È stata inaugurata, al Museo della Fabbrica del Monastero dei Benedettini, la mostra realizzata dai dipartimenti di Scienze umanistiche, Fisica e Astronomia, Scienze biologiche geologiche e ambientali dell’ateneo catanese e dall’Osservatorio Etneo dell’INGV
L’affascinante interazione tra le varie discipline scientifiche che nel corso dei secoli hanno contribuito alla nascita della vulcanologia e che ancora oggi continuano a caratterizzarne gli sviluppi può essere “scoperta” anche attraverso gli antichi strumenti scientifici impiegati per lo studio dell’Etna, riproduzioni di documenti di archivio e video.
Partendo da questi presupposti ha preso vita, nei locali del Museo della Fabbrica del Monastero dei Benedettini, la mostra Lo studio dell’Etna - Tra strumenti e rappresentazioni che ricostruisce la storia degli ultimi secoli di un importante ambito di ricerca, quello della vulcanologia, un campo di studi che ha permesso di conoscere meglio il nostro territorio. E soprattutto il vulcano attivo più alto d’Europa, l’Etna che dal 2013 è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.
L’iniziativa coinvolge il Dipartimento di Scienze umanistiche, il Dipartimento di Fisica e Astronomia, il Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania e l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Non a caso è stata allestita nel Museo della Fabbrica, parte integrante del Monastero dei Benedettini di San Nicolò l'Arena, antica sede dell’Osservatorio Geodinamico di Catania.
La colata lavica del 1669, infatti, è cornice e protagonista del racconto espositivo che si snoda lungo una linea del tempo che arriva fino al 1999, anno di istituzione dell'Ingv, e che è stato realizzato intorno ai risultati delle ricerche svolte nell’ambito dei progetti Prin Care - Communicating and Representing the Earth - Structures and Phenomena in the Italian Context (17th – 19th century) - e Pnrr Meet - Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics -, incentrati sull’emergere di discipline sperimentali quali vulcanologia e sismologia.
L'armatura isolante
“L’itinerario espositivo si concentra proprio sull’affermarsi della vulcanologia come scienza sperimentale, attraverso l’esposizione di strumenti scientifici provenienti dalle Collezioni di strumenti antichi della fisica e dal Museo di mineralogia, petrografia e vulcanologia dell’Università di Catania, dalla collezione storica dell’Ingv - Osservatorio Etneo e da riproduzioni di documenti provenienti dall’Archivio Storico dell’Università di Catania e dall’Archivio di Stato di Catania”, hanno spiegato i responsabili scientifici della mostra, i docenti Luigi Ingaliso di Storia delle Scienze e delle Tecniche e Federica Santagati di Museologia e Critica artistica e del Restauro dell’ateneo catanese, nel corso della cerimonia di inaugurazione della mostra.
A coadiuvarli nella realizzazione dell’iniziativa gli assegnisti di ricerca Valentina Roberti e Daniele Musumeci, rispettivamente curatrice e ideatore della mostra (vai all'articolo di approfondimento).
“La mostra rappresenta un’opportunità unica per confrontarsi con un eccezionale patrimonio storico di carattere tecnico-scientifico frutto della ricerca nel campo della vulcanologia condotta a Catania dal Settecento fino alla metà del Novecento – hanno aggiunto -. Un percorso segnato dall’opera di personalità di grande rilievo, inserite nel contesto culturale e accademico catanese, il cui lavoro è stato arricchito dagli scambi con scienziati provenienti da tutta Europa per studiare uno dei più grandi laboratori naturali a cielo aperto”.
Un momento dell'intervento del prof. Luigi Ingaliso. In foto anche le docenti Federica Santagati, Marina Paino e Germana Barone insieme con gli assegnisti di ricerca Daniele Musumeci e Valentina Roberti
Alla cerimonia di inaugurazione, nell’antirefettorio del Monastero dei Benedettini, sono intervenuti anche il rettore Francesco Priolo, la direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche Marina Paino e la delegata al Sistema museale d’Ateneo Germana Barone.
All’evento erano presenti i responsabili delle collezioni scientifiche, i docenti Elena Geraci e Paolo Mazzoleni, il direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv, dott. Stefano Branca, il direttore dell’Archivio Storico dell’Università di Catania, dott. Salvo Consoli, e la direttrice dell’Archivio di Stato di Catania, dott.ssa Ivana Vacirca.
"Un'occasione importante per il Disum che ha collaborato, insieme con altri dipartimenti e enti di ricerca, ad un progetto che rappresenta un esempio eccezionale di contaminazioni di saperi e di ricerche", ha spiegato la prof.ssa Marina Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche.
"La mostra è ospitata nel luogo di eccellenza del Monastero dei Benedettini coinvolgendo anche l'area sotterranea in cui si trova il Museo della Fabbrica - ha aggiunto -. La storia, quindi, grazie a questo progetto, dialoga con le scienze tra strumentazioni d'epoca e documenti".
Visitatori alla mostra
A seguire la prof.ssa Germana Barone, delegata al Sistema museale d'Ateneo, ha evidenziato come "l'Università di Catania, nel corso degli anni, ha organizzato diverse mostre sull'Etna che, come sosteneva Silvestri, è un laboratorio a cielo aperto per tutti noi studiosi".
"Adesso, grazie a questa mostra, vengono evidenziati altri aspetti, ovvero gli strumenti scientifici che in questi anni abbiamo ricercato e catalogato, arrivando fino a 550 pezzi - ha spiegato -. Gli strumenti scientifici ci permettono di capire come venivano utilizzati allora e di questo dobbiamo ringraziare tutti gli scienziati per averli inventati e per averli, nel tempo, custoditi fino ai giorni nostri".
Ad illustrare la mostra gli assegnisti di ricerca Valentina Roberti e Daniele Musumeci, rispettivamente curatrice e ideatore della mostra (vai all'articolo di approfondimento).
A collaborare all’iniziativa l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Osservatorio Etneo, il Sistema Museale di Ateneo, l’Archivio Storico dell'Università di Catania, l’ACom Unict, l’Archivio di Stato di Catania, la Società Italiana di Storia della Scienza, Officine Culturali e Prin CAOS.
Gli organizzatori della mostra insieme con i rappresentanti di enti di ricerca
La mostra rimarrà visitabile fino al 30 aprile 2025, esclusivamente tramite visite guidate per gruppi da massimo 25 persone. Prenotazione obbligatoria scrivendo all’indirizzo e-mail c.a.r.ect2025@gmail.com. Gli orari di visita sono dalle 14,30 alle 18 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 9,30 alle 13 il martedì, il giovedì e il sabato.