L’interdisciplinarietà di studi e ricerche nella ‘doppia vita’ del Parco minerario di Floristella-Grottacalda
Un tempo era una miniera in cui si estraeva lo zolfo dal sottosuolo, oggi è un luogo che attrae turisti da diverse parti del mondo alla scoperta di uno dei più espressivi insediamenti d'archeologia industriale esistenti nel sud d'Italia.
È il Parco minerario di Floristella-Grottacalda, nell’entroterra siciliano (a Valguarnera, nell’Ennese), protagonista dell’escursione degli studenti del corso di laurea in Scienze del Turismo, del corso di dottorato in Scienze della Terra e dell’Ambiente e dell’insegnamento Geoparchi e Parchi Minerari, valorizzazione e fruizione dell’Università di Catania nell’ambito dell’ultima tappa della XV Giornata nazionale delle Miniere.
Un grande museo all’aria aperta in cui si respirano ancora le drammatiche storie di tanti lavoratori, di metodi e tecniche di estrazione e anche di un sistema socio-economico che caratterizzò parte della Sicilia nel 1800 e agli inizi del 1900 che gli studenti hanno approfondito grazie alla lezione sul campo dei docenti Eleonora Pappalardo e Donatella Pappalardo del corso di studi in Scienze del Turismo e Rosolino Cirrincione per l’insegnamento di dottorato.
Ripercorrendo le tappe principali della produzione dello zolfo, dalla sua estrazione dal sottosuolo fino alla partenza verso i porti siciliani, gli studenti hanno discusso di storia, economia e letteratura.
Studenti davanti al pozzo numero 1 del Parco Minerario di Floristella-Grottacalda
Il Parco Minerario di Floristella-Grottacalda, infatti, si estende su una vasta area situata sulla confluenza delle superstrade che collegano Enna, Valguarnera, Aidone e Piazza Armerina, ad una manciata di chilometri dagli svincoli autostradali di Mulinello e Enna.
In un contesto paesaggistico pregevole, la zona del Parco forma un triangolo equilatero con, agli altri due vertici, il lago di Pergusa e la riserva faunistico-forestale della Ronza. Il sito minerario, inoltre, si colloca in un bacino che consente di usufruire di beni culturali ed ambientali d'interesse internazionale come la Villa Romana del Casale a Piazza Armerina e gli scavi archeologici di Morgantina ad Aidone.
All’interno del Parco minerario si trovano le due omonime miniere di zolfo dismesse, risultando uno dei più espressivi insediamenti d'archeologia industriale esistenti nel sud d'Italia.
Alla stregua di un grande museo a cielo aperto, il vasto complesso estrattivo fornisce una vera e propria stratigrafia delle diverse epoche e dei relativi sistemi e tecniche d'estrazione e di fusione dello zolfo. Ancora ben visibili e drammaticamente evocativi, appaiono i calcaroni (forni circolari per la fusione e separazione dello zolfo dal materiale inerte), le discenderie (cunicoli semiverticali utilizzati in epoca preindustriale per raggiungere il giacimento), i castelletti e gli impianti dei pozzi verticali (utilizzati in epoca recente per la discesa in sotterraneo), i forni Gill (sistema più moderno per la fusione dello zolfo).
Su un'altura si erge imponente il Palazzo Pennisi, antica residenza della famiglia proprietaria, che domina il complesso minerario di Floristella. La sontuosità del manufatto e la sua pregnanza architettonica, generano una sorta di contrasto con l'austerità del luogo, fornendo un'immediata e suggestiva immagine di ciò che doveva essere l'estremo divario sociale dell'epoca.