A Palermo si è svolto il convegno "Nuovi studi e prospettive di ricerca sulle orme di Angela Daneu Lattanzi". Tra le relatrici Francesca Aiello, Giulia Arcidiacono e Simona Inserra di Unict
La miniatura in Sicilia tra l’età medievale e la prima età moderna. È il tema su cui si sono confrontati moltissimi studiosi tra paleografi, codicologi, storici della musica e della liturgia, specialisti dei libri a stampa e restauratori in occasione del convegno internazionale dal titolo Miniatura in Sicilia. Nuovi studi e prospettive di ricerca sulle orme di Angela Daneu Lattanzi che si è tenuto nei giorni scorsi a Palermo.
Le due giornate (24 e 25 novembre), organizzate dalle università di Palermo e di Cassino e del Lazio Meridionale, si sono svolte nei locali della Biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace”, della Fondazione “Federico II” e della Biblioteca comunale “Leonardo Sciascia”. Un susseguirsi di incontri e mostre di manoscritti ed incunaboli che hanno affascinato gli studiosi nelle due biblioteche e anche all’interno della Biblioteca della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”, in sinergia con l’Archivio Storico Diocesano di Palermo.
Il convegno è stato curato da Giovanni Travagliato, associato di Storia dell’arte medievale all’Università di Palermo, e da Andrea Improta, docente di Storia dell’arte medievale all’Università della Campania Luigi Vanvitelli.
Come hanno evidenziato in apertura dei lavori Maria Concetta Di Natale, direttrice dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia, e docente dell’Università di Palermo, e Alessandra Perriccioli Saggese, presidente della Società Internazionale di Storia della Miniatura, il convegno «ha un grandissimo valore per la sua rarità, per la specificità del tema studiato, per le sedi scelte e per aver messo in dialogo tanti studiosi di questo settore raro e affascinante che conquista chiunque vi si avvicina».
Alcuni libri in mostra
Durante la prima giornata di studi, dopo una prima riflessione di Michele Cometa dell’Università di Palermo, sulla domanda “Cosa vuole una miniatura?”, è intervenuta Francesca Aiello dell’Università di Catania che, iniziando da una riflessione sui fondi particolarmente ricchi delle biblioteche siciliane, ha esposto vari casi studio. Il primo è stato quello dei registri dei conti provenienti dal Monastero dei Benedettini, oggi depositati nel Fondo benedettini dell’archivio di Stato catanese.
I registri contengono, infatti, le spese dedicate alla biblioteca, alla realizzazione dei libri, al pagamento delle maestranze e ha aggiunto la studiosa «alcune voci ci permettono anche di ricostruire in termini di distanze geografiche e di costi quanto i monaci investissero per l’acquisto e il trasporto dei libri».
La presentazione ha messo, inoltre, in evidenza alcune figure fondamentali come quelle di Vito Maria Amico e di Placido Maria Scammacca, volgendo poi lo sguardo alla collezione dei Paternò Castello Principi di Biscari e concludendo con un accenno all’importante figura di Salvatore Ventimiglia, arcivescovo di Catania, della cui collezione Angela Daneu Lattanzi ha studiato alcuni codici.
È stata poi la volta della presentazione di Giulia Arcidiacono, docente di Storia dell’arte bizantina presso l’ateneo catanese, e di Manuel Castiñeiras, ordinario di Storia dell’Arte Medievale nell'Universitat Autònoma de Barcelona. Entrambi nei giorni scorsi sono intervenuti all'Università di Catania nell’ambito del ciclo di conferenze di Storia dell’arte medievale e Storia dell’arte bizantina del Dipartimento di Scienze umanistiche (vai all'articolo di Mary Bua).
Punto focale del loro intervento è stato Il Tetravangelo X. IV. 21 della Real Biblioteca de San Lorenzo de El Escorial e la cultura figurativa italo-greca verso l'anno 1140, un testo italo-greco oggi alla Real Biblioteca de San Lorenzo de El Escorial. Esaminando alcuni aspetti decorativi e mettendo in evidenza elementi in comune con altri volumi realizzati nello stesso ambiente, sono stati messi in luce i motivi per cui il testo può essere inserito nella produzione figurativa siculo-calabrese.
Un momento del convegno
Durante la seconda giornata, Marco Palma, docente di Paleografia latina nella Facoltà di Lettere dell’Università di Cassino, ha proposto al pubblico un quadro generale dei testi pubblicati negli ultimi anni sulla catalogazione di incunaboli siciliani, tra cui i volumi Incunaboli a Catania I e Incunaboli a Catania II, nei quali sono stati studiati i volumi conservati rispettivamente alle Biblioteche Riunite "Civica e A. Ursino Recupero" e alla Biblioteca Regionale universitaria di Catania, presentando, inoltre, il prossimo volume, Incunaboli a Catania III, che riguarderà esemplari conservati in tutta la provincia etnea.
Marco Palma ha, inoltre, illustrato la relazione della prof.ssa Simona Inserra, associata di Archivistica, bibliografia e biblioteconomia all’Università di Catania, impegnata in Messico per il progetto Codicis.
Il suo intervento ha riguardato lo studio sulla produzione, circolazione e diffusione delle edizioni siciliane del XV secolo, con particolare attenzione ai 132 esemplari siciliani oggi noti, conservati in biblioteche non solo dell’isola, ma anche europee e statunitensi, tra cui testi decorati, illustrati e miniati.
Andrea Improta ha poi letto il contributo di Debora di Pietro, dottoranda presso l’Università di Catania, anche lei impegnata nel progetto messicano. Il suo intervento ha proposto gli esiti di una ricerca storico-artistica basata sui risultati ottenuti dall’analisi materiale di libri a stampa, con particolare attenzione a quelli conservati nelle biblioteche di Catania.
Visitatori e studiosi presenti alla mostra
È quindi stato messo in evidenza come - grazie all’analisi stilistica e materiale, allo studio dei segni d’uso e di possesso e delle decorazioni miniate contenute nel codice preso in esame - è possibile seguire l’incunabolo nel corso dei secoli, ricostruirne i movimenti, i proprietari, cercare di risalire al committente, a chi lo ha acquistato e posseduto.
L’ultimo intervento inerente il territorio catanese è stato quello di Alessandro Tomei, ordinario di Storia dell’arte medievale all’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Con la sua relazione, dal titolo La Grande Bibbia di Pietro Cavallininella Biblioteca Civica e Ursino Recupero di Catania, il docente ha messo in luce i motivi che rendono questo testo così prezioso: il volume, acquistato a Roma dall’abate benedettino Placido Maria Scammacca e arrivato a Catania nel XVIII secolo, presenta, nelle miniature, aspetti stilistici che dipendono molto dalle opere del più importante pittore tardomedievale romano: Pietro Cavallini.
Alcune miniature possono essere riferite direttamente a lui per la perfezione della realizzazione, il che rende la Bibbia un testo fondamentale per la storia della pittura italiana meridionale tra XIII e XIV secolo.
Grazie alla pubblicazione degli atti del convegno, che avverrà nei prossimi mesi, sarà comunque possibile avere una visione più ampia e completa degli argomenti trattati durante le due giornate di studi.