La mafia al nord Italia non esiste. Almeno così dicono

Il tema è stato affrontato nel corso del terzo appuntamento del ciclo “Dall’analisi del fenomeno mafioso alla cittadinanza attiva” dei seminari d’ateneo “Territorio, ambiente e mafie – In memoria di Giambattista Scidà”

Danilo Bilardi

La criminalità organizzata è insita nella cultura dell’Italia meridionale al punto che fare battute citando boss mafiosi o incitare alla omertà in maniera scherzosa è ormai un’abitudine, purtroppo però questo stereotipo del Sud mafioso è diventato anche una sorta di “scudo” sottolineando che la mafia esista solo nel Meridione.

Ma dal terzo incontro dal titolo Mafie al Nord-Italia, che si è tenuto nell’auditorium del Monastero dei Benedettini, è emersa un’altra realtà.

Antonio Fisichella - tra gli organizzatori e promotori del ciclo Dall’analisi del fenomeno mafioso alla cittadinanza attiva dei seminari d’ateneo Territorio, ambiente e mafie – In memoria di Giambattista Scidà - nell’aprire l’incontro ha esordito con parole semplici, però di forte impatto, sottolineando che «il nord ha gli anticorpi giusti per difendersi dalla mafia ci dicevano, ma sono solo delle aree moderne in cui organizzazioni mafiose riescono a crescere ugualmente».

Un momento dell'intervento di Antonio Fisichella

Un momento dell'intervento di Antonio Fisichella

Ad intervenire al seminario, in video conferenza, Mario Portanova, giornalista per testate giornalistiche come l’Espresso e coordinatore del mensile FqMillenniuM de Il Fatto quotidiano, e Alessandra Dolci, magistrato che coordina la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e l’ufficio Misure di Prevenzione.

Quest’ultima si è legata proprio alle parole del moderatore Antonio Fisichella nel suo intervento. «Nonostante il tessuto sociale del nord Italia sia considerato sano, prevenendo così la diffusione di criminalità organizzata, le mafie sono presenti sul territorio già dagli anni ’50. Lo sviluppo economico di questa zona è parecchio allettante per queste organizzazioni», ha spiegato Alessandra Dolci. 

«La mafia qui aveva un aspetto quasi gangster che poi però è stato quasi dimenticato dopo i grandi processi, nel 2010 si parla perlopiù della presenza della ‘ndrangheta – ha aggiunto -. Una sorta di colonizzazione del territorio della Lombardia da parte delle organizzazioni mafiose che hanno addirittura formato un consorzio, un accordo vero e proprio tra camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra per la gestione del traffico di stupefacenti». 

«La situazione delle mafie diventa così una criminalità economica in cui il mafioso è il tuo datore di lavoro, il tuo fornitore o addirittura il tuo stesso cliente, abbiamo compresenza di soggetti siciliani, calabresi e napoletani che si ritrovano a dire cose come “senza spari è cambiato tutto”», ha aggiunto il magistrato.

I relatori in video conferenza

I relatori in video conferenza

Parole che pongono una domanda: la mafia al nord è una “colonia” di quella già radicata al sud? A rispondere a questa domanda è il giornalista Mario Portanova.

«La ‘ndrangheta al nord si è innestata in un sistema criminale già esistente, fatto di contrabbando con la Svizzera di alcol e tabacco che diventa poi smercio di droga e armi», ha detto. «Quindici anni fa una signora soggetta a pesanti intimidazioni mi disse che “se al sud mi ribello alla mafia c’è una spinta da parte delle istituzioni, ma al nord non c’è nulla”», ha aggiunto il giornalista che ha messo in mostra un evidente negazionismo sulla presenza della mafia al nord che viene, non solo sottovalutata, ma considerata completamente assente.

Il giornalista ha, inoltre, ricordato che «in passato un’intera stagione della fiction come La piovra, fortunata serie televisiva italiana tra le più famose al mondo, ha trattato le storie di mafia, ambientate anche a Milano». «Ma per il pubblico si difende con parole del tipo “è solo una favola” oppure “al nord non c’è la mafia, semmai qualche mafioso”», ha aggiunto.

Ci rendiamo conto che il negazionismo è, quindi, la linea difesa principale da parte del nord Italia quando si finisce per parlare di mafia nei loro territori.

È come se diventasse l’ennesimo motivo per stigmatizzare il sud Italia, senza rendersi però conto che per sconfiggere problemi importanti, quali la criminalità organizzata, non si dovrebbe stare a sindacare sul “noi qua non ne abbiamo”, bensì sarebbe decisamente più importante “un’ammissione di colpa” e un’alleanza contro qualcosa che è radicato nel tessuto sociale di tutto il Paese.

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