Al Policlinico etneo un progetto di ricerca per migliorare la qualità di vita dei pazienti con l’attività degli anticorpi monoclonali
L’avvento della Terapia biologica ha aperto nuovi scenari nel trattamento della Rinosinusite cronica con Poliposi Nasale (CRSwNP), consentendo di migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti e ridurre le recidive di malattia. Questo comporta anche un importante risvolto economico-sanitario, poiché la patologia ha un’alta prevalenza sociale ed elevati costi. Si stima, infatti, che la prevalenza di questa patologia oscilli tra il 5 e il 12% della popolazione generale.
L’approccio terapeutico alla CRSwNP, oggi, ha determinato nuove evidenze di beneficio, messe in luce da esperienze Real-Life.
Le nuove conoscenze sulla etiopatogenesi della patologia, legata all’infiammazione di tipo 2 e le nuove possibilità terapeutiche derivate da tale scoperta, hanno rappresentato una vera e proprio rivoluzione nella gestione di questa patologia, per la quale, fino solo a tre anni fa, l’unica soluzione era l’intervento chirurgico e l’utilizzo di terapie cortisoniche sistemiche e locali con spray nasali, con risultati meno importanti per il paziente e un alto tasso di recidive.
Si stima che circa il 40% dei pazienti affetti da poliposi nasale, dopo l’intervento di chirurgia endoscopica naso-sinusale, vada incontro a recidiva entro 18 mesi.
L’ambulatorio di Rinologia, dell’Uoc di Otorinolaringoiatria dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico “Rodolico – San Marco”, già dal 2020 prevede nei protocolli di trattamento della CRSwNP la possibilità di offrire una soluzione terapeutica di precisione, con l’utilizzo degli anticorpi monoclonali.
Questo è il cardine del progetto di ricerca avviato nel nostro ambulatorio, che ha come responsabile scientifico il prof. Igo La Mantia. L’obiettivo è quello di individuare un percorso terapeutico ottimale per ogni paziente. Sono diversi i farmaci biologici a nostra disposizione, per cui risulta fondamentale per un’appropriata prescrizione, un corretto inquadramento del paziente al baseline, garantito anche da un approccio multidisciplinare alla patologia.
Il team di ricerca del prof. Igo La Mantia
Rinosinusite cronica con Poliposi nasale ed impatto sulla qualità della vita
La Rinosinusite cronica con Poliposi nasale è una patologia infiammatoria a carico della mucosa naso-sinusale, con un elevato impatto sulla qualità della vita dei pazienti affetti, poiché i sintomi ad essa associati sono quotidiani, cronici e persistenti.
È una patologia complessa ed eterogenea, a cui possono associarsi, in modo variabile, altre patologie con interessamento respiratorio, come asma e atopia.
La presenza di polipi a livello dei seni paranasali e delle cavità nasali causa una serie di sintomi debilitanti e persistenti come difficoltà respiratoria, congestione nasale, rinorrea anteriore/posteriore, dolore e sensazione di pressione al viso e riduzione o perdita dell’olfatto.
È facilmente intuibile come la perdita degli odori, parziale o completa (iposmia/anosmia), abbia un enorme impatto negativo sulla qualità di vita del paziente, spesso caratterizzata anche da perdita della memoria olfattiva.
Questo comporta insorgenza di disturbi dell’umore e la rinuncia a diverse occasioni di socialità. Un “naso che gocciola” suscita senso di imbarazzo, frustrazione ed ansia nel paziente e al contempo la congestione nasale determina anche disturbi del sonno.
I pazienti con rinosinusite cronica convivono con questi sintomi debilitanti, che non sono legati all’ostruzione meccanica determinata dalla poliposi nasale ma dalla neuro-infiammazione che sottende la patologia.
Nella maggioranza dei casi, la CRSwNP è associata all’attivazione dei pathway infiammatori di tipo 2, con un incremento della concentrazione di eosinofili (sistemica e/o locale), IgE (sistemica o anche solo locale) e interleuchina IL-4, IL-5 e IL-13.
Risulta fondamentale, dunque, identificare l’endotipo che determina uno specifico sottotipo clinico (fenotipo) di CRSwNP per proporre una terapia su misura, personalizzata ed efficace, in grado di determinare un miglioramento della qualità della vita del paziente, un miglioramento dell’ostruzione nasale e dei sintomi legati alla malattia, riducendo la necessità di nuovi interventi chirurgici e di assumere alte quantità di corticosteroidi sistemici.
Prof. Igo La Mantia, responsabile della ricerca, dott.ssa Sara Ruta, dirigente medico di Otorinolaringoiatria, e dott.ssa Giovanna Stilo, borsista di ricerca, insieme con gli specializzandi della Scuola di Specializzazione in Otorinolaringoiatria