L’Odissea è fimmina. Il viaggio di Penelope

Lo spettacolo è andato in scena al Castello Ursino nell’ambito del festival internazionale Mediterrartè – Classico Contemporaneo organizzato da Artelé

Rita Re

Nell’ambito del festival internazionale Mediterrartè – Classico Contemporaneo organizzato da Artelé, nella corte del Castello Ursino è andato in scena lo spettacolo Penelope – L’Odissea è fimmina.

Protagonista della pièce scritta e diretta da Luana Rondinelli è stata la mitologia greca riletta in chiave contemporanea: un Ulisse rievocato dalla potente voce di Luca Ward e con in scena Ester Pantano, nelle vesti della vigorosa e sensuale Penelope.

L’esempio di un teatro che non muore mai risiede in opere come quella di Rondinelli, autrice, regista e interprete di Penelope – L’Odissea è fimmina.

C’è una letteratura antica che affonda a sua volta le radici in quella arcaica, che diventata moderna e poi anche contemporanea. E c’è tra questa letteratura e le altre arti un’intermedialità che fa vivere e rivivere queste opere e le fa parlare con voci e pensieri sempre diversi. Riconsegnandole al pubblico, ogni volta, con un vestito nuovo. Alla moda.

L’operazione che Rondinelli ha iniziato con il suo teatro va in questa direzione. Nuovi epiteti per le donne del mito, nuove ambizioni, nuovi progetti, nuovi slanci.

Ester Pantano nelle vesti di Penelope

L'attrice Ester Pantano nelle vesti di Penelope

Penelope – L’Odissea è fimmina ci racconta chi è la donna che attende per vent’anni il ritorno del marito, la donna tanto coraggiosa da resistere alle insistenze di più di cento uomini, la donna che è stata anch’essa bambina, rifiutata dai genitori e salvata dalle anatre, abusata dal padre e senza le braccia di una madre entro cui rifugiarsi.

Chi è Penelope? Può davvero essere solo la paziente Penelope? La devota Penelope? A sentirla, così, la domanda è facile. È la risposta che non lo è. Una risposta che non abbiamo voluto ascoltare per secoli interi, alimentando e lasciando che si alimentasse un’idea, un modello ben preciso. Un inganno.

Cosa fa l’Odissea? Come un manuale delle buone prassi ci consegna una Penelope devota e paziente, forte abbastanza da respingere innumerevoli pretendenti in nome dell’amore per un marito che non vede da vent’anni.

Cosa fa Luana Rondinelli? In un viaggio attraverso l’essere femmina e le storture e le ambiguità legate all’arcaico ma sempre attuale concetto di donna, ci regala una “fimmina” vera, che non è paziente all’infinito che non è devota ad ogni costo, e che cercando sè stessa decide di liberarsi dal giogo di uomini, maschi, subdoli e rudi. Il padre abusante prima, il marito egoista poi. E sceglie la via del mare per fuggire, lo stesso mare da cui si è salvata una prima volta.

Un momento dello spettacolo

Un momento dello spettacolo

È un’isola nell’isola l’anima irrequieta di questa donna, che per cambiare il proprio destino prova a ritrovare se stessa in un altro luogo. È suo dunque il viaggio, è sua l’odissea e di nessun altro.

E poi c’è quella sicilianità, nella lingua e nelle movenze, nella musicalità e nell’ironia che colorano il racconto e che sono il tratto distintivo della penna dell’autrice, illuminata e illuminante.

La pièce, infatti, è valsa a Rondinelli il premio “Anima Mundi” alla drammaturgia femminile italiana ricevuto al Piccolo Teatro di Milano; ma a spiccare nella suggestiva messinscena, oltre alla scrittura drammaturgica, è l’eccellente cast scelto e guidato da Rondinelli stessa. 

L’ancella Giovanna Mangiù che insieme a Laura Giordani, la serva e nutrice di Ulisse, affidano all’ardente emancipazione della protagonista le loro paure, le loro speranze e il loro riscatto, sempre presenti, colorite e profonde, ma in fondo schiave nella condizione e nell’anima. 

Le tre Parche, interpretate dalla stessa Rondinelli e da Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, che tessono la trama dello spettacolo nei fatti e nei suoi significati. Divertenti narratori che “cusunu e scusunu” la storia di quello che è stato e di quello che potrà essere. 

Cameo sorprendente poi è quello dei cugini Castore e Polluce (ancora Currò e Failla) che, liberi e disinibiti, dispensano consigli sinceri, che Penelope ascolterà insieme a quelli della Magnifica (doppio ruolo di Rondinelli): magnifica di nome e di fatto nella sua intensa interpretazione. A questi personaggi è affidata la verità. Personaggi ‘strani’, additati, giudicati, che vogliono conoscere il mondo e farne parte a modo loro, senza convenzioni. Sono loro la voce della libertà che Penelope, alla fine, ascolterà.

Il cast di Penelope

Il cast di Penelope – L’Odissea è fimmina

Interpellata sui temi del proprio spettacolo, Luana Rondinelli ci ha spiegato che «la Penelope fedele e paziente che ci riconsegna l’Odissea di Omero non è però un modello da rifuggire». «Passiamo attraverso quel modello che ci hanno fatto conoscere per discernere e comprendere, attraverso un viaggio catartico, tutto ciò che può essere rielaborato, come il dolore, la sofferenza, la delusione, da trasformare in crescita e cambiamento per il proprio percorso. Il suo aspettare diventa importante, per metabolizzare, per affrontare con maggiore consapevolezza i passaggi della vita», aggiunge.

«Da contraltare fa il personaggio de La Magnifica che la esorta a prendere una decisione per sé e a sfatare il mito della donna paziente - continua Luana Rondinelli - È fedele? Sì, lo è per amore, lo è perché in quella storia ci ha creduto fino in fondo, ma tutto si perde quando comprende che vive in realtà una relazione malata, una relazione che non la valorizza come donna e come essere umano. Uno sguardo indietro ma incredibilmente contemporaneo, un grido di femminilità, una rivalsa sulla sessualità e sul desiderio di una donna che non deve vergognarsi di esprimere e dichiarare, senza aver paura del giudizio».

L'attrice Ester Pantano

L'attrice Ester Pantano a conclusione dello spettacolo

Ancora, sugli uomini e il modello culturale che li ha resi protagonisti, forti e detentori di potere, Rondinelli aggiunge: «Bisogna ristabilire i ruoli secondo dei principi di uguaglianza, di diritti e rispetto della diversità. Bisogna rieducare l’uomo, liberarlo da stereotipi di forza e virilità e restituirlo ad un’umanità di sentimenti».

«A chi mi accusa di odiare gli uomini rispondo che, se lotto per la difesa delle donne è grazie a mio padre, un uomo fantastico che mi ha fatto capire l’importanza del rispetto per il prossimo e soprattutto per le donne», ha aggiunto la Rondinelli che collabora attivamente con l’associazione Palma Vitae, impegnata da anni contro la violenza sulle donne.

In progetto per la scrittrice e regista adesso c’è la ripresa di Taddrarite e Gerico Innocenza Rosa, gli altri due spettacoli che insieme a Penelope e a Giacominazza compongono la raccolta Fimmini (Dario Flacco editore), nonché la ripresa de La Lupa con Donatella Finocchiaro, che andrà in tournée per l’Italia. Continuerà poi la presentazione del suo libro Sciara prima c’agghiorna e sentiremo parlare presto del suo nuovo cortometraggio Assunta, protagonista ancora Donatella Finocchiaro: «Un altro cortometraggio è in cantiere, ma ancora non dico nulla, per scaramanzia».

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