Il Britpop socio-psicologico dei Blur tra solitudine ed introversione
Essere o voler essere soli? È una questione da sempre presente nella storia dell’umanità e che, seppur facente capo ad uno stato comune, ovvero quello della solitudine, presenta situazioni assai diverse tra loro. Tale condizione, difatti, è caratteristica e causa diretta o indiretta di diversi fenomeni sociali e psicologici.
I due fenomeni oggetto d’analisi, tanto popolari, quanto poco attenzionati come invece meriterebbero, sono quelli dell’introversione e, come già anticipato, della solitudine.
L’introversione è definita come atteggiamento di chi regola il pensiero ed il comportamento dirigendo l’interesse prevalentemente verso la propria persona ed il proprio mondo interiore, estraniandosi dalla realtà esterna e dal contatto con i proprî simili, mentre la solitudine come esclusione da ogni rapporto di presenza o vicinanza altrui’’.
Ciò che distingue introversione e solitudine è, dunque, la loro diversa natura. Se la solitudine è un fenomeno sociale e psicologico e può essere volontario o meno, l’introversione è di natura esclusivamente psicologica, in quanto tratto caratteriale e della personalità umana.
Nel corso della storia dell’umanità solitudine ed introversione sono state analizzate nei campi più vari, tra i quali, naturalmente, quello musicale. Sebbene siano innumerevoli i gruppi musicali ad essersi occupati di questi due fenomeni socio-psicologici nelle loro canzoni, è possibile prendere in esame il caso specifico dei Blur, la band britannica simbolo degli anni ‘90 e del genere musicale Britpop.
Una band composta dal leader e cantante Damon Albarn, dal chitarrista Graham Coxon, dal bassista Alex James e dal batterista Dave Rowntree.

Blur at Wembley Stadium in 2023. From left to right: Graham Coxon, Damon Albarn, Dave Rowntree and Alex James (foto Wikipedia)
Parlando di temi quali solitudine e introversione ed esaminando la discografia dei Blur, è possibile notare come la tematica della solitudine sia estremamente cara al gruppo. Talmente tanto cara da dedicare ad essa quasi tutto il loro quarto album, uscito nel 1995 ed intitolato The Great Escape (la Grande Fuga), ed un brano all’introversione, Coffee and Tv, uscito nel 1999 e contenuto nel sesto album, il quale è intitolato “13”.
Dei quindici brani che compongono The Great Escape sono ben cinque quelli che affrontano il tema della solitudine, seppur ognuno in contesti e modi differenti: Charmless Man, Fade Away, Ernold Same, Globe Alone e Yuko and Hiro.
Quarta traccia dell’album, Charmless Man racconta di un uomo privo di fascino ed intrappolato in un'esistenza superficiale e materialista che fa buon viso a cattivo gioco. Sebbene la canzone sia pesantemente sarcastica ed ironica, vi è solitudine ed insoddisfazione, come si può ben constatare in He moves in circles of friends who just pretend that they like him, he does the same to them (Lui gira tra cerchie di amici che fingono di gradirlo, e lui fa lo stesso con loro).
Tale condizione, nonostante la maschera indossata, è per il Charmless Man fonte di tristezza e malinconia, per non dire depressione, sfogate nell’alcolismo. Difatti, il personaggio viene introdotto in a crowded room where people go to drink away their gloom (una stanza affollata dove la gente va per annegare la depressione nell’alcol).
Ritratto acuto e pirandelliano della società contemporanea, Charmless Man è la perfetta rappresentazione della logica dominante al giorno d’oggi, quella del the show must go on, secondo la quale le uniche cose che contano per essere accettati sono successo e carisma e, se e quando non si hanno, lo spettacolo deve comunque andare avanti, indossando la maschera dell’impassibilità e della felicità forzata anche quando il mondo sembra crollarci addosso.

Blur, "The Ballad Of Darren" Album Playback Show at Eventim Apollo, Hammersmith, Tuesday 25 July 2023 (foto Wikipedia)
Quinta traccia del disco, Fade Away parla di una coppia i cui membri, seppur vivendo sotto lo stesso tetto, non solo non si considerano, ma anzi si evitano a vicenda. When he’s in, she’s out e When she’s in, he’s out (Quando lui è dentro, lei è fuori e quando lei è dentro, lui è fuori). La solitudine presenta qui un altro aspetto, il quale è anche uno delle cause di tale stato, ovvero l’incomunicabilità. All you ever do is fade away (tutto quello che fai è sparire) si rinfacciano quotidianamente i due innamorati, non considerando che i veri responsabili della loro solitudine sono in realtà loro stessi.
Their birth had been the death of them. It didn’t really bother them (La loro nascita era stata la loro morte, ma, in verità, non li turbava). Quante volte, proprio come i due protagonisti del brano, siamo presi da mille impegni e non troviamo il tempo per chi ci sta intorno, neanche per le persone più intime quali familiari e/o amici, talmente siamo inseriti in un sistema conformista e spersonalizzante sin dalla nascita che ci rende indifferenti agli altri ed a noi stessi persino quando sull’orlo del baratro, sempre più prossimi alla nostra stessa morte come individui?
Undicesima traccia è Ernold Same, la quale narra di un uomo, Ernold Same appunto, vittima della solitudine causata dalla routine. Come in Fade Away, anche qui lo stato del protagonista, il quale si lamenta della sua condizione nonostante egli non faccia nulla per cambiarla, è frutto delle sue azioni.
Schiavo delle sue abitudini, Ernold Same si sveglia dallo stesso sogno, nello stesso letto ed alla stessa ora, solo per poi prendere lo stesso treno, dirigersi allo stesso posto e fare sempre le stesse cose, avendo sempre la stessa sensazione. Today will always be tomorrow canta un rassegnato Damon Albarn, consapevole che oggi sarà sempre domani, e viceversa.
Il brano parla sì di solitudine, ma di una solitudine autoimposta. Quante volte, difatti, scegliamo di percorrere sempre le stesse strade, frequentare sempre le stesse persone e fare sempre le stesse azioni e gli stessi pensieri? Se è vero che la società tecnologica e conformista ha inaridito emotivamente e socialmente gli esseri umani, è altrettanto vero che la reale causa di questo mutamento è l’essere umano e la sua tendenza ad abusare delle risorse a propria disposizione… Insomma, chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

Coxon and Albarn on stage at the Newcastle Academy in June 2009 (foto Wikipedia)
Dodicesimo brano dell’album è Globe Alone che racconta la storia di un uomo che compra praticamente tutto ciò che vede in televisione con la speranza che possedere gli articoli più di tendenza gli faccia guadagnare accettazione e prestigio sociale. Degno di nota è soprattutto il ritornello, il quale esprime perfettamente sino a che punto arrivi l’ossessione del protagonista: And if he doesn't get what he wants, then he gets a headache because he needs it, wants it, almost loves it! (E se non ottiene ciò che vuole, gli viene il mal di testa, perché lui ne ha bisogno, lo vuole, quasi lo ama!).
Brano, questo, tra quelli che descrivono in modo che più preciso ed arguto non si può la società odierna, ovvero una società liquida, del consumo e dell’apparire dove l’accettazione ed il successo sociale sono determinati più dalla ricchezza materiale che da quella spirituale. Tutto ciò ci porta a voler sempre il meglio, almeno materialmente parlando, come l’ultimo modello di telefonino, i vestiti più in voga, l’automobile più accessoriata etc, ma anche a trascurare ciò che veramente è meglio per noi e per il nostro benessere.
In un altro brano, Best Days, il quale non è tuttavia oggetto di analisi, si riflette sul tema della nostalgia dei giorni andati e della felicità, quando sembra si sia ormai detto goodbye to the last train. Alla luce di quanto contenuto nel testo del brano, nel quale si discute se i giorni migliori della nostra esistenza siano quelli ormai passati o quelli presenti, e condividendo il punto di vista di un altro articolo letto, ritengo sia opportuno fermarsi un attimo e chiedersi: Questi sono davvero i migliori giorni della nostra esistenza o stiamo salutando l’ultimo treno per la vera felicità?
Quindicesimo ed ultimo brano di The Great Escape, Yuko and Hiro è l’esatto opposto di Fade Away ed Ernold Same. Avente come protagonista una coppia che lavora per una compagnia giapponese, i due innamorati, Yuko ed Hiro, sono vittime della loro solitudine, la quale è causata da turni di lavoro estenuanti e che rubano tempo alla vita privata. Tale solitudine è risultato e specchio di una società fortemente capitalista dove i sentimenti vengono sacrificati in nome della produttività e del denaro.

Blur live 29/07/2013 in Rome - Rock in Roma (foto Wikipedia)
Per quanto riguarda l’introversione, sono i brani del chitarrista Graham Coxon a dominare. Composta e cantata da lui durante la sua feroce e combattuta lotta contro l’alcolismo, Coffee and TV è un vero e proprio inno a questo preziosissimo, ma troppo spesso sottovalutato, tratto caratteriale, nonché ad uno dei più profondi desideri dell’animo umano: l’accettazione.
Il protagonista, ovvero Coxon stesso, si rifugia in attività semplici come bere caffè e guardare la TV, cercando un sollievo temporaneo dallo stress e dalla pressione. Nonostante ciò, e nonostante la propria introversione e le difficoltà nel socializzare, egli cerca disperatamente connessioni e legami, dichiarando di star quasi per impazzire, come si evince in I’m brainded virtually. Sociability is hard enough for me. Take me away from this big bad world and agree to marry me, so we can start over again (Sono praticamente fuso. Essere socievole è abbastanza difficile per me. Portami via da questo grande mondo malvagio ed accettami, così potremo ricominciare da zero).
Da molti interpretato come ricerca di una relazione sentimentale, il verso agree to marry me del ritornello suona piuttosto come una richiesta di accettazione, di sposare il protagonista accettandolo per ciò che egli è davvero e ricominciare da zero il rapporto, di qualsiasi natura esso sia. D’altra parte, quante volte ci troviamo in un bivio come quello del chitarrista e non sappiamo che strada prendere? Desideriamo qualcuno che ci venga incontro e ci faccia uscire dalla nostra comfort zone e che, al tempo stesso, ci ‘’sposi’’ ed accetti totalmente ciò che siamo davvero.
Solitudine ed introversione sono come due strade che sembrano partire separate, ma il cui percorso e fine ultimo è lo stesso, ovvero quello dell’accettazione sociale e personale. Gli anni ‘90 saranno ormai passati, ma sembra che la società, nonostante la nuova era tecnologica, sia retrocessa, involvendosi socialmente ed umanamente.
In conclusione, si può tranquillamente affermare che, pur progettando la nostra Grande Fuga, o Great Escape, come direbbero i Blur, non ci conosciamo veramente poiché non sappiamo né dove andare né tantomeno quale sia il nostro punto di partenza sociale, umano ed esistenziale.