Le sostanze perfluoroalchiliche nei tessuti umani, quali i rischi per la fertilità maschile

Una ricerca del team di Endocrinologia di Unict ha studiato gli effetti derivanti dalle sostanze perfluoroalchiliche sulla qualità degli spermatozoi umani

Mariano Campo

L’infertilità maschile rappresenta oggi un argomento di crescente attualità, specie in considerazione della denatalità insistente nel nostro Paese. Comprenderne le cause e attuare le strategie più adatte rappresenta un aspetto di grande importanza.

L’inquinamento ambientale è in grado di danneggiare la fertilità maschile. Numerose sostanze chimiche in grado di interferire con la capacità del testicolo di produrre spermatozoi funzionanti sono presenti nell’ambiente in cui viviamo.

Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), in particolare, utilizzate per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, hanno ormai una elevata diffusione nei processi di produzione, ritrovandosi in numerosi prodotti di uso quotidiano, dalle pentole antiaderenti, agli indumenti e scarpe impermeabili, ad alcuni imballaggi alimentari, pesticidi e acque del rubinetto.

I Pfas si accumulano nell'ambiente e in diversi tessuti umani. Una delle sostanze perfluoroalchiliche più comuni è l'acido perfluoroottanoico (Pfoa). Recentemente, la Commissione europea ha proposto un emendamento in merito ai limiti di utilizzo di acido perfluoroottanoico (emendamento del 28 aprile 2023 al Regolamento UE 2019/102).

coppia

Uno studio pubblicato poche settimane fa sulla rivista internazionale Journal of Clinical Medicine, condotto dal gruppo di ricerca di Endocrinologia dell'Università di Catania ha valutato gli effetti dell’acido perfluoroottanoico sulla qualità degli spermatozoi umani.

Lo studio – dal titolo In-Vitro Effects of Perfluorooctanoic Acid on Human Sperm Function: What Are the Clinical Consequences? - è pubblicato a firma di Angela Alamo, Sandro La Vignera, Laura M. Mogioì, Andrea Crafa, Federica Barbagallo, Rossella Cannarella, Antonio Aversa, Aldo E. Calogero e Rosita A. Condorelli.

Hanno partecipato allo studio cinquanta pazienti sani, i cui spermatozoi sono stati incubati, in laboratorio, con dosi crescenti di acido perfluoroottanoico.

I risultati dello studio hanno mostrato che il Pfoa è in grado di alterare la percentuale di spermatozoi mobili, comprometterne la compattezza della cromatina e aumentarne la perossidazione lipidica e i livelli di anione superossido mitocondriale. Pertanto l’acido perfluoroottanoico altera diversi parametri spermatici e quindi potrebbe influenzare negativamente fertilità maschile.

Gli endocrinologi dell'Unità operativa di Endocrinologia del Policlinico di Catania

Gli endocrinologi dell'Unità operativa di Endocrinologia del Policlinico di Catania