Al Centro Universitario Teatrale, per l'incontro organizzato nell'ambito di Taobuk, è intervenuto il cantautore catanese d'adozione Mario Venuti. L'artista si è soffermato sulla musica come veicolo per trasmettere messaggi
Il cantante Mario Venuti è stato il protagonista, insieme alla sociolinguista Vera Gheno, dell’incontro Parole d’autore – Comunicare la cultura per promuovere le idee organizzato da Taobuk e dall’Università di Catania.
Una conversazione, nell'ambito della quindicesima edizione del festival, in cui i due ospiti d’eccezione hanno dialogato con le docenti Maria Rosa De Luca e Stefania Rimini del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’ateneo catanese.
Mario Venuti, di origine siracusana, dopo un’infanzia vissuta tra Messina e Siracusa, da adolescente ha messo le radici nella “sua” Catania dove, con al fianco Toni Carbone, ha cominciato ad esibirsi nei locali etnei e anche a Sigonella.
A fine anni Settanta la svolta grazie all’incontro con i fratelli Gabriele e Luca Madonia. E così, nel 1982, ha preso il via l'avventura dei Denovo.
Nel 1994 cambia registro e segna il suo esordio come solista scrivendo brani come Amore di plastica e Mai come ieri per Carmen Consoli. Una delle tanti collaborazioni nazionali ed internazionali che hanno segnato la sua carriera quarantennale.
Lo scorso 19 aprile ha pubblicato il suo undicesimo album Tra la carne e il cielo, affrontando senza filtri, tematiche forti che al giorno d’oggi sono sotto i riflettori della società.
E prima dell’incontro (leggi l’articolo di Riccardo Finocchiaro), l’artista, catanese d’adozione, ha concesso una intervista soffermandosi sulla comunicazione della cultura.
Mario Venuti mentre si esibisce al Centro Universitario Teatrale
Come possiamo comunicare la cultura attraverso la musica?
«Sicuramente la musica è cultura, ma è anche comunicazione», ha spiegato il cantante.
In una o più delle sue canzoni, possiamo trovare il tema della cultura?
«La musica è cultura, parlare di cultura è come guardarsi un po’ allo specchio – ha precisato -. Sono temi che si trovano anche nell’ambito della musica pop. Ogni tanto vengono fuori come nell’ultimo disco in cui ci sono delle canzoni che pongono anche dei temi sociali».
«Alcune sono magari delle semplici canzoni d’amore, però diciamo che la canzone pop, almeno in passato, oggi non lo so se si pone questo scopo, oltre ad essere evasione magari può anche veicolare un messaggio – ha aggiunto -. A volte può essere importante fare delle citazioni culturali tratte dall’arte, dalla letteratura o dal cinema, ma certamente bisogna farlo sempre in un modo non eccessivamente pesante, anche perchè si tratta di musica leggera».
Da poco ha rilasciato il suo nuovo album “Tra la carne ed il cielo” dove affronta diverse tematiche, spesso molto forti. Ci potrebbe raccontare cosa l’ha ispirato?
«Sono temi che nascono, non dico casualmente, magari da un seme o anche in una melodia e si intravede, o si suggerisce una parola soltanto – spiega l’artista -. In fondo in questa canzone c’era la parola “Abusando”, una parola presente nel titolo di chi aveva scritto la musica ovvero io e Cabbala. Da questa parola “Abusando” abbiamo pensato che l’argomento potessero essere ricondotti agli abusi nella chiesa. La musica nasce così, c’è un seme che germina e sboccia in una canzone», ha detto in chiusura di intervista.
Nel corso dell’incontro, in cui ha ricevuto il Premio Cut dalle mani del rettore Francesco Priolo e dalla presidente di Taobuk Antonella Ferrara, Mario Venuti ha deliziato il pubblico presente al Centro Universitario Teatrale con tre sue celebri canzoni: Èstato un attimo, Crudele e Fortuna.
Mario Venuti mentre si esibisce al Centro Universitario Teatrale