Il neopresidente dell’Accademia della Crusca, Paolo D’Achille: «Seguiamo la lingua del cambiamento, ma difendiamo la conoscenza di quella di Dante, Manzoni e del melodramma»
Gli emoji sostituiranno mai le parole nella nostra lingua di ogni giorno? E il tanto deprecato "burocratese" diventerà finalmente comprensibile al signor Mario Rossi? Ancora: tutti noi saremo prima o poi costretti a soccombere alla pervasività di termini come trend, joint-venture, start-up, brand, board, agreement, badge, call-conference, multitasking e chi più ne ha più ne metta.
Per evitare spiacevoli misunderstanging, abbiamo girato tutti questi dilemmi a colui che nell’immaginario collettivo nazionale rappresenta la “vestale” della lingua italiana: il presidente dell’Accademia della Crusca, Paolo D’Achille, 68 anni, romano, professore ordinario di linguistica italiana all'Università Roma Tre, da poco subentrato al prof. Claudio Marazzini.
Storico della lingua italiana, in Accademia dal settembre 2013, D'Achille è stato anche presidente della Società internazionale di linguistica e filologia italiana (Silfi), segretario dell'Associazione per la storia della lingua italiana (Asli), membro del comitato esecutivo della Società di linguistica italiana (Sli) e componente del comitato direttivo di varie riviste scientifiche.
Chi meglio di lui, dunque, massimo custode dell’ortodossia della lingua di Dante e Manzoni e del melodramma, intervenuto alla Fondazione Verga di Catania per partecipare a un convegno sul progetto del Vocabolario dell’italiano veristico, può esprimere un giudizio definitivo sulle ‘faccine’ gialle che universalmente popolano chat e social network, destinando a un inevitabile buco nero tutte “le parole che non ti ho detto”.
«La Crusca – premette – insieme alla scuola, a cui la nostra Accademia offre tutto il suo appoggio, ha la missione di mantenere la conoscenza della lingua della nostra tradizione, senza tuttavia perdere il passo con lo straordinario rinnovamento dell’italiano che ha preso il via dalla fine del secolo scorso, soprattutto grazie ai cambiamenti epocali nel settore della comunicazione».
«Ma al tempo stesso – aggiunge D’Achille -, non possiamo non seguire la lingua del cambiamento, quella che prospera nelle zone nuove e nelle periferie cresciute senza piani regolatori, come potremmo definire la sfera dei social, e che tuttavia ha anch’essa bisogno di avere il ‘centro storico’ come punto di attrazione, di riferimento e di identità».
Per questo, gli illustri accademici da alcuni decenni hanno indirizzato l’attività della ‘Crusca’ verso obiettivi al passo con il mutare dei tempi e con l'evolversi della sensibilità linguistica nazionale, rendendo note le sue iniziative anche al grande pubblico e al mondo della scuola.
Vai all'intervista al presidente dell’Accademia della Crusca, Paolo D’Achille
In questo contesto, persino per un “Integrale” come il prof. D’Achille (è il suo ‘nome accademico’) le emoticon e gli emoji, che potremmo considerare dei pittogrammi, risultano straordinariamente espressive quando parliamo attraverso gli smartphone, regalano vivacità al dialogo, creano un clima di familiarità tra gli interlocutori e aiutano la comunicazione.
«Ma il linguaggio verbale è indubbiamente sempre più ricco - aggiuunge -. Le immagini possono sostituire la grafia, ma non sostituiranno mai la lingua, perché di fatto il loro utilizzo fa dimenticare a poco a poco la ricchezza della nostra lingua che anch’essa ci offre straordinarie sfumature e alternative per esprimere gioia o soddisfazione, ancor più che le varie gradazioni di sorriso delle ‘faccine’».
E diremo mai addio al citatissimo “distinto Natale e allo spettabile anno nuovo” del povero rag. Ugo Fantozzi, geniale esempio di abominio burocratico all’italiana?
«Ci hanno già provato il ministro Sabino Cassese e il linguista Tullio De Mauro – risponde il presidente della Crusca -, periodicamente poi vengono diffuse delle circolari piene di raccomandazioni sullo stile e i termini da adoperare negli atti e nelle circolari: diciamoci la verità, i documenti della pubblica amministrazione sono spesso del tutto incomprensibili, per il cittadino quei termini non sono consueti, molti non hanno ancora ad esempio compreso la cruciale distinzione tra deduzioni e detrazioni, al momento compilare la dichiarazione dei redditi».
«Io sono convinto che una dose di tecnicismo sia inevitabile, nel settore amministrativo o aziendale, ma dobbiamo fare uno sforzo per spiegare e far capire i messaggi e il senso dei provvedimenti ai cittadini - aggiunge -. In quest’ottica, la ‘Crusca’ ha offerto la propria consulenza alle Ferrovie dello Stato, che ci hanno chiesto di adeguare il contenuto dei propri annunci ai viaggiatori».