Il regista Edoardo Leo incontra studenti e studentesse catanesi per presentare la sua rilettura attualizzata dell’immortale capolavoro shakespeariano
«O, beware, my lord, of jealousy; It is the green-eyed monster which doth mock the meat it feeds on. La gelosia, signore – sentenzia Iago rivolgendosi a Otello in una celebre scena del terzo atto -, è un mostro dagli occhi verdi che sputa su quello che mangia». Oggi come quattrocento anni fa, ci si può facilmente imbattere nella compiuta sinossi del dramma shakespeariano in uno qualunque dei tanti casi di cronaca nera riportati su dai quotidiani: “Marito uccide la moglie e poi si suicida”.
«l mostro dagli occhi verdi che spunta su ciò che mangia», come ha interpretato il regista, attore e scenografo Edoardo Leo, tradendo un po’ i versi del Bardo di Avon, secondo cui la mostruosa gelosia «si nutre di coloro che la provano», è in realtà soltanto uno dei temi della tragedia appena riadattata nella nuova pellicola del regista romano, dal titolo Non sono quello che sono, di imminente uscita sugli schermi cinematografici.
«Eco sosteneva – si giustifica l’autore – che tradurre significa dire ‘quasi’ la stessa cosa: in questo caso volevo un modo di dire che in romanesco risultasse particolarmente dirompente. Per il resto, quasi nulla è stato toccato o risceneggiato: il testo originario è stato tradotto in dialetto romano e napoletano contemporaneo, la storia è ambientata nei primi anni 2000, pochi giorni prima dell’attentato alle Torri Gemelle, uno dei momenti recenti in cui è sembrato davvero vicino il tracollo dell’umanità».
Leo ha incontrato gli studenti e le studentesse dell’Università di Catania nell’auditorium "Giancarlo De Carlo" del Monastero dei Benedettini, in una delle tappe del suo tour negli atenei italiani per presentare il film e «trasmettere – attraverso l’analisi e la rilettura cinematografica di un classico della letteratura mondiale – un nuovo approccio fondato sul rispetto per la persona».
Un momento dell'intervento di Edoardo Leo
Violenza di genere, maschilismo, anaffettività, razzismo sono infatti tra le principali tematiche di questa indagine sull’odio; insieme all’inganno e alla manipolazione, al tradimento e al potere distruttivo dell’amore, all’identità e alla diversità, alla difesa ossessiva dell’onore e della reputazione e soprattutto al conflitto tra realtà e apparenza, essi costituiscono i tanti temi dell’opera che continua a parlarci, letteralmente gridando alle nostre orecchie, a tanti secoli di distanza: un vero e proprio manuale, diremmo oggi, sulle “dinamiche tossiche” di una relazione che, se non vengono ben definite, rimangono racchiuse nell’immarcescibile campo semantico della gelosia.
Nella Conversazione sull’Otello, promossa in collaborazione con il dipartimento e il Comitato unico di Garanzia dell’Università, Leo è stato affiancato dalla Delegata d'Ateneo alle Pari Opportunità Adriana Di Stefano, e dalla ricercatrice di Letteratura inglese Maria Grazia Nicolosi, che ha ricordato i tratti comuni della tragedia con una delle fonti che l’hanno ispirata: una novella contenuta nella raccolta “Gli Hecatommithi” (1565) dello scrittore ferrarese Giovanni Battista Giraldi Cinzio, letterato e drammaturgo rinascimentale. Anch’essa narra di un soldato moro ingannato da un alfiere invidioso, che lo induce a sospettare dell'infedeltà della moglie e infine a ucciderla.
Shakespeare poi, nella sua «perfetta macchina teatrale», pur continuando ad appoggiarsi sull’archetipo della relazione malata tra i sessi, vi aggiunse elementi unici facendo del fazzoletto ricamato di Desdemona un vero ‘deus ex machina’ della vicenda e sviluppando maggiormente i personaggi, soprattutto quello di Iago.
«I am not what I am», dice quest’ultimo nella prima scena, «non sono quello che sembro o quello che sono». Interpretato dallo stesso Leo, Iago incarna il concetto di "appare diverso da ciò che è": la sua facciata onesta e leale nasconde la sua vera natura subdola, che distorce la realtà e semina dubbi.
Lo stesso Moro veneziano cade vittima di questa contraddizione, accettando come vere le apparenze manipolate da Iago, senza cercare prove concrete. In altre parole, rimanendo inevitabilmente intrappolato nelle ingegnose fake news che alla fine trasformano il generale da uomo sicuro e amorevole a marito geloso e violento, affranto per aver perso il proprio onore, considerato la parte immortale di sé stesso: «Reputation, reputation, reputation! O, I have lost my reputation! I have lost the immortal part of myself, and what remains is bestial».
Maria Grazia Nicolosi, Edoardo Leo e Adriana Di Stefano
«In questo progetto, al quale ho lavorato per circa 15 anni, ci sono tutti i miei studi, persino la mia tesi di laurea su quest’opera, che al giorno d’oggi chiameremmo senz’altro La tragedia di Desdemona, invece che “La tragedia di Otello” – ha rivelato il regista romano -. Per affrontare questo tema, potevo prendere spunto da uno qualunque dei femminicidi degli ultimi tempi ed espanderlo, ma quest’opera del 1604 riesce a raccontarli tutti insieme. Ho poi riletto tutte le diverse traduzioni in italiano e ho cercato di sottrarre la ‘pietas’ nei confronti di Otello “vittima del troppo amore”, insita soprattutto in quelle più datate, spostando così l’asse del protagonista già a partire dal titolo».
«Per me è stato difficile entrare nel personaggio, anche dal punto di vista fisico – ha aggiunto Leo -: Iago è un’icona del male, votato al rancore e alla vendetta, non prova alcuna lealtà o empatia autentica per nessuno; la sua identità è, in un certo senso, inesistente o plasmabile a piacimento, ma occorreva dargli delle sfumature che potessero calarlo in una trama contemporanea». Altri protagonisti del film, prodotto da Groenlandia, Italian International Film e Vision Distribution in collaborazione con Sky, sono Jawad Moraqib, Ambrosia Caldarelli, Antonia Truppo, Matteo Olivetti, Michael Schermi e Vittorio Viviani.
L’intento dichiarato è parlare di violenza di genere soprattutto agli uomini, ai figli di quest’epoca che vive in maniera così precisa questi problemi, ha spiegato Leo. Ma, attenzione, Desdemona stessa lancia un campanello d’allarme a tutte le donne: «His unkindness may defeat my life, But never taint my love» afferma la nobildonna veneziana, che può risuonare come «Sono così innamorata di lui che gli perdono anche questi scatti d’ira». «Nel testo di Shakespeare, anche di fronte all'ingiustizia e alla crudeltà di Otello - avverte Leo -, la donna continua a mostrargli lealtà e attaccamento, a riprova della purezza del suo carattere e della forza del suo amore. Ma, attenzione ragazze, questo può essere l’inizio del precipizio».