In occasione della prima proiezione a Catania, la regista Costanza Quatriglio ha presentato il documentario dedicato al padre, giornalista e scrittore
Appuntamento dedicato a un suggestivo viaggio tra storia collettiva e storia familiare sullo sfondo del Novecento, quello che si è svolto nei giorni scorsi al Cinema King, dove Costanza Quatriglio ha parlato della realizzazione del suo ultimo film, in dialogo con la critica cinematografica Maria Lombardo. Prodotto da Indyca con il sostegno della Film Commission Torino – Piemonte, Cinecittà Luce, Rai Cinema e Rough Cat, Il cassetto segreto (2024) è stato selezionato al 74° Festival di Berlino.
Come evocato dal titolo, il documentario ha origine dalla riscoperta di libri, lettere, fotografie e filmati custoditi nell’imponente archivio lasciato dal padre – firma illustre del Giornale di Sicilia e di importanti testate nazionali e internazionali – donato nel 2022 alla Biblioteca Centrale della Regione Siciliana. Per analogia, la struttura è quella di un vero e proprio libro da sfogliare a ritroso, i cui tomi vengono introdotti dall’epilogo, il trasferimento dell’archivio, e conclusi dal prologo, che si rivelerà essere la nascita della regista, l’inizio del suo viaggio con il padre e all’interno dell’archivio.
«Il film è un’esperienza dentro la casa dove sono cresciuta e che ho lasciato quando avevo ventitré anni», spiega Costanza Quatriglio. «Lì c’erano migliaia di volumi e un archivio fotografico sterminato, che erano appartenuti a mio padre. L’intero fondo è stato vincolato dalla Soprintendenza regionale come bene culturale e ho deciso di donarlo. Quando bibliotecari e archivisti hanno iniziato a lavorare in casa, ho deciso di filmare un momento irripetibile. La presenza di queste persone fungeva da mediazione tra me e la casa. Ho cominciato a guardare casa mia attraverso il loro sguardo», aggiunge la regista.
Locandina de “Il cassetto segreto”
Nel documentario, il piano narrativo si moltiplica, procede per espansione tematica, intrecciando il racconto delmondo visto con gli occhi di un siciliano, il ricordo delle amicizie con intellettuali e artisti, il rapporto tra padre e figlia, il senso di appartenenza di Costanza alla casa dell’infanzia e per estensione all’archivio stesso.
La regista mette insieme storia collettiva e dimensione privata, grazie all’utilizzo di materiali eterogenei tanto per supporto (fotografie, registrazioni su nastro, filmati su pellicola 8mm, in home video e in digitale) quanto per datazione (dagli anni ’40 fino al 2022). L’archivio diventa al contempo soggetto e oggetto del film, non offre solamente materiale per raccontare Giuseppe Quatriglio e il Novecento, ma le delicate fasi della sua inventariazione sono parte integrante della narrazione sullo schermo.
Così dai cassetti segreti riemergono le voci di Carlo Levi e Jean-Paul Sartre, la corrispondenza con Cary Grant, le fotografie di Winston Churchill, Enrico Fermi, Anna Magnani, i filmati di Renato Guttuso e Ignazio Buttitta, reportage dal Belice post-terremoto, dagli Stati Uniti e da Berlino Est, insieme alle registrazioni della piccola Costanza.
«Questo enorme patrimonio mi permetteva raccontare il Novecento dal punto di vista di un intellettuale siciliano, di una rete di conoscenze, il mondo analogico, in un modo che fosse privato ma anche collettivo. A un certo punto ho capito che anche io sono una parte dell’archivio».
Un momento della presentazione al Cinema King, in foto da sinistra Costanza Quatriglio e Maria Lombardo
Altro aspetto del film è il suo essere compiuta elaborazione del lutto, del sentimento di perdita, che segna una riconciliazione tra due concetti che la regista riprende dalla cultura greca: Kronos, il tempo che scorre, e Kairos, il tempo debito, «il tempo in cui le cose accadono perché spinte dalla necessità che agisce sulla nostra volontà. Il distacco dalla biblioteca di mio padre è il tempo debito».
È dunque il coraggio di affrontare i ricordi del padre e sul padre, nella loro dimensione materiale, a consentire al film di esistere, “di farsi”, mediante l’archivio e ciò che vi è custodito. Quatriglio aggiunge: «Sono stata fortunata, perché non pensavo di fare questo film all’inizio. Stavo semplicemente girando l’esperienza a casa. Non era programmato. I produttori, dopo mesi che non tornavo a Roma, hanno chiesto cosa stessi facendo. Quando l’ho spiegato, mi risposero che avrei dovuto farci un film. All’inizio non mi sentivo pronta, perché pensavo mi servisse una maggiore distanza dagli eventi. Alla fine hanno avuto ragione loro».
Durante l’incontro, la regista ha desiderato ricordare Letizia Caudullo, montatrice del film, prematuramente scomparsa, alla quale la sala ha tributato un applauso: «Una grande figura del cinema documentario, che è venuta a mancare una settimana prima della proiezione a Berlino e che non ha potuto gioire di quella sala immensa che si godeva il film. I montatori lavorano dietro le quinte e sono spesso sconosciuti. Letizia Caudullo, non dimenticate questo nome, ha dato tanto al cinema italiano».