“La mafia si adatta e si rigenera per accrescere e controllare il potere economico e sociale del territorio”

A Unict è intervenuto il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, per incontrare studenti e studentesse 

Gaia Caccamo

“Don Luigi Sturzo sosteneva che la mafia ha i piedi in Sicilia, ma la testa forse a Roma”. Con questa citazione don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione contro la mafia Libera, ha cominciato il convegno dal titolo "Economia dell’illegalità: comportamenti individuali tra istituzioni e criminalità" in un’aula magna del Palazzo Fortuna gremita di studenti e studentesse, ma anche ricercatori e docenti e cittadini.

Un evento organizzato dal Dipartimento di Economia e Impresa nell’ambito del ciclo di seminari "Economia, Politica e Società: in cammino sulle orme dell'Economa di Francesco" e dal Dipartimento di Scienze umanistiche in occasione del tradizione ciclo di Seminari di Ateneo "Territorio, ambiente e mafie - dall'analisi del fenomeno mafioso alla cittadinanza attiva”.

Don Ciotti ha raccontato la sua esperienza nel mondo della mafia – ricordando lo storico Gruppo Abele di Torino e poi il ruolo di fondatore e presidente di “Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” – sottolineando ciò che ha vissuto in questa lotta e ricordando molte vittime di mafia, ma soprattutto i loro genitori.

“I volti vivi dei parenti e dei colleghi sopravvissuti sono morti dentro”, ha detto riprendendo, con tanto dolore, tutte quelle iniziative per arrivare alle attività di confisca dei beni sottratti alla mafia e, soprattutto, alla promulgazione della legge sulla confisca.

In questo contesto ha ricordato il giudice Rosario Livatino e il suo impegno in ambito penale e soprattutto nel fondamentale settore dei sequestri di natura patrimoniale.

Il rettore Francesco Priolo e don Luigi Ciotti

Il rettore Francesco Priolo e don Luigi Ciotti (foto: Ufficio stampa Unict)

“Oggi il rapporto tra la mafia e la corruzione politica è largamente diffuso, ma le modalità attuate hanno subito dei cambiamenti nel corso degli anni, mantenendo però all’interno della propria politica gli stessi obiettivi – ha detto don Ciotti -. Non possiamo continuare a sostenere un sistema dove le cose contano più delle persone”.

«Gli studi e i risultati delle inchieste giudiziarie ci permettono di dire che le mafie hanno una grande capacità di rigenerarsi e adattarsi ai cambiamenti perché si inseriscono in settori economici legali per accrescere il proprio potere economico e mantenere il controllo sociale nel loro territorio così come da 170 anni a questa parte”, ha detto.

E, inoltre, don Ciotti si è soffermato su come la mafia si inserisce nel contesto economico e sociale di un territorio di cui “è parte viva e attiva dell’economia legale in quanto investono capitali illeciti, frutto di riciclaggio oppure anche in altri settori strategici come l’edilizia, appalti, energia, rifiuti e commercio”.

“La mafia si mimetizza tra le attività lecite, sfuggendo alla regolamentazione e alla tassazione e costruendo reti di collusione con imprenditori, professionisti e politici, con i quali mantengono rapporti diffusi, disincantati, pragmatici», ha proseguito prima di sottolineare come, a maggior ragione, oggi sia importante combattere contro la mafia, scommettendo soprattutto sui ragazzi, per creare una nuova forza generatrice.

“La mafia ormai si adatta ai cambiamenti legislativi e dell’economia ed è sempre difficile individuarla – ha detto il presidente di Libera -. Per questo motivo le istituzioni e anche la società civile si deve rigenerare se vuole estirpare questo male alla radice. Tutti noi, nei rispettivi ruoli, siamo chiamati impegnarci per promuovere la legalità sul piano culturale, educativo e di politiche sociali, investendo su lavoro, salute e scuola”.

Studenti e studentesse presenti all'incontro

Studenti e studentesse, docenti e cittadini presenti all'incontro (foto: Ufficio stampa Unict)

A seguire don Ciotti si è soffermato sulle “ricette economiche” per affrontare la crisi economica che “è anche etica e culturale, di giustizia sociale e ambientale” e legata “alla politica che non svolge più quella funzione di servizio per i cittadini” e anche all’economica.

Don Ciotti ha evidenziato, nel suo intervento, come “la politica e l’economia abbiano tradito quella funzione di garanzia del bene comune” e, inoltre, “come abbiano creato strumenti di privilegio di potere di selezione e discriminazione, squilibri, ingiustizie e diseguaglianze”. “Oggi la ricchezza non è condivisa adeguatamente e non garantisce equità e giustizia”, ha aggiunto.

«Purtroppo assistiamo a una immissione spropositata di capitali illegali nella società che alterano il sistema e incidono sulla libertà e sulla dignità delle persone, anche dei giovani, che finiscono per essere sfruttate lavorativamente in numerosi Paesi del mondo – ha spiegato don Ciotti -. Senza poi considerare a numerosi imprenditori costretti a rivolgersi alla criminalità chiedendo supporto per fare sopravvivere le proprie imprese”.

“Dobbiamo capire che la mafia continua a minare le fondamenta dell’economia e della democrazia e lo fa in modo sempre più silenzioso. Non è più la mafia delle stragi, quella che faceva rumore, ma è un mafia silenziosa che muove denaro e acquisisce denaro distruggendo la vita delle persone. Dobbiamo combattere l'economia illegale della mafia per garantire e fare crescere una economia sostenibile e giusta”, ha aggiunto il presidente del Libera.

Un momento dell'intervento di don Luigi Ciotti

Un momento dell'intervento di don Luigi Ciotti

Nel corso dell’incontro è intervenuto anche il direttore del Dipartimento di Economia e Impresa, Roberto Cellini, che ha parlato di come l’economia, la dignità e la libertà siano concetti strettamente collegati. “La legalità è un fattore produttivo e ha una sua importanza capitale, se non c’è legalità, non c’è neanche mercato, non ci sono crescita o competitività. Economia, dignità e libertà devono continuare ad essere un trinomio inscindibile” ha detto il direttore del Dei.

E a seguire il rettore Francesco Priolo che nel suo intervento ha ricordato l’impegno dell’Università di Catania nella lotta alla dispersione scolastica e nel sostegno alle attività dell’agenzia per l’assegnazione dei patrimoni mafiosi confiscati. “È un grande onore poter ascoltare don Luigi in una delle nostre aule universitarie – ha detto il rettore -. In questo modo vogliamo ribadire che la cultura è l’arma più efficace contro il malaffare, e soprattutto l’università può svolgere un importante ruolo di ascensore sociale per molte famiglie, contribuendo a migliorare il destino dell’Isola”.

A conferma di ciò il rettore ha annunciato l’impegno dell’Università di Catania nel sostenere la partecipazione dei giovani alla marcia della legalità che si terrà a Trapani il prossimo 21 marzo.

In foto da sinistra Roberto Cellini, Francesco Priolo e don Luigi Ciotti

In foto da sinistra Roberto Cellini, Francesco Priolo e don Luigi Ciotti (foto Ufficio stampa Unict)

In chiusura dell’incontro don Luigi Ciotti ha ascoltato i giovani presenti e ha risposto alle loro domande in merito al metodo di accoglienza per le persone tossicodipendenti.

“Quando io ho cominciato esistevano poche droghe chimiche, con il passare degli anni sono stati introdotte droghe come l’eroina e il crack, con cui la dipendenza è cambiata - ha spiegato Don Luigi Ciotti -. Ciò ha permesso il cambiamento dei metodi di accoglienza. Gli individui oggi diventano dipendenti più facilmente e molto spesso a causa delle droghe nascono importanti patologie, che oggi sono sempre più diffuse”.

Don Ciotti ha ricordato, inoltre, come a Torino, da volontario, ha provato a salvare molti giovani dall’eroina e ha sottolineato come “solo lavorando insieme, istituzioni e società civile, è possibile raggiungere risultati importanti come ad esempio la legge contro le tossicodipendenze, negli anni ’80, o quella sull’uso sociale dei beni confiscati ai grandi boss mafiosi”.

E a seguire ha ricordato anche l’incontro con il giudice Giovanni Falcone proprio pochi giorni prima della strage di Capaci. “Grazie a quell’incontro ho dato vita all’associazione Libera con l’obiettivo di allargare il fronte delle sue battaglie civile insieme con le altre associazioni antimafia”, ha detto.

E, infine, rivolgendosi ai giovani ha precisato che “ci sono momenti della vita in cui tacere diventa una colpa”. “Quando vediamo che qualcosa non funziona, dobbiamo avere la forza di reagire anche andando contro i pregiudizi – ha aggiunto -. È giusto intervenire, c’è bisogno di dare opportunità ai ragazzi. Libera da diversi anni porta avanti con i ragazzi minori un rapporto importante che si costruisce nel tempo. Non perdete la voglia di lottare per il bene comune. Solo con il progresso possiamo fare crescere tutti noi in umanità”.

Un momento dell'intervento di uno studente all'incontro

Un momento dell'intervento di uno studente all'incontro

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