L’intervista a Amii Stewart prima del concerto “Ci vorrebbero 1000 canzoni” in occasione del Taormina Arte 2024
«Per me ogni concerto è una sfida, una vera emozione. Non è detto che il concerto andrà bene. Lo si spera. La voce è data da due corde vocali, due muscoli così sottili che se loro dicono non mi va, non va. Prima di ogni concerto, quindi, mi sento sempre nervosa, non riesco a tenere un bicchiere, le gambe mi tremano. È sempre la stessa storia, mi sento avvolta da una “grazia” quando il concerto va bene. Cantare al Teatro Greco, poi, è un’emozione forte, fortissima. Questo luogo sprigiona una grande energia e regala una grande forza».
Con un grande sorriso, Amii Stewart, protagonista indiscussa di Taormina Arte 2024 – Festival Internazionale, si sofferma innanzitutto sul rapport con il palcoscenico che, per l’artista, rimane, da sempre, qualcosa di emozionante, quasi commovente.
Amii Stewart è una delle più grandi cantanti del panorama musicale internazionale, un’interprete raffinata, una voce magica. Una carriera lunga che parte dalla discomusic alla musica soul, pop, fino ad Ennio Morricone e Nicola Piovani, collaborando con grandi musicisti, interpreti e compositori di fama internazionale. Ha una grande capacità di reinventarsi che le permette di rinnovarsi e adattarsi a generi musicali, nel tempo, molto diversi tra loro.
E nei giorni scorsi ha incantato l’edizione 2024 del Taormina Arte che, da quarant’anni, è una delle manifestazioni culturali principali della Sicilia. Con un cartellone ricco di eventi prestigiosi, questa edizione – con la direzione artistica affidata a Gianna Fratta - ha puntato in maniera innovativa sull’alternanza e sul connubio tra le arti performative in un’ottica multidisciplinare e multigenere.
Dal 19 al 29 agosto, infatti, si sono alternati dieci eventi con grandi nomi del panorama nazionale e internazionale con musica e danza al Teatro Antico e spettacoli musicali e teatrali cameristici alla Villa Comunale di Taormina.
E l’ultimo spettacolo ha registrato la presenza di Amii Stewart con il concerto dal titolo Ci vorrebbero 1000 canzoni, al suo fianco il maestro Piero Romano e l’Orchestra della Magna Grecia. Un evento preceduto da un incontro, nella Casa del Cinema, sede della Fondazione Taormina Arte Sicilia.
A presentare l’artista il commissario straordinario della fondazione, Sergio Bonomo, e la responsabile dell’ufficio stampa del festival Caterina Andò.
In foto da sinistra Piero Romano, Amii Stewart, Caterina Andò e Sergio Bonomo
La passione per la musica è stata certamente tra gli elementi fondamentali del suo successo e nel corso dell’incontro Amii Stewart si è soffermata su questo aspetto.
«Studio con un maestro di canto e continuerò a farlo», ha spiegato l’artista che ha evidenziato il rapporto tra talento e disciplina. «Quest’ultima è necessaria perché tutti nasciamo con un talento ma, se non hai la disciplina il talento svanisce. Ci vuole tempo, pazienza, dedizione, sacrificio, un lavoro che si fa a porte chiuse con il maestro per acquisire elasticità, estensione e sicurezza», ha sottolineato.
I suoi esordi l’hanno vista passare da Broadway a Londra, da ruoli secondari a quelli principali. «Io sapevo di essere pronta per una carriera importante perché ho avuto degli insegnanti forti, importanti, molto rigorosi – ha raccontato -. Ho iniziato a ballare a nove anni e a diciassette anni avevo una disciplina e un rigore talmente forti che nelle audizioni con persone più grandi di me non mi hanno presa solo perché ero minorenne. Grazie allo studio, ai miei insegnanti, a quello che ho imparato, ho raggiunto la consapevolezza di poter raggiungere qualcosa di grande».
Tra gli innumerevoli professionisti con cui ha lavorato, Amii Stewart ha avuto una lunga collaborazione con Ennio Morricone. «Geniale, ma anche profondamente severo e molto perfezionista – racconta -. In ogni cosa pretendeva massima perfezione, ma, allo stesso tempo, era di una dolcezza incredibile, con una sensibilità molto forte. È stata la prima persona che ha avuto più fiducia in me, più di quanto io ne avessi in me stessa».
«Quando mi ha messo in mano Il Segreto del Sahara, tremavo veramente, avevo paura, non riuscivo a cantare perché lui mi guardava – ha evidenziato -. Così mi chiesto cosa avessi e io gli risposi che non riuscivo a cantare perché mi guardava, allora mi disse: “Ok, vado a casa, tu canti, quando hai finito chiamami che ritorno”. È così che è iniziato il nostro rapporto».
«Ennio era una persona immensa – ha aggiunto -. Con lui ho convertito il mio essere cantante in interprete. Veniva ai miei concerti, quando poteva, anche quelli pop, in teatro, veniva a vedermi al di là delle nostre collaborazioni. Mi ha insegnato, tante, tante cose».
Amii Stewart in concerto al Teatro Antico di Taormina
Certamente viviamo in un tempo in cui i giovani si lasciano affascinare da musiche che riscuotono molto successo, ma svaniscono in poco tempo. Ci sono repertori che, invece, nonostante il tempo, resistono e continuano ad essere suonati, cantanti e condivisi.
Di fronte a questa constatazione Amii Stewart fa luce sulle “colpe” del nostro tempo. «Non puoi togliere la cultura dalle scuole, il luogo in cui i giovani imparano ad amare e capire cos’è la musica, la sua evoluzione storica – spiega -. Se non dai ai giovani modo di conoscere il passato per comprendere il presente; se non gli dai un luogo in cui fare musica ed esibirsi; non ci sono più trasmissioni televisive in cui si parla di musica, ma solo reality, allora tutto si indebolisce, si sbriciola. La colpa è di noi grandi che abbiamo il compito di insegnare».
«Dobbiamo educare all’ascolto, portare i giovani a sentire un concerto sinfonico o con un grande compositore in sala, almeno una volta ogni mese», ha aggiunto il maestro Piero Romano.
Non siamo noi la generazione che può giudicare la contemporaneità; quello che ne rimarrà lo giudicheremo nel futuro. Non si può trascurare il rapporto con la fede cattolica nella quale l’artista è cresciuta.
«È una cosa mia, una cosa che sento dentro e che mi dà una grande forza e mi sostiene. Io parlo con Dio, gli racconto le mie emozioni, le mie paure, i problemi che mi porto dentro e condividerli con Dio mi regala un grande senso di pace, di sollievo, ma soprattutto sento un senso di equilibrio che mi aiuta a stare in equilibrio con me stessa e con le persone che mi circondano», ha raccontato Amii Stewart.
Gli occhi di Amii Stewart parlano, brillano, lasciano trasparire una grande pace interiore e una grande forza che esprime sul palcoscenico; l’approccio con il pubblico, e con i musicisti con cui condivide il palco, è frutto di quell’equilibrio di cui ci ha parlato, e lo spettacolo diventa un grande abbraccio insieme alla sua voce, alla sua vita e alla musica che da sempre l’accompagna.