La campagna di analisi diagnostiche sui bozzetti rientra nell'accordo di collaborazione tra il l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma e il Dsgba dell’Università di Catania
Una campagna di analisi diagnostiche non distruttive in situ sui bozzetti per la decorazione musiva della Cattedrale di Messina realizzati da Giulio Aristide Sartorio nel 1930-32.
A realizzarla un team di ricerca dell’Università di Catania guidato dai docenti Germana Barone e Paolo Mazzoleni del Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali con la collaborazione delle dottoresse Maria Cristina Caggiani, Alessia Coccato e Maura Fugazzotto.
Le attività sono state svolte nell’ambito di un accordo di collaborazione scientifica tra l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma diretto dall’arch. Luigi Oliva e il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania.
Un momento delle attività di ricerca
Le 36 tele di tre metri di lato sono conservate al Seminario Arcivescovile San Pio X di Messina e sono in corso di studio e restauro nell’ambito di un progetto di ricerca coordinato dalla docente dott.ssa Paola Iazurlo in collaborazione con la Soprintendenza Beni culturali di Messina, che ha visto la partecipazione degli studenti della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Centrale per il Restauro.
A partire dalle domande scaturite dalle attività del cantiere, il team di ricerca catanese si è messo all’opera utilizzando tre diverse tecniche analitiche, completamente non distruttive. Grazie al proficuo scambio di esperienze e alla curiosità suscitata dai risultati preliminari, è stato possibile ampliare gli obbiettivi della campagna diagnostica, includendo ulteriori aspetti di interesse anche conservativo.
Un momento delle attività di ricerca
«Siamo particolarmente contenti di questa attività che ha consentito all’Università di Catania di studiare gli importanti, seppure poco conosciuti, bozzetti di Aristide Sartorio», ha spiegato la prof.ssa Germana Barone, delegata al Sistema museale d’Ateneo.
«I risultati delle analisi che abbiamo condotto consentiranno di conoscere le tecniche e i materiali utilizzati dall’artista e di avviare i restauri necessari nella prospettiva della loro valorizzazione – ha aggiunto -. Al di là di questi risultati stiamo entusiasti di collaborare con l’ICR, tra le più autorevoli istituzioni in campo internazionale sul restauro delle opere d’arte».
«Particolarmente stimolante è stato anche il confronto con gli studenti della Scuola di Alta formazione dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma.
Il team di ricerca insieme con l’arch. Luigi Oliva dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma