisce nell’organizzazione di un evento culturale?

La sostenibilità è la capacità di preservare l’equilibrio ecologico del pianeta e di utilizzare le risorse in maniera responsabile. È in questo modo che si garantisce il benessere delle generazioni attuali e di quelle future.

Con l’evento “Festival Mediterrraneo di Musica Sacra” e la certificazione Ecoevents, da poco ottenuta, AreaSud dimostrerà di poter promuovere un progetto artistico con un impatto minimo sull’ambiente, rispettando quindi alcuni degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

Una cosa che sono riuscito a notare è che negli anni c’è stata una notevole evoluzione per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, dato che ormai si ritrova in numerosi contesti della nostra vita, con il solo fine di provare a salvaguardare in ogni maniera possibile il nostro pianeta.

(testo di Simone Distefano)

Conclusioni

I temi trattati sono fondamentali per i nostri interessi? Senz’altro aiutano ad ampliare un senso critico in merito a ciò che ci aspetta; ma, forse, l’attenzione dovrebbe essere orientata verso una musica più autentica, fatta di quella stessa autenticità che si prova nel suonare per sè stessi, senza artifici, con uno sguardo al domani.

(testo di Tobia Meli)

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