La piattaformizzazione della cultura e la vita quotidiana

Intervento del docente Alessandro Caliandro nell’ambito del convegno “Nuove Narrazioni e Sfide della vita digitale”. Illustrati i risultati del progetto “Gioie”

Maria Carmela Liuzzo Scorpo e Alfio Russo

"Combinando la prospettiva della consumer culture theory con gli studi sulla piattaformizzazione dell'industria culturale, possiamo definire la piattaformizzazione della cultura dei consumi come la progressiva penetrazione delle infrastrutture, delle logiche economiche e dei quadri normativi propri delle piattaforme nella vita quotidiana dei consumatori. Tale penetrazione influenza e riorganizza le pratiche culturali attraverso le quali i consumatori utilizzano gli oggetti di consumo per dare senso a e orientare le loro esperienze di vita quotidiana, sia online che offline”.

Con queste parole, Alessandro Caliandro, associato in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia, è intervenuto in apertura delle due giornate del convegno Nuove Narrazioni e Sfide della vita digitale che si è tenuto nei locali del Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania.

Nel suo intervento il docente si è anche soffermato sulla Affordances Theory delle piattaforme di social media che “rappresentano un intreccio indissolubile tra le infrastrutture tecniche delle piattaforme e le culture partecipative degli utenti che le popolano”.

Un contesto in cui riveste un ruolo importante la scienza informatica. “La scienza informatica ha le sue proprie forme culturali, cioè, forme linguistiche, abitudini di pensiero, tecniche consolidate, pratiche lavorative ritualizzate, modi di fare domande e dare risposte, convenzioni di genere, e così via, delle quali i tecnici non sono necessariamente pienamente consapevoli", ha precisato il docente dell’Università di Padova.

In chiusura di intervento il prof. Alessandro Caliandro è intervenuto sul Digital Consumer Imaginaries. «Un immaginario di consumo digitale è una macro-rappresentazione di un processo di consumo costituito da una raccolta di micro-rappresentazioni di brand, prodotti, servizi che i consumatori creano mediante supporti testuali, visivi o acustici sui media digitali – ha spiegato -. Questo insieme di rappresentazioni è tenuto insieme dalle affordance delle piattaforme digitali, una condizione che rende tale insieme eterogeneo e disperso capace di veicolare un discorso comune sul consumo come ad esempio, sull'autenticità, la resistenza, il gusto”.

Un momento dei lavori

 Un momento dei lavori del convegno al Coro di Notte del Monastero dei Benedettini

Il progetto Gioie

Le due giornate di riflessione sono state dedicate all’informazione e al digitale nell’ambito del progetto Gioie finanziato finanziato grazie agli incentivi del programma Pia.Ce.Ri 2020-2022 dell’Università di Catania e che ha visto impegnati ricercatori e ricercatrici del Dipartimento di Scienze Umanistiche e del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’ateneo catanese negli anni 2020/2023.

Un progetto che ha puntato a interrogare la relazione tra la crescente digitalizzazione del quotidiano e la nostra necessità di informazioni.

“Il ruolo giocato dai mezzi di informazione, sia dalla stampa, sia dalle piattaforme, è stato indagato dal punto di vista della democratizzazione dell’accesso al sapere e alle informazioni, ma al contempo rispetto alle conseguenze che la maggiore esposizione ai media digitali ha avuto in termini di information disorder”, hanno spiegato i docenti Antonio Bondì e Claudia Cantale (leggi l'intervento).

“Il progetto è stato finalizzato a capire come le persone assimilano le notizie dai quotidiani online e come queste vengano rielaborate all’interno di spazi sociali e concentrandoci sulle storie relative alla pandemia generate dagli utenti del web su varie piattaforme sono emersi riferimenti anche alla politica italiana rielaborati attraverso una riscrittura narrativa, non aderenti alla realtà”, hanno aggiunto.

Con l’analisi di big data, ovvero le notizie più popolari su giornali e social media, e small data, ovvero il modo in cui le persone interagivano con queste notizie su piattaforme, e tramite l’utilizzo di metodi di ricerca digitali, si è visto che le persone sui social media si appropriano e rielaborano le notizie in modi diversi.

“Alcune piattaforme, in sintesi, hanno creato degli ambienti in cui le persone hanno visto solo le informazioni che confermavano le loro opinioni, arrivando così a una disconnessione dalla realtà. Le notizie che circolano su tali piattaforme, in sostanza, viaggiano su binari diversi rispetto all’informazione vera e propria”, ha detto Claudia Cantale.

Alle due giornate sono intervenuti i docenti Alessandro Caliandro (Università di Pavia), Gevisa La Rocca (Università Kore di Enna) e Annamaria Lorusso (Università di Bologna), insieme ai ricercatori e alle ricercatrici Marco Venuti, Giovanni Giuffrida, Davide Bennato, Claudia Cantale, Antonino Bondì, Guido Anselmi, Ester Di Silvestro e Francesco Mazzeo Rinaldi dell’Università di Catania.

Una sessione tematica è stata interamente dedicata alle prospettive di ricerca future con gli interventi delle dottorande e dei dottorandi, Viviana Condorelli e Fiorenza Beluzzi Erica Cutuli, Andrea Cifalinò, Vincenzo Miracula, Laura Pensabene dell’Università di Catania.